Il discorso interiore
Se parliamo con noi stessi, ad alta voce o nella nostra mente, non siamo pazzi, lo facciamo tutti.
Questo dialogo è continuo ed ha più funzioni. Ci serve per rassicurarci, per chiarirci una situazione, per scaricarci dalla tensione in eccesso e per mille altre cose. Alcune volte può prendere una piega distruttiva ed arrivare ad un vero e proprio rimuginio ossessivo disfunzionale, accusatorio e giudicante verso noi stessi Ovviamente non è casuale il tipo di dialogo interiore che ognuno di noi ha, dipende dalla nostra storia e soprattutto dalle relazioni e dalle frasi che ci hanno accompagnati nella nostra vita. Andiamo ad approfondire questa tematica.
Dialogo interiore: quando può avere conseguenze negative?
La natura di questi pensieri ci influenza in modo significativo. Modifica la visione che abbiamo di noi stessi e quella che presentiamo all’esterno, ed hanno la capacità di farci star male come quella di farci star bene, quindi non vanno sottovalutati.
J.H. Krystal professore a Yale in una ricerca ha evidenziato che il dialogo interiore negativo e persistente indebolisce le strutture neuronali (soprattutto nell’amigdala, rendendo le persone più vulnerabili allo stress.
Come gestire e modulare i nostri pensieri interiori?
Questi pensieri non sono lineari, spesso vanno in contrasto tra loro e possono gettarci nella confusione e/o nell’immobilità. Come gestirli?
Il primo passo è sempre la consapevolezza, saperli riconoscere e comprendere dove ci portano, quanto la loro presenza determina il nostro benessere. Non sono pensieri neutri, che arrivano e spariscono senza conseguenze, la loro tipologia indirizza il nostro modo di stare nel mondo, nelle relazioni e soprattutto con noi stessi. Con degli esempi sarà tutto più chiaro.
Alcuni pensieri sono fissi, sempre uguali, e ogni volta che appaiono ci recano la medesima sensazione. Altri creano una catena di associazioni, es. incontro Paolo per strada e prendiamo un caffè insieme, pago io. Poi mi ricordo che anche l’altra volta ho offerto io e comincia a salire l’ansia di essere sfruttato, come mi diceva sempre papà, di stare attento ed essere furbo…e via dicendo.
Conseguenza di questo tipo di dialogo interiore è un senso di disagio e probabilmente eviterò in futuro di creare un momento conviviale in quanto, per me, ansiogeno e pericoloso.
Quindi il nostro comportamento è influenzato da questo tipo di dialogo, che esiste sempre, in forme diverse, e di cui dobbiamo essere coscienti.
L’ideale è avere un dialogo interiore gentile e comprensivo, che rispecchia quello che vorremmo dagli altri, ma dobbiamo cominciare a farlo noi per primi: essere duri e ipercritici non serve a nulla.
Dialogo interiore comprensivo o aggressivo? Come direzionare la nostra scelta
Facciamo un esempio: ti sei svegliato tardi e non hai svolto un’attività che avevi programmato il giorno prima.
1) Dialogo interiore aggressivo: “Sei debole, indisciplinato, non concluderai mai niente nella vita”. Risultato: un senso di pesantezza e di non valore.
2) Dialogo interiore gentile e comprensivo: “Va bene ho dormito di più, sarò più riposato per svolgere quell’attività”. Risultato: ho energia da utilizzare, mi sento amabile.
Il dialogo interiore gentile è caratterizzato da un atteggiamento di accettazione e incoraggiamento. Questo tipo di dialogo aiuta a mantenere una prospettiva positiva e a superare gli ostacoli in modo costruttivo.
E’ importante capire che dialogo interno utilizziamo, se ci parliamo in maniera aggressiva dobbiamo provare a cambiare il nostro linguaggio con un dialogo più gentile e accettante al fine di proteggere il nostro benessere mentale.
Questa trasformazione richiede consapevolezza ed esercizio, più lo si fa più diventa facile fino a diventare automatico, può diventare un allenamento fondamentale che non va sottovalutato.