Consultorio Antera

Consultorio Antera

Quello dei disturbi alimentari è un mondo molto complesso, popolato e multiforme, è ormai possibile divulgare tante notizie su ciò che le persone debbono sapere per vincere il loro disagio, ma nonostante ciò, l’accesso alle molte informazioni non permette sempre una diminuzione della sofferenza per la persona. Scopo di questo e-book non è dare ulteriori notizie sui disturbi dell’alimentazione ma poter permettere al fruitore di attivare delle riflessioni che possano condurlo alla scelta di iniziare un percorso di aiuto nella gestione sia della parte alimentare che della problematica sottostante, con il fine di riconciliarsi con il proprio equilibrio interiore. Spesso le persone che soffrono di Disturbo del comportamento alimentare provano per molto tempo a superare i loro ostacoli utilizzando, però, le informazioni che si trovano sui vari siti web non a loro vantaggio, ma a loro danno.

Partiamo quindi dalle domande più frequenti che ci hanno posto le persone che abbiamo incontrato e incontriamo tutti i giorni nella nostra pratica clinica e che possono essere di aiuto anche a chi ci legge:

Se salto i pasti dimagrisco?

Io pratico moltissima attività fisica mi sento stremata ma faccio il conto delle calorie così dimagrisco?

Mi pesavo continuamente ma il mio peso aumentava anche se bevevo è normale?

Queste sono solo alcune delle molte domande che ci rivolgono i nostri pazienti e reputiamo sia giusto in ogni percorso individuale partire proprio da loro per dare vita a delle riflessioni importanti che possono scardinare alcune credenze errate che bloccano la persona nel suo sviluppo. 

 

Cibo e cultura storica: riflessioni di partenza 

La tradizione, l’identità di un gruppo sociale e la cultura di appartenenza sono spesso espresse attraverso il linguaggio culinario che diventa non solo mezzo di sopravvivenza ma vera e propria condivisione di regole, tradizioni e di vissuti. La cucina e il cibo da sempre hanno ispirato cambiamenti, invenzioni e soprattutto contaminazioni di culture diverse, nate da una fusione di varie identità. Anche senza entrare nello specifico dei cambiamenti culinari dei diversi periodi storici, possiamo capire l’importanza del significato simbolico che il cibo ha assunto e soprattutto soffermandoci sull'attributo “grasso” possiamo vedere come si è passati da un’accezione positiva di esso in una società caratterizzata da guerre, carestie e povertà, ad un’accezione negativa nella società moderna dove il “corpo grasso” diventa una zavorra, un ostacolo per l’accettazione sociale, per il lavoro e per il benessere.

Si passa quindi sempre di più da un corpo edonizzato in cui le forme diventano rappresentative di una persona ricca che doveva essere stimata e trattata in modo superiore, a un corpo ragionato e sempre più costruito.  Il convivio, da sempre luogo