Perche’ fare una psicoterapia di gruppo?
Il gruppo è il miglior mezzo per operare nella struttura mentale più intima ed arcaica dell’uomo. Ogni persona dalla nascita alla morte, appartiene ad una grande varietà di gruppi, lo studio delle dinamiche che regolano la vita di questi gruppi, quello che gli antropologi chiamano “campo di lavoro”, è il mezzo ideale di osservazione e di lavoro sulle parti disfunzionali di sè.
La psicoterapia di gruppo non è semplicemente una psicoterapia individuale fatta in gruppo, ma una psicoterapia con caratteristiche peculiari, particolarmente utili in alcune specifiche situazioni o fasi di vita.
Prediligiamo indicare una psicoterapia di gruppo quando- come clinici-, riteniamo che il paziente abbia bisogno di lavorare su tematiche che riguardano l’immagine di se stessi al contatto con l’esterno e come questo genera nella persona, una sofferenza. Possiamo immaginare una situazione nella quale la persona soffra enormemente il giudizio esterno sentendosi inadatto e giudicato negativamente, oppure una situazione nella quale nonostante la persona abbia un ottimo rapporto con l’esterno avendo anche buone relazioni sociali, abbia una convinzione di se stessa molto negativa e non riesca a modificarla autocolpevolizzandosi e sentendosi inadeguato e insicuro di sè.
Il lavoro in e attraverso il gruppo permette di vedersi in modo diverso, come se fossimo immersi in una “sala degli specchi” dove il contatto con gli altri guidati da uno psicoterapeuta, permette il confronto con aspetti di sé poco conosciuti e affrontati.
Quali fattori rendono efficace il lavoro in gruppo?
Un grande Psicoterapeuta di Gruppo di nome I. D. Yalom, che da anni ha studiato e lavorato con i gruppi ci aiuta a riassumere in parole semplici cosa rende “terapeutico” un gruppo, ossia cosa permette “la cura “, citiamo alcuni tra i fattori che ha evidenziato nei suoi anni di esperienza clinica di gruppo:
- l’ “Universalità” : il paziente arriva al gruppo generalmente con la convinzione che le sue esperienze e disturbi sono unici e questo aumenta il suo isolamento. La scoperta che tale “unicità” non esiste e che i suoi “strani sintomi” possono essere condivisi ed accettati costituiscono una prerogativa peculiare per la spinta al cambiamento.
- “Somministrazione di informazione” : questo fattore si riferisce a come, grazie ai membri del proprio gruppo, ci sia l’acquisizione di consapevolezza e chiarezza di informazioni circa il proprio funzionamento psicologico.
- “Altruismo”: il fatto di aiutare o essere aiutati dagli altri e il superamento del “Come può uno che ha i miei stessi problemi aiutare me? O può un cieco guidare un altro cieco?” , di fatto consente di fare una esperienza che rinforza la propria stima, permettendo una trasformazione progressiva dei modi che si conoscono per affrontare le difficoltà e che risultano allo stato attuale, poco utili, integrandoli con altri differenti.
- “Ricapitolazione correttiva del gruppo familiare primario”: è quasi una regola che i pazienti che arrivano al gruppo presentano una storia o esperienza più o meno insoddisfacente con il loro primo e più importante gruppo: il gruppo familiare. L’esperienza terapeutica di gruppo può proporre a diversi livelli ed intensità le esperienze primarie con la famiglia. L’interazione con gli altri membri e il terapeuta riattivano e permettono di sperimentare, rivivere, riprodurre, avere una visione e prendere consapevolezza di problemi non risolti nel passato proponendo la possibilità di vedere nuove norme o verificare nuovi modelli di comportamento che nel gruppo che esistono e potrebbero essere più funzionali per la persona.
- “Lo sviluppo di tecniche socializzanti”, frequentemente il gruppo rappresenta per il paziente la prima opportunità di contatto intimo con il prossimo. La situazione terapeutica gruppale promuove un aperto “feed-back” tra i membri che possono rivelare aspetti di inadeguatezza, permettendo però una visione “alternativa” di cosa sarebbe utile per se stessi.
L’esperienza emotiva e un sistematico ridimensionamento della realtà (reality testing) che favoriscono il cambiamento, sono elementi che si presentano più facilmente nel setting gruppale in termini di apprendimento interpersonale.
Quali tipologie di gruppi?
A seconda dell'orientamento teorico del terapeuta esistono gruppi che si basano su un modello psicodinamico, sistemico relazionale e cognitivo comportamentale, ci sono gruppi di psicodramma, di analisi transazionale ecc…oppure gruppi che attingono a vari modelli mettendo insieme tecniche e strumenti diversi. Nei gruppi verbali si esprimono le emozioni tramite la parola, mentre nei non verbali, le emozioni possono essere "agite" e messe in azione tramite role-playing (giochi di ruolo), o come in psicodramma tramite una sorta di "recitazione”.
Al Consultorio Antera è possibile trovare varie tipologie di gruppo in linea con la ricchezza degli approcci differenti dei terapeuti che compongono l’equipe. Ogni gruppo al di là dell’orientamento teorico che lo guida, è strutturato e pensato perseguendo degli obiettivi chiari e concordati con i conduttori-terapeuti.
Per accedere alla terapia di gruppo sono necessari dei colloqui preliminari che hanno lo scopo di valutare reciprocamente se il servizio offerto è compatibile con i bisogni della persona che ne fa richiesta.
Bibliografia:
I.D. Yalom “ Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo”, Ed Bollati Boringhieri.
G. Badolato-M.G. Di Iullo “ Gruppi eterapeutici e gruppi di formazione”, Ed. Bulzoni
AA. VV. Rivista Plexus- on line- Giugno 2017- “Trasformazioni familiari. I cambiamenti delle famiglie, le famiglie nei cambiamenti “