Giovedì, 05 Aprile 2018 08:03

Cosa significa truccarsi dal punto di vista psicologico

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TRUCCO E PSICHE - Da maschera di insicurezze a strumento di benessere

L'abitudine del truccarsi è sana e indice di una volontà comprensibile di piacersi e piacere agli altri, nascondendo magari qualche piccolo difetto e valorizzando una determinata parte di sé, con l'obiettivo di stare bene con se stessi.

Il trucco sembra essere a tutti gli effetti una vera e propria abitudine soprattutto femminile, anche se in aumento tra il pubblico maschile.  Abbellire o accentuare alcuni tratti del viso è in realtà un'arte che ritroviamo già nell'antico Egitto e in Grecia: il viso veniva arricchito con colori, perlopiù presi dalla natura, per essere abbellito, ma anche per evidenziare la personalità o lo status sociale. Tutto ciò è andato avanti nei secoli fino ad arrivare a noi.

 

TRUCCO: STRUMENTO DI COMUNICAZIONE

Quando ci trucchiamo andiamo a modificare l’aspetto della nostra pelle, organo che rimanda al rapporto tra corpo e psiche, poiché rappresenta una sorta di confine tra mondo interno e mondo esterno. La pelle, quindi, va intesa come una parete che delimita e divide il fuori dal dentro ma, soprattutto, che mette anche in contatto queste due diverse realtà. Attraverso il linguaggio non verbale “gettiamo” informazioni intorno a noi e il truccarsi è una potente forma di comunicazione rivolta non solo a se stessi (“mi piaccio quando mi guardo allo specchio con questo trucco”) ma anche e soprattutto verso gli altri.

Il trucco è comunicazione e non credo sia un caso che le parti che solitamente vengono truccate sono anche quelle più espressive del nostro volto: gli occhi e la bocca, entrambe interessate in modo determinante nei processi di ricezione dal mondo esterno.

 

Il MAKE UP COME IMMAGINE E IDENTITA'

Dietro al modo in cui ci trucchiamo riveliamo noi stessi e la voglia, a volte inconscia, di mostrare agli altri una determinata immagine di noi. Il trucco è quindi inevitabilmente connesso con  la nostra identità psicologica: grazie al make-up valorizziamo non solo l'aspetto fisico, ma anche il nostro mondo interiore, rivelando la nostra personalità e il nostro modo di essere.

Trucco come quindi come necessità di far emergere la propria identità, enfatizzando quegli aspetti di noi che vogliamo rivelare e che ci fanno sentire migliori. In connessione a ciò è importante porre attenzione ai comportamenti estremi: essere completamente trascurato e disinteressato alla cura di sé, può anche essere un sintomo depressivo, così come fare dell'attenzione verso l’estetica una vera e propria ossessione, ricorrendo magari a molti interventi di chirurgia estetica, può celare altri disturbi psicopatologici.

 

IL TRUCCO È INDICE DI INSICUREZZA?

Molte volte si tende ad etichettare le persone che si truccano come insicure, donne che hanno paura di rivelarsi per ciò che sono "senza maschera". In realtà chi si trucca tende a mettere in risalto tratti del proprio viso particolarmente attraenti o che potrebbero diventarlo con il trucco giusto: si sente quindi sicuro del proprio fascino, che desidera evidenziare, mostrando un’apertura verso l'esterno. E' nel momento in cui il make-up diventa eccessivo, tanto da far apparire gli individui ridicoli, che probabilmente si celano dietro delle insicurezze, il bisogno di camuffare il nostro aspetto può essere espressione di una negazione di parti di noi che non accettiamo.


POTERE DI DONNA

Quando utilizziamo il make-up  scegliamo l'immagine che vogliamo dare di noi e che ci fa sentire a nostro agio, in realtà non pensiamo solo a noi stessi, ma anche ai nostri possibili interlocutori, alla persona che ci piace o a quella che speriamo di attrarre, o anche all'immagine di professionalità che vogliamo dare all'interno dei nostri contesti lavorativi. Addentrandoci all'interno di una dimensione prettamente femminile, possiamo affermare come il trucco possa contribuire ad accrescere la consapevolezza del nostro “potere di donna”, uscendo dalla logica, spesso culturalmente molto presente, di essere oggetto del desiderio altrui, per diventare “soggetto attivo del proprio desiderio”: dall'essere semplicemente desiderate, alla scelta di essere desiderabili.

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