Visualizza articoli per tag: Sostegno psicologico e psicoterapia rivolta a bambini e adolescenti

Disturbi del comportamento alimentare del bambino

In una società dove l’aspetto diventa sempre più importante, si sta abbassando sempre di più l'età media in cui si manifestano i primi sintomi legati ai disturbi alimentari, primo campanello d’allarme.

La cultura predominante sembra spingerci in questa direzione, ma il corpo non è tutto e quando lo sguardo dell’altro diventa uno specchio deforme dobbiamo stare attenti all’impatto che le immagini di bellezza e perfezione possono avere sulla crescita individuale.

Nell’era 4.0 sono le immagini a comunicare, più delle parole, il che lascia presupporre che si dia più rilevanza all’involucro che al suo contenuto e questo oltre ad essere impensabile è anche pericoloso.

Ecco qui qualche dato: ogni anno si registrano 8.500 nuovi casi di persone che si sono ammalate di un disturbo alimentare e ad ammalarsi sono soprattutto le donne, con un’incidenza del 95%. Secondo gli esperti inoltre, anoressia e bulimiahanno un esordio prevalentemente adolescenziale. Altri disturbi, come ad esempio il Binge-Eating (detto anche Bed – acronimo dell’inglese Binge Eating Disorder, Disturbo da alimentazione incontrollata) caratterizzato da abbuffate che ricorrono ciclicamente, possono avere una comparsa più tardiva.

Il più diffuso, tra i disturbi alimentari nei bambini, è il comportamento selettivo, Arfid (disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo) per cui i bambini mangiano solo alcune tipologie di cibi, escludendo tutte le altre. La scelta viene fatta in modo abbastanza casuale, per categorie che possono essere il colore o il tipo di consistenza: ci sono bambini che mangiano solo cibi bianchi, altri che mangiano solo cibi semi-solidi come frullati o pappine, altri ancora, per esempio, solo pasta al pomodoro e hamburger. Immediatamente dopo abbiamo la neofobia, cioè la paura dei cibi nuovi.

 

Difficoltà transitorie o disturbi alimentari?

Attenzione, se vostro figlio/a fa qualcosa di simile a quanto descritto sopra non significa che soffre di certo di un disturbo alimentare.

E' importante prestare attenzione al comportamento alimentare dei bambini, ma senza entrare subito in allarme, se ci sono delle “anomalie” cercate di comprenderne le cause, tanto più che gli esperti ritengono che fino ai 4/5 anni alcune di queste difficoltà con il cibo possono essere ritenute normali, la linea di confine tra normalità e disturbo può essere molto sottile: se un bimbo, che ha superato i 4/5 anni è semplicemente un po’ schizzinoso, magari protesterà anche in modo energico all’introduzione della nuova pietanza, ma accetterà di assaggiare e mangiare un cibo nuovo. Un bambino con disturbo selettivo, invece, molto difficilmente mangerà qualcosa di diverso: piuttosto andrà a letto senza cena.

Come nell’adolescente, anche nel bambino il disturbo alimentare può essere il sintomo di uno stato di disagio, che può avere varie cause: può esserci stato un lutto importante, oppure l’arrivo di un fratellino vissuto in modo molto complicato, delle difficoltà emotive e relazionali, tutti aspetti che si traducono concretamente in difficoltà nella relazione con il cibo.

 

Cibo è relazione: rischi e opportunità

Il cibo non è solo nutrizione, ma anche relazione. Se dall’alimentazione si toglie l’aspetto relazionale, è possibile che l’alimentazione stessa diventi un ambito di tensione.

Un altro segnale potrebbe essere il rifiuto del bambino a partecipare a occasioni sociali – feste di compleanno degli amici, cene di classe – che lo mettono in difficoltà perché si rende conto di avere con il cibo un rapporto diverso rispetto a quello dei coetanei.

Allo stesso tempo però c’è anche poca attenzione generale all’alimentazione dei bambini. Non solo si sta poco attenti alla qualità di quanto gli si propone, con il cibo spazzatura che impazza anche tra i più piccoli, ma gli stili di vita degli adulti, sempre molto impegnati fuori casa, fanno sì che spesso i bambini mangino da soli e questo di certo non può essere un beneficio per nessuno, tanto meno per un bimbo.

Occorre restituire all’alimentazione l’importanza che ha, sia rispetto alla scelta e alla preparazione degli alimenti, sia rispetto al suo ruolo relazionale.

 

Importanza della prevenzione dei disturbi alimentari nell'infanzia

Poiché si tratta di disturbi complessi, con origine multifattoriale, non esistono rimedi semplici e provati al 100% per la loro prevenzione, ci sono però degli atteggiamenti che possono aiutare molto:

Ad esempio:

  • Coinvolgete il bambino nella preparazione del pasto e della tavola;
  • Cercate di condividere il menù con tutta la famiglia, alternando alimenti accettati e alimenti “evitati” (che non devono essere però eliminati del tutto);
  • Orari e spazi del pasto devono essere definiti (è preferibile che il bambino non mangi in salotto davanti alla TV, mentre mamma e papà sono in cucina);
  • Abbiate un atteggiamento accogliente, comprendendo le difficoltà di vostro figlio;
  • La tv dovrebbe essere spenta, il pranzo o la cena sono momenti dediti al convivio, alla relazione.

 

Ritrovate il piacere della spontaneità e della cura, che si parli di cibo e/o relazioni … “Provate ad essere come bambini. Non fate le cose perché sono assolutamente necessarie, ma liberamente e per amore. Tutte le regole a quel punto diverranno una specie di gioco.” (Thomas Merton)”

 

Il Consultorio Antera Onlus può offrire un supporto specializzato alle famiglie che vivono delle difficoltà con i lori figli legate al cibo, valutando per ogni situazione la specificità di un intervento che possa essere supportivo. Se desideri maggiori informazioni o avere un confronto con un nostro Psicologo Infantile sulla tematica contattaci, saremo lieti di risponderti il prima possibile.

Bambini e uso della tecnologia: imparare a muoversi fra opportunità e rischi

Negli ultimi anni, l’avanzare della tecnologia ha avuto una diffusione così rapida da sfuggirci di mano, ma al contempo, ha dato la possibilità di porsi delle domande e riscoprire vecchi mondi che erano stati quasi dimenticati. Senza tediarvi con numeri e statistiche, né tantomeno scegliere la definizione migliore tra nativi digitali (Prensky 2001) o net generation (Tapscott 1999), vogliamo riflettere sui cambiamenti che si sono registrati nel corso degli anni e che coinvolgono il modo di pensare, di apprendere, di percepire l’identità dei vostri figli e di conseguenza le relazioni con gli adulti.

 

Come mai i bambini piccoli sono così attratti dai tablet?

Partiamo dalle origini: ogni bambino possiede in maniera innata, la capacità di apprendere attraverso l’esperienza, questa capacità si chiama rappresentazione enattiva o operativa, così definita dallo psicologo cognitivista Jerome Bruner; questa abilità importantissima nelle prime esperienze, viene via via sostenuta con la crescita, dalla possibilità di sfruttare le immagini e successivamente il linguaggio, ad altre modalità rappresentative simboliche. La modalità rappresentativa, è quella che i bambini utilizzano nei loro primi tentativi di esplorazione del mondo, che avvengono principalmente a livello tattile: essendo questa, la modalità di interazione prediletta delle tecnologie touch screen, anche i bambini di pochi mesi ne sono attratti. Inoltre, gli stimoli luminosi, i colori vivaci e i suoni sono attrattive comuni con molti dei giocattoli che i bambini a questa età usano, ed è per questo che riscuotono un così grande successo.

 

Cosa succede da un punto di vista cognitivo ad un bambino quando è esposto al display tattile a lungo?

 Mentre psichiatri infantili come Serge Tisseron coniano la regola del 3,6,9,12 che suggerisce nessun schermo digitale fino ai tre anni compiuti, nessuna console di videogiochi fino ai sei anni, nessun accesso ad Internet prima dei nove e accesso libero alla rete solo dopo i 12 anni, c’è chi mantiene un atteggiamento più neutrale.
Il prof. Giuseppe Riva (docente di psicologia dei nuovi media presso l’Università Cattolica di Milano) , ha evidenziato alcuni pro e contro dell’utilizzo dei nuovi dispositivi touch screen da parte dei più piccoli, affermando che: se da un lato migliora il processo di coordinamento dei movimenti e velocizza il processo decisionale, dall’altro l’utilizzo intuitivo di tali dispositivi riduce la capacità di mantenere l’attenzione su un compito a lungo.

Inoltre Riva afferma che, il multitasking (tipico di questi strumenti) richiede un uso distribuito dell’attenzione, che potrebbe in qualche modo penalizzare lo sviluppo delle abilità di attenzione sostenuta e delle capacità attentive in generale, anche se, la stessa caratteristica, sembrerebbe stimolare le abilità di integrazione cognitiva e l’elevata intuitività, fornire un’importante motivazione e un rinforzo all’utilizzo.

Gli aspetti caratteristici dei “nativi di digitali”, sembrano essere una maggior capacità di acquisire informazioni, e quella di sviluppare processi di pensiero differenti, per via della possibilità di essere sempre connessi alla rete.

Di contro però, tali aspetti comportano un maggior rischio di “dipendenza” dalla rete stessa, in quanto senza di essa non si è mai allenata la capacità di recuperare informazioni; inoltre, è vero che i nativi digitali, posseggono un numero di informazioni estremamente maggiore rispetto ai bambini di qualche anno fa, ma accumulano molte lacune rispetto alle informazioni stesse, minando in questo modo le loro future competenze di base.

Altri studi di carattere neuropsicologico, sembrano evidenziare come l’uso di strumenti informatici attivino aree cerebrali diverse, rispetto a quelle sollecitate da altre esperienze sensomotorie, pertanto è fondamentale che vengano sollecitate entrambe.

 

Come comportarsi con i propri figli?

Per un bambino, la percezione è lo strumento con cui corpo e mondo esterno entrano in contatto, dando inizio all’opera di co-costruzione della mente, quindi, il contesto diventa di primaria importanza rispetto alla gamma di esperienze a cui il bambino può accedere, e chi ha il compito di selezionare il contesto? Voi.

Se il contesto che fornite è dato solo da supporti informatici, sicuramente i bambini diventeranno abilissimi nel riconoscere le immagini del desktop, le icone delle applicazioni e il loro funzionamento, ma avranno delle carenze in altro.

Attività di manipolazione con materiali quali plastilina, pongo, tempere a dita, costruzioni o giochi fisici come il pallone, il parco, sono molto importanti per permettere al bambino di sviluppare il proprio schema corporeo e affinare la coordinazione oculo manuale. Per i bambini, così come per gli adulti (anche se tanti lo hanno scordato) è fondamentale fare esperienze che coinvolgano i cinque sensi, e lo è ancor di più dare rilievo ai giochi esperienziali che consentono di percepire il proprio corpo nello spazio. Una difficoltà motoria, infatti, influenza sia lo sviluppo del linguaggio sia le attività di lettura e scrittura.

Purtroppo la letteratura scientifica sta iniziando a trovare delle evidenze sempre più forti del fatto che l’aumento smodato di disturbi dell’apprendimento dei piccoli di oggi possa avere una correlazione con queste difficoltà. Un uso regolamentato e consapevole del tablet può essere utile, a patto però che venga affiancato ad altre attività, come la lettura, il gioco libero, i giochi immaginativi, le attività creative e via dicendo. Non dimenticate infatti che, mentre per gli adulti tablet, smartphone sono l’ultima evoluzione di un progresso tecnologico portato avanti negli anni, per i bambini che nascono oggi si tratta di oggetti di uso comune, la cui quotidianità deve essere ancora completamente costruita. Non è un bene considerare questi strumenti una baby sitter ma occorre considerarli come un mezzo, e non un fine, di condivisione ed esperienza con i propri figli.

 

Suggerimenti per un uso corretto e funzionale della tecnologia da parte dei bambini

E importante prestare attenzione alla scelta delle app che scaricate per i vostri figli, chiedetevi se sono adatte alla sua età e alla sua persona (lo stesso vale per i programmi tv); date un’occhiata ai contenuti, al contesto (ovvero per quanto tempo, con quale frequenza e con quali modalità mio figlio utilizza il tablet o guarda la tv? Lo sostituisce a tutto il resto?).

Stabilite delle regole, per voi e per loro e soprattutto non dimenticate che siete il loro esempio, la loro guida, e come dice Marie von Ebner-Eschenbach:

I bambini danno molta più importanza a ciò che i genitori fanno, piuttosto che a ciò che essi dicono”.

E allora, quando sembra che non ascoltino le vostre parole, prendete il loro viso tra le mani, guardateli intensamente, spiegate loro quello che non hanno voluto udire e accompagnateli nel tortuoso mondo del saper fare.

 

Bambini e smartphone: quando lo psicologo può aiutare?

Il Consultorio Antera Onlus  può offrire un supporto specializzato alle famiglie che vivono delle difficoltà con i lori figli legate all’uso della tecnologia, valutando per ogni situazione la specificità di un intervento che possa essere supportivo. Se desideri maggiori informazioni o avere un confronto sulla tematica contattaci, saremo lieti di risponderti il prima possibile.

 

Bibliografia:

  • “Cosa ci ha rubato la tecnologia?”, articolo apparso su La mente è meravigliosa il 28 ottobre 2015
  • Endangered Minds: Why Children Don’t Think—and What We Can Do About It; M.Healy J. 1999
  • Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi ; Mazzucchelli C; pubblicato da Delos Digital nella collana Techovisions.
  • “Infanzia, media e nuove tecnologie: strumenti, paure e certezze” di Pira, Marrali, ed. Franco Angeli (2007).
  • MEDIA EDUCATION – Studi, ricerche, buone pratiche © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.a.ISSN 2038-3002 –Vol. 7, n. 2, anno 2016.
  • Proust e il calamaro. Storia del cervello che legge;Wolf M; 2009.

Capire ed aiutare i bambini durante la quarantena a casa: intervista alla maestra Maria Laura, insegnante della scuola dell'infanzia

In questo tempo abbiamo avuto accesso ad una incredibile mole di contenuti che “suggerivano” ai genitori come stare in relazione con i propri figli in quarantena, come occupare il tempo , quali attività portare avanti etc…, oggi però noi vogliamo riflettere su quanto accaduto e cosa accade ora, nella “fase tre”, nella mente dei bambini, quali pensieri li attraversano e cosa è successo dentro di loro.

Vogliamo proporvi una cosa diversa dal consueto articolo, abbiamo pensato di mettere in luce un punto di vista di chi sta con i bambini molte ore al giorno e che in questo periodo di quarantena non ha smesso mai di farlo anche se “ in modalità virtuale”: abbiamo così chiesto un'opinione ad una insegnante della scuola d’infanzia che da sempre è in prima linea vicino ai bambini e alle loro famiglie, volendo così approfondire la fascia di età  3-5 anni.

Sembra essere stato molto complesso fare una scuola da casa.

Come è stato possibile organizzare questi due spazi condensandoli in uno e spesso delegando ai genitori la funzione di insegnante?

 

Maestra Laura, come hanno vissuto i bambini questo periodo della quarantena secondo quanto ha potuto osservare nella relazione a distanza con i suoi piccoli alunni?

Come hanno approcciato i bambini la didattica a distanza?  Quali le maggiori difficoltà?

La didattica a distanza soprattutto per le fasce di età 3-5 e 6-8 è stata abbastanza fallimentare, i bambini i primi giorni hanno risposto ai video inviati, hanno eseguito le schede o i lavoretti proposti, poi tutto è andato scemando. Ovvio, perché molte attività soprattutto per queste fasce di età richiedono lo stare insieme, il confronto, il lavorare in piccoli gruppi, arrivare all'esito finale del lavoro anche attraverso il gioco, tutte cose che a casa non si hanno. Non solo, ma non tutti hanno gli strumenti adeguati, e chi li ha non sempre era capace di usarli per la didattica a distanza. Non c’è scuola a questa età senza potersi parlare e guardarsi negli occhi, senza potersi esprimere ed esternare le proprie emozioni.

 

Ci sono stati dei cambiamenti nella relazione tra l’insegnante e il bambino?

I bambini cercano ed hanno cercato molto le insegnanti, ma soprattutto i loro amici, ci dicono esplicitamente: ”mi mancano i miei compagni”, mancano loro tutti , anche quelli con cui di solito bisticciano, perché nel bisogno di sperimentare le relazioni tra i pari, si sono sentiti intrappolati in qualcosa di innaturale che ha fatto sperimentare loro un grande senso di frustrazione che è cresciuto nel tempo.

 

Tra la famiglia e gli insegnanti? Come è cambiata la comunicazione?

Sicuramente per la scuola dell’infanzia la comunicazione non è stata delle migliori: telefonate, messaggi e mail con i genitori e sappiamo bene, che senza un rapporto diretto vis a vis,  spesso si creano fraintendimenti. Rabbia a ragion dovuta, perché sia i genitori, sia gli insegnanti si sono sentiti catapultati in un mondo non loro. Da una parte i genitori a fare didattica, una didattica che ha creato tanto stress, soprattutto ai piccoli che non riuscivano ad identificare nel genitore un insegnante, dall'altra gli insegnanti  “veri” deprivati anche loro degli strumenti didattici costituiti dal rapporto faccia a faccia, “ fisico”, fatto di abbracci e coccole con i piccoli, sostituiti dalle parole attraverso un video, oppure dall'invio  di  semplici schede. Tutto questo è risultato per noi insegnanti molto complesso e demotivante.

 

Quali sono gli elementi che nella mente dei bambini si sono modificati a seguito di questa esperienza?

Nella mente dei bambini soprattutto è cambiato il modo di relazionarsi, sembra che anche loro siano stati influenzati “dalla paura del contagio”, quando esternamente mi è capitato di osservali a distanza, ho notato che spesso  nel momento in cui si trovano vicini si osservano e non si vanno  incontro  spontaneamente, come accadeva prima, questo non fa proprio parte della natura dei bambini, inoltre mina la loro creatività.

 

Cosa è mancato maggiormente ai bambini dello spazio scolastico?

Dello spazio scolastico sono mancati maggiormente i loro “angoli di gioco”, ben strutturati, ma anche la possibilità del gioco libero con quei giochi che sono sempre più belli di quelli che hanno a casa, proprio perché li vivono con gli altri amici. E' mancato loro anche lo spazio del giardino per giocare insieme ai compagni.

 

Questa esperienza cosa ci ha fatto capire maggiormente dei bambini?

Questa esperienza ci ha fatto capire l’importanza e la bellezza della scuola e quanto è necessario investire nelle risorse umane e concrete della vita scolastica. I bambini hanno diritto al loro spazio, ad ambienti belli, sani, spaziosi, dove attraverso materiali, scoperte, gioco possono fare le loro conquiste che poi li porteranno a crescere. Investire nella scuola è rendere i bambini più autonomi, più sicuri e, più felici.

 

Quali segni ha lasciato la quarantena sulla mente dei bambini

Da questo confronto possiamo evincere come sia stato davvero difficile per i bambini comprendere ed affrontare questo isolamento e come la prima agenzia sociale-educativa quale è la scuola sia stata impossibilitata a svolgere pienamente il suo compito. I bambini portano dentro di loro il segno di questa confusione della dimensione alterata del tempo, della mancanza di relazione e di contatto e un arresto rispetto alla concreta possibilità di promuovere un apprendimento che si potenzia nel contatto diretto con le insegnanti e i compagni.

Reazioni di rabbia, di instabilità emotiva, di chiusura verso l’esterno possono essere “fisiologiche”, ma  possono seriamente mettere in difficoltà il bimbo e la sua famiglia, per questo la nostra associazione rimane disponibile ad offrire uno spazio di consulenza che  è possibile effettuare anche on-line.

Spesso chiedere aiuto per il proprio figlio in un momento così delicato e incerto può essere determinante in termini di qualità della vita familiare.

 

 

Il Consultorio Antera Onlus organizza un incontro informativo su “Educazione Alimentare Familiare”, uno spazio di riflessione sugli stili di vita, l’alimentazione ed il consumo consapevole, per migliorare le abitudini alimentari di tutti i membri del nucleo familiare ed in particoolare di bambini e adolescenti.

L’incontro informativo è gratuito ed avrà luogo sabato 20 gennaio 2018, ore 10.30/12.30, presso la sede di Fiumicino del Consultorio in via Carlo Fecia di Cossato 71.

Per partecipare è necessaria l’iscrizione. L’incontro si terrà raggiunto un numero minimo di partecipanti.

Per info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Tel. 06.45 425 425 – 320.87 55 641

Presso la Libreria Matrioska di Fiumicino i professionisti del Consultorio Antera Onlus offrono uno spazio di incontro gratuito venerdi 24 novembre rivolto a tutti i genitori che desiderano supportare i propri figli nello svolgimento dei compiti a casa. Verranno condivisi strumenti e suggerite tecniche efficaci per agevolare l'apprendimento e l'organizzazione del lavoro scolastico. 

Si apre un nuovo anno scolastico e milioni di alunni si trovano in questi giorni di fronte ai cancelli  spalancati verso il fatidico primo giorno di scuola. Molto spesso i più preoccupati sembrano essere proprio i genitori che vediamo lì accanto a loro, o poco distanti o a tormentarsi andando a lavoro, “aggiustando” la distanza a seconda dell'età dei figli. Le ansie, le aspettative, i dubbi e i buoni propositi sembrano accomunare, con piccole differenze, un po' tutte le mamme e i papà, è importante poterli accompagnare in questo nuovo inizio, modulando le proprie ansie e i propri timori, accogliendo i loro possibili e comprensibili turbamenti delle prime settimane e partendo da subito col piede giusto.

 

METTERSI NEI PANNI DEI PROPRI FIGLI, MA...

E' importante dare spazio in famiglia alla tematica “ritorno a scuola”, dandogli il giusto rilievo, soprattutto nei passaggi da un ciclo scolastico all'altro, facendo attenzione a non sminuire l'evento, ma neanche dando la percezione di un momento dai “contorni apocalittici”. Può essere utile provare a vedere con i loro occhi, condividendo quelli che sono stati i timori e le emozioni dei genitori quando a loro volta si son trovati a fronteggiare l'inizio della scuola, favorendo una comunicazione più aperta a livello emotivo. Attenzione però a non caricare eccessivamente i bambini e i ragazzi delle proprie preoccupazioni, comunicandole in primis all'altro genitore con cui fare squadra: i figli non dovranno preoccuparsi di rassicurare mamma e papà, ma solo di essere rassicurati.

 

AUTONOMIA VERSO I FIGLI

Sapersi destreggiare fra la protezione verso i propri figli e la spinta all'autonomia non è sempre facile, ma la scuola offre un'ottima opportunità per farli sperimentare a diversi livelli: dall'organizzazione del materiale scolastico, alla pianificazione dei compiti a casa, senza dimenticare la socializzazione. Resistere ad esempio alla tentazione di preparare ai più piccoli della primaria lo zaino e farli partecipare attivamente fin dai primi giorni li abitua ad una maggiore responsabilità e li rassicura sul “sentirsi pronti”, quando quello zaino lo riapriranno in classe l'indomani. Per quanto riguarda l'annosa questione del diario da controllare: che sia cartaceo o elettronico poco importa, è fondamentale a qualsiasi età  che l'alunno sia parte attiva nel sapere cosa gli è stato assegnato, meglio che gli sfugga di fare qualcosa di cui però si è interessato, piuttosto che i compiti a casa siano dominio esclusivo delle chat dei genitori. 

 

FARE RETE TRA RAGAZZI

Nell'epoca dei social network è fondamentale non dimenticare l'importanza per gli alunni del fare rete su un piano più reale che virtuale. Può essere di aiuto avere ad esempio la possibilità di condividere con alcuni vecchi compagni di classe il passaggio da un ciclo scolastico all'altro, senza che però diventi un “imperativo categorico” se non vi è la possibilità di farlo, stimolando sempre la curiosità verso i nuovi compagni da conoscere e con cui potersi frequentare anche dopo scuola. Utile anche incoraggiare il poter studiare insieme, in due o in piccoli gruppi, favorendo un apprendimento fra pari, dando loro la possibilità di organizzarsi e negoziare delle regole condivise. Sarà molto più prezioso imparare a fare questo, piuttosto che apprendere una nozione in più aiutati da un adulto. 

 

SCUOLA-FAMIGLIA: NO SCONTRO, MA CONFRONTO

I rapporti fra scuola e famiglia non sono sempre facili, a livello culturale si ha l'impressione di essere passati da un'indiscussa fede negli insegnanti e nel riconoscimento pieno del loro ruolo, ad una attuale continua messa in discussione del loro operato. Anche su questo l'arduo compito dei genitori è trovare l'equilibrio fra monitorare sempre con attenzione la vita in classe dei figli e non andare a intaccare l'autorità degli insegnanti, squalificando quanto fanno, soprattutto in modo esplicito di fronte a bambini e ragazzi. Poter avere un buon filo comunicativo con il corpo docente non è sempre di facile realizzazione, ma è davvero importante, ricordando sempre che costruire un'alleanza con gli insegnanti, un'alleanza fra adulti, favorisce di gran lunga il percorso di crescita dei propri figli.

 

 

 

 

 

 

 

Siamo lieti di invitartvi all'iniziativa gratuita "DAI CAPRICCI AI CONFLITTI" che si inserisce nel ciclo di incontri sul benessere psicologico. L'incontro promosso in collaborazione con la libreria ARCOBALIBRI a Roma è rivolto ai genitori ed ha l'obiettivo di condividere strategie efficaci per affrontare i conflitti con i figli al fine di migliorare la qualità della vita relazionale.

sabato 7 maggio  2016 ore 16.00

presso la Libreria Arcobalibri Via Pannonia n. 38/40, Roma

 

INGRESSO LIBERO 

 

Per informazioni:

  • Consultorio Antera Associazione ONLUS Roma 06.45.42.54.25 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Libreria Arcobalibri Roma 06.45.54.81.00 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

E' possibile scaricare la brochure descrittiva 

Il Consultorio Antera Onlus e il Centro Clinico Arianna sono due diverse realtà da tempo attive nella promozione di progetti di prevenzione e promozione del benessere psicologico, e collaborano negli interventi personalizzati in favore di bambini/e e ragazzi/e con DSA o con problematiche relazionali e disagio psico sociale.

Il seminario proposto si rivolge agli psicologi interessati a lavorare in quest’ambito ed è finalizzato ad approfondire le caratteristiche della figura del Tutor: ambiti di intervento e possibilità occupazionali, abilità e conoscenze richieste, percorsi formativi utili ad operare in tale campo con competenza e professionalità, specificità del sapere e dell’agire dello psicologo in relazione al ruolo di altre figure professionali.

E' stato richiesto il Patrocinio dell'Ordine degli Psicologi del Lazio

 

 

IL DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING DISORDER, BED)

Il disturbo si caratterizza per la presenza di “abbuffate” non accompagnate, a differenza della bulimia nervosa, da strategie finalizzate a compensare l’ingestione del cibo assunto in eccesso. Le persone che soffrono di tale patologia assumono, in un tempo limitato, quantità di cibo esagerate, con la sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare, accompagnata da senso di colpa e pensieri negativi. Queste situazioni si ripetono più volte la settimana anche in momenti in cui non si ha una sensazione fisica di fame. A differenza dalla bulimia non si riscontra il circolo vizioso tra i tentativi di restrizione, l’abbuffata e i comportamenti compensatori. Il nucleo problematico sembra consistere in una difficoltà a controllare l’impulso ad alimentarsi. Il disturbo da alimentazione incontrollata è correlato all’obesità anche se tale caratteristica non è necessaria per la diagnosi del disturbo, che comunque è presente in circa il 30% circa dei casi di soggetti obesi che richiedono una cura per la loro situazione e nel 2-3% di tutti i soggetti obesi. E’ frequente la presenza di un quadro psicologico problematico caratterizzato dalla depressione, dall’insoddisfazione corporea e da un comportamento alimentare variamente disturbato

 

CARATTERISTICHE DEL DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali definisce il Disturbo d’alimentazione incontrollata (in inglese Binge Eating Disorder, abbreviato spesso in BED) attraverso i seguenti criteri:

  1. Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un’abbuffata compulsiva è definita da due caratteristiche fondamentali:
  2. Mangiare in un periodo di tempo circoscritto una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone consumerebbe nelle stesso periodo di tempo in circostanze simili;
  3. Sensazione di perdita di controllo sull’assunzione di cibo: per esempio sentire di non potere smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando.
  4. Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti criteri:
    • Mangiare molto più rapidamente del normale;
    • Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;
    • Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame;
    • Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per la quantità di cibo ingerita;
    • Provare disgusto di sé, depressione, o intenso senso di colpa dopo aver mangiato troppo.
  5. Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio.
  6. Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per almeno sei mesi.

Contatta lo Psicologo Consultorio Antera

Per richiedere un primo incontro gratuito è sufficiente telefonare al 320.87.55.641 (anche via SMS o tramite WhatsApp) – o inviarci un messaggio tramite l'apposita area contattaci

Per comunicazioni di tipo diverso, non relative ad informazioni sui servizi, utilizzate l'indirizzo e-mail segreteria@consultorioantera.it

Consulenza Tecnica di Parte (CTP) Psicologica, Neuropsichiatrica Infantile, Psichiatrica e Giuridica

Il Consultorio Antera Onlus mette a disposizione dell'utenza anche una rete di professionisti esperti che si occupano di Consulenze Tecniche di Parte in ambito giuridico e peritale. Contattateci per qualsiasi ulteriore informazione.

Iscriviti alla nostra newsletter

Per tutti gli iscritti alla nostra newsletter, sono disponibili in esclusiva i nostri articoli ed e-book, pubblicati periodicamente con l’obiettivo di contribuire alla divulgazione qualitativa della professione. Trattano di argomenti di interesse comune, inerenti il benessere psicologico o le problematiche più diffuse: prendendo spunto dalla letteratura scientifica e dalla esperienza clinica, cercheranno di rispondere alle domande più frequenti e di far emergere nuovi spunti di riflessione.

Sono risorse che l'Associazione di promozione sociale Consultorio Antera mettere a disposizione in maniera del tutto gratuita per chiunque abbia curiosità e interesse relativi allo specifico tema di volta in volta trattato.

compila il form seguente per ricevere la nostra newsletter e i nostri ebook gratuitamente.

I agree with the Privacy e Termini di Utilizzo