Il GHOSTING è la pratica di interrompere in modo brusco ogni tipo di contatto con una persona con cui precedentemente si intratteneva una relazione, amorosa o amicale, senza dare spiegazioni e sfuggendo a qualsiasi tentativo di contatto.
Questo fenomeno si caratterizza quindi per l’assenza di chiamate, messaggi, contatti sui social, fino addirittura al blocco dell’account altrui per rendersi irreperibile. Ciò avviene in maniera improvvisa, senza dare alcuna spiegazione, che non verrà fornita nemmeno qualora fosse richiesta.
Il Ghoster non fornisce alcuna spiegazione per questa improvvisa sparizione lasciando così, l’altra persona a vivere profondi vissuti di abbandono.
Il Ghoster non riesce a sintonizzarsi con il possibile dolore dell’altra persona poiché è centrato solo su se stesso/a; chi “ghosta” (verbo coniato nella lingua italiana proprio a partire dal termine GHOSTING), cerca di mantenere la facciata della persona buona, non riuscendo ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Chi viene lasciato/a in questo modo vive reazioni emotive contrastanti ed ambivalenti quali:
La psicologa Jennice Vilhauer spiega che le persone “ghostano” perché è il modo più facile di chiudere una relazione evitando di dover dare spiegazioni ed affrontare conversazioni difficili (la preoccupazione di chi fa GHOSTING è principalmente rivolta a evitare il disagio emotivo che scaturirebbe da una eventuale richiesta di confronto).
La psicologa Theresa E. Di Donato, elenca quattro motivi principali per cui le persone “ghostano”:
1) Convenienza (è facile e veloce);
2) Perdita d’interesse (si ricorre al GHOSTING per evitare di ferire l’altra persona rivelando di non essere più interessati a frequentarla);
3) Interazioni indesiderate (l’altra persona ha detto o fatto qualcosa che ha provocato una repulsione verso di lei da non volerne più avere a che fare);
4) Sicurezza (ci si rende conto di essere in una relazione con una persona con la quale non ci si sente a proprio agio e per questo si decide di sparire senza lasciare traccia).
Il Consultorio Antera accoglie e offre un aiuto specifico alle persone che vogliono intraprendere un percorso sulle difficoltà legate al ghosting e alla Dipendenza Affettiva, attraverso psicologi e psicoterapeuti esperti nella gestione di tali dinamiche.
Seguiteci sui nostri canali social per avere preziosi spunti di riflessione e tutti gli aggiornamenti sulle iniziative legate a queste tematiche:
facebook.com/consultorioanterapagine Instagram: consultorio_antera_aps e l_altra_meta_del_letto
Riparte il corso base di training autogeno a Roma.
Il training autogeno è una tecnica di rilassamento mentale sviluppata negli anni '30 dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz. Consiste in una serie di esercizi di concentrazione e immaginazione guidati, finalizzati a raggiungere uno stato di rilassamento profondo e una maggiore consapevolezza di se stessi. Il training autogeno viene spesso utilizzato per trattare disturbi d'ansia, insonnia e stress.
Il training autogeno può essere utile per una vasta gamma di individui, in particolare per coloro che soffrono di stress, ansia, insonnia, dolore cronico e altri disturbi del benessere mentale. Inoltre, può essere utile per migliorare la concentrazione, la memoria, la performance sportiva e la gestione delle emozioni. In generale, può essere utile per chiunque voglia apprendere tecniche per il rilassamento e la gestione del proprio benessere mentale e fisico."
Un bisogno essenziale per lo sviluppo dell’essere umano è quello di creare relazioni interpersonali significative, come insegna lo psicologo Jhon Bowlby il legame di attaccamento ha origini biologiche. La ricerca di vicinanza, intimità e sostegno emotivo è una caratteristica che manteniamo tutta la vita. La nostra identità personale è fortemente legata alle relazioni con gli altri, e in questo senso il rapporto di coppia ha un ruolo fondamentale.
Come sosteneva anche Eric Berne, l’essere umano ha una spinta alla relazionalità, perché ha bisogno di ricevere carezze, cioè qualsiasi tipo di azione che implica il riconoscimento da parte dell’altro.
A volte non è semplice intraprendere un rapporto nella realtà e allora il mondo virtuale può diventare il luogo dove trovare qualcosa che ci manca, un legame affettivo con una persona che, seppur virtualmente, sia presente, ci dia attenzioni e ci riconosca.
