CIBO E MENTE
Da numerosi studi scientifici è stata confermata ormai da tempo la stretta interconnessione tra cibo e mente e la loro reciproca interdipendenza. Vediamo quali possano essere le trappole e le risorse celate dietro un atto così comune nella vita di ognuno di noi, come il mangiare.
EMOZIONI NEL PIATTO
Il rapporto cibo-emozioni nasce dalle primissime fasi della vita e mantiene forti valenze psicologiche per tutta l’esistenza. Le emozioni influiscono infatti sulla qualità e quantità di cibo assunto in ogni fase e contesto della nostra vita. Con il termine “fame emotiva” si fa riferimento all’idea che tutte le emozioni, e non solo la rabbia, possano influenzare il comportamento alimentare. Solitamente si osserva come le persone tendano a ricercare cibi più zuccherini e grassi quando sono di cattivo umore. Inoltre, le emozioni negative spingono a preferire continui spuntini piuttosto che un pasto completo, e a evitare la verdura. Sfortunatamente il buon umore non necessariamente ci fa mangiare cibi salutari, ma può metterci nella condizione di vivere il momento del pasto come una “coccola” fatta a noi stessi e ai nostri cari, dedicando ad esempio più tempo alla scelta degli ingredienti da cucinare, mettendo da parte la necessità di sedare velocemente la nostra fame e preparando magari una bella cena.
CATTIVE ABITUDINI
Fate attenzione che il mangiare non diventi una routine automatica: quando le persone sono distratte, come per esempio dalla TV o perché stanno parlando, mangiano molto di più. Quando non siamo concentrati sul cibo, non solo tendiamo a mangiare di più, ma anche a provare meno piacere nel farlo. E' importante prestare attenzione a tutto ciò che si mangia e al modo in cui si mangia. Per esempio si consigliano spesso morsi piccoli e lenti. In questo modo, non solo le persone mangiano di meno e con effetti benefici anche per la digestione, ma trovano anche più piacere nel mangiare.
CIBO COME COMPENSAZIONE
Può essere capitato a chiunque di noi di mangiare con lo scopo più o meno consapevole di andare a modulare i nostri stati emotivi, per tentare di colmare sensazioni di vuoto o placare il proprio dolore, sappiamo bene come le sensazioni piacevoli derivanti dal cibo possano rassicurarci e confortarci. Il problema si viene a creare nel momento in cui questa diventa una modalità ridondante: il cibo da fonte di conforto, diventa anche fonte di senso di colpa, di inadeguatezza, e si caratterizza di quegli aspetti negativi da cui si tenta proprio di rifuggire, creando così un circolo vizioso che ci imprigiona nei meccanismi di ricompensa- insoddisfazione- emozioni negative-ricerca di nuova ricompensa.
CIBO COME CONDIVISIONE
In una situazione sociale come quella attuale, in cui i rapporti umani sono sempre più fittizi e fragili, dove si è continuamente “connessi” attraverso i social networks, ma allo stesso tempo forse più soli che in passato, è bene poter ricreare convivo e socialità. Se pensiamo all'etimologia della parola convivio, “cum vivere”, vivere assieme, ecco come questa ci riporta a questa dimensione di condivisione dei nostri pasti con gli altri. E' fonte di benessere poter condividere il piacere della tavola con le persone a cui vogliamo bene, portando beneficio sia al nostro corpo che alle nostre relazioni sociali. Il pasto può essere visto come occasione d’incontro, mangiare e comunicare sono da sempre inseparabili, dal momento che il cibo non soddisfa solo un bisogno primario, ma risponde anche al bisogno di cura, scambio e affetto.