Disturbo ossessivo-compulsivo - Psicologia Psicoterapia - Consultorio Psicologico Antera Roma

Disturbo ossessivo-compulsivo - Psicologia Psicoterapia

Presenza di ossessioni e compulsioni

(secondo criteri del Manuale diagnostico DSM – 5)

Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti vissuti intrusivi (ovvero la persona ha la sensazione che “irrompano da soli” o che siano indipendenti dal flusso di pensieri che li precede), e indesiderati e che causano ansia e disagio marcati. La persona tenta di ignorare o sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè, mettendo in atto una compulsione)

Le compulsioni sono definite da comportamenti ripetitivi (es: lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (pregare, contare etc) che la persona si sente obbligata a metter in atto in risposta ad un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.

Le compulsioni sono volte a prevenire o ridurre l’ansia o il disagio o a prevenire eventi temuti; tuttavia, questi comportamenti non sono collegati in modo realistico a ciò che dovrebbero mitigare o prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.

Le ossessioni o compulsioni causano notevole disagio: fanno consumare tempo (più di un’ora al giorno) o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico) o con le usuali attività o relazioni sociali.

I contenuti delle ossessioni possono essere variabili da persona a persona.

Le Cause e come affrontare il disturbo ossessivo compulsivo

Le cause possono essere multifattoriali e, quindi, riconducibili ad aspetti genetici, neurobiologici e immunologici legati al disturbo.

In primo luogo, è importante comprendere se siamo di fronte ad un fenomeno da considerare patologico o meno. Molte persone hanno delle piccole manie: è un fenomeno più comune di quanto si pensi. Difficilmente se ne parla, per pudore o perché sono parte integrante della quotidianità: sono automatiche, abituali, ovvie. In questi casi non si parla di disturbo.

Può accadere, però, che la situazione assuma delle caratteristiche diverse: la mancata esecuzione di una sequenza rituale provoca un’ansia incontenibile e soltanto completando il rito, obbedendo ad un comando invisibile, si riacquista una certa calma.

Se esiste una preoccupazione eccessiva per cose che vanno al di là della propria possibilità di controllo, se si pensa costantemente a ciò che è successo o potrebbe succedere, se tali pensieri non si fermano nonostante le altre attività quotidiane e si verifica la ripetizione più e più volte delle stesse azioni senza una vera ragione, occorre rivolgersi ad uno specialista.

Anche i familiari che spesso vengono coinvolti loro malgrado in tali rituali devono convincere il loro caro chiedere aiuto a persone competenti. Da soli non si può guarire da tale disturbo e più tempo intercorre tra l’insorgenza dei sintomi e l’inizio della terapia, più vi è il rischio che divenga cronico.

Psicoterapia a supporto dei disturbi ossessivi compulsivi

La consapevolezza della gravità dei sintomi spesso non costituisce un motivo sufficiente affinché la persona si rivolga ad uno specialista. Ritenendo i propri pensieri e i propri comportamenti assurdi, tende a nasconderli agli altri: rivelare il proprio problema può produrre notevole imbarazzo.

Questo causa le condotte di evitamento, cioè il sottrarsi a molte situazioni e in particolar modo quelle che implicano relazioni sociali, fino a giungere ad un vero e proprio isolamento. L’obiettivo primario della psicoterapia è quello di creare un conflitto che possa rompere il circolo ossessivo.

La persona che soffre di ossessioni e compulsioni tende a mettere in atto comportamenti che alimentano il problema; questo tipo di comportamenti sono agiti anche dalle persone vicine.

I tentativi di controllo sui sintomi ossessivo-compulsivi sono destinati ad un sicuro fallimento e questo determina una percezione di sé e del mondo sempre più negativa, con le relative sensazioni di impotenza, di incapacità.

Il controllo non allenta l’ansia, ma anzi l’alimenta, perché interferisce con la capacità di ricordare: diminuisce la fiducia nella propria memoria ed incrementa l’insorgenza del dubbio alimentando un circolo vizioso.

Sebbene alcuni studiosi tendano ad enfatizzare ora il ruolo dei farmaci, ora quello della psicoterapia, appare evidente come sia auspicabile una terapia integrata, che tenga conto dell’unità psico-fisica dell’essere umano, in modo tale da trarre il maggior vantaggio possibile da entrambi gli approcci.