Il rapido sviluppo del mondo digitale ha cambiato l’aspetto relazionale e sociale del contatto umano, consentendo di mantenere relazioni anche a distanza. Sempre più frequentemente nascono relazioni amicali o sentimentali virtuali favorite dall’utilizzo di social network e App di incontri. l’isolamento forzato, con l’impossibilità di incontrarsi dal vivo, dovuto alla pandemia ha contribuito a cercare attraverso l’web vicinanza con i cari fisicamente lontani o intrattenere relazioni e contatti con individui anche sconosciuti.
La ricerca di un legame affettivo a distanza non colma solo il bisogno di qualcosa che ci manca, ma spesso porta con sé una sottesa paura della relazione reale. Alla base c’è una carenza di fiducia in sé stessi e nell’altro, una scarsa stima di sé, un’autosvalutazione, la convinzione di non essere degni d’amore, di non poter avere di meglio. Per chi si sente insicuro del proprio aspetto può favorire l’evitamento di un rapporto più intimo e profondo con l’altro, permettendo il mantenimento di un certo distacco.
A volte la ricerca di una relazione online, in cui si può rimanere anonimi, è legata anche al desiderio di vivere un rapporto fuori da una relazione pre-esistente, oppure esplorare la propria curiosità sessuale in relativa sicurezza.
La relazione online consente inoltre di connettersi e rispondere secondo i propri tempi, di evitare conflitti che potrebbero esserci con una frequentazione quotidiana. E ancora, poter disporre sempre di messaggi, video, immagini, perpetua la sensazione di presenza costante dell’altro.
L’intermediazione di un dispositivo digitale, ci protegge da un’esposizione diretta, ci permette di filtrare la nostra immagine mostrando solo i lati positivi, nascondendo punti deboli, difetti o fragilità. La relazione può essere vissuta come meno rischiosa e questo permette di superare emozioni di imbarazzo, vergogna, ansia e paura. In questo incontro si può osare di più, preservando la propria autostima ed evitando eventuali rifiuti diretti.
D’altro canto, essendo però relazioni in cui possiamo selezionare le informazioni, così anche l’altra persona con cui ci rapportiamo può mostrarsi in maniera filtrata, dandoci una immagine di sé più desiderabile. Non vedendone i difetti possiamo attribuirgli caratteristiche fisiche e caratteriali, sulla base delle nostre aspettative e desideri, che potrebbe non possedere realmente. La conseguenza di questo può portare a vivere un amore ideale e idealizzato.
Essendo esclusi dalla relazione online il contatto corporeo, visivo e ciò che fa parte della comunicazione non verbale, tutti aspetti fondamentali per dare avvio al coinvolgimento sentimentale, il legame che si crea è meno profondo e intenso, la capacità di empatia e comprensione dell’altro si indebolisce.
La relazione via chat, oltre a garantire una minore esposizione personale, implica meno responsabilità infatti, ha la caratteristica di essere permeabile cioè la sua costruzione è veloce, ma altrettanto rapidamente può essere abbandonata. Per distanziarsi da una persona, non è necessario affrontarla direttamente o dare spiegazioni ma, è sufficiente abbandonare la conversazione, disconnettersi. Anche se questo può portare un vissuto di grande dolore a chi lo subisce.
QUANDO LE RELAZIONI VIRTUALI DIVENTANO DIPENDENZA
Quando il bisogno affettivo e di evitamento della solitudine è percepito come urgenza, può richiedere un soddisfacimento rapido non realizzabile nella vita reale, si ricorre allora alla ricerca nel web. Nel momento in cui la vita amorosa online della persona comincia a sostituire sempre di più quella nel mondo reale si parla di dipendenza da relazione affettiva online (cyber relational addiction).
In questo caso, la persona:
A livello neurofisiologico la connessione con un altro individuo determina un rilascio di dopamina e di ossitocina, neurotrasmettitori che generano un senso di gratificazione. Anche la scarica di adrenalina che produce l’attesa della risposta del partner contribuisce al protrarsi del bisogno e della ricerca di relazioni online.
Il bisogno così forte di rapporti virtuali, può portare alcune persone a cadere in trappole o essere ingannati. Molto diffuso è infatti il fenomeno del Catfishing che nel mondo dei social media si riferisce a una persona che crea in rete un profilo falso, fingendosi un’altra persona, con lo scopo di instaurare relazioni, anche sentimentali.
Spesso lo scopo di queste persone è l’inganno, di solito non creano una relazione sincera, adescano la vittima con immagini attraenti e con un linguaggio che lascia intendere un autentico interesse. Condividono piani dettagliati per incontrarsi che vengono puntualmente disattesi. In alcuni casi mettono in atto azioni per lo sfruttamento economico della vittima. Sono capaci di manipolare e far sentire in colpa l’altra persona per non credere nella loro autenticità.
Quando viene scoperto l’inganno, la vittima si colpevolizza considerando inaccettabile l’essere caduta in una trappola di una persona falsa, ci si sente traditi e si può provare vergogna, rabbia, umiliazione. La vittima è portata a diffidare di nuove relazioni e in conseguenza della perdita subita, può andare incontro a un disturbo depressivo.
Nelle situazioni in cui queste relazioni virtuali diventano fonte di malessere, la psicoterapia può essere fondamentale sia per accogliere ed elaborare il dolore, sia come opportunità per comprendere il proprio ruolo all’interno della relazione disfunzionale.
Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo, Fiumicino, offre la possibilità di incontrare psicoterapeuti esperti in queste dinamiche relazionali, accogliendo e accompagnando gli individui all'interno del proprio percorso terapeutico.
Nel periodo delle feste tutto, dalle vetrine addobbate dei negozi alle musiche nelle strade, parla di allegria, di bontà, di predisposizione verso l’altro, di amore e di felicità; le persone iniziano la corsa frenetica al regalo più bello, ma anche più conveniente, si inizia a pensare a parenti e amici vicini e lontani per progettare incastri per gli auguri e soprattutto si inizia a pensare al bellissimo e lunghissimo menu delle feste…
L’unica cosa certa da cui dobbiamo partire nella nostra riflessione è che il periodo delle festività rappresenta sicuramente un momento carico di significato alcune volte positivo e altre negativo, ma certamente legato alle esperienze e alle interpretazioni del proprio vissuto.
La fine dell’anno è inevitabilmente un momento di valutazione in cui tutte le persone si concedono uno spazio di riflessione su ciò che è stato, su ciò che hanno fatto o non fatto, su scelte utili o no e sulle occasioni perdute; in base a queste valutazioni proveranno un’emozione negativa o positiva, un senso di angoscia, di vuoto di tristezza o una sensazione di completezza e gioia. Molto frequentemente le diverse emozioni si alternano andandosi ad incastrare in equilibri diversi da persona a persona, ma in alcuni casi possono prevalere angoscia e tristezza fino a far provare un vero e proprio umore depresso.
Alcuni studi hanno sottolineato l’influenza maggiore della festività sulle persone che presentano una fragilità psichica portando a un peggioramento del tono dell’umore che in alcuni casi potrebbe portare a un peggioramento di comportamenti autolesivi o pensieri disfunzionali. Anche i rituali delle feste posso fungere da “elementi trigger” e scatenare delle reazioni emotive molto intense legate a ricordi particolarmente significativi per la persona
Le festività, soprattutto quelle legate al Natale, nella nostra tradizione sono collegate al tempo trascorso in famiglia, con amici e parenti in uno stato di euforica allegria; proprio questo nelle persone che per svariati motivi si trovano sole diventa motivo di malessere e di una crescente sensazione di impotenza davanti a una situazione che devono subire in modo prolungato
L’inattività spesso collegata al rilassamento, al benessere delle cose che si amano fare, potrebbe creare senso di vuoto e pesantezza, poichè lontani dal riempire la giornata di cose da fare, si inizia a sentire il costante senso di vuoto interno che potrebbe essere difficile da sopportare
La costrizione interna legata al dover essere felici ad ogni costo crea una condizione stressante e pesante e non permette di normalizzare anche le altre emozioni che potrebbero sopraggiungere e che sono sane da provare.
L’emozione che si prova è sempre collegata con un pensiero. Rifletti sul pensiero, analizzalo e cerca di renderlo più equilibrato e reale
Rifletti sulle tue aspettative valutando, però tutto il tuo vissuto sia le cose negative e non realizzate, sia quelle positive che hai realizzato. Questo permette di avere una visione maggiormente realistica e avere una prospettiva a 360 gradi.
Condividi i tuoi pensieri e le tue emozioni con delle persone significative, poiché la condivisione rappresenta il primo grande spazio di riflessione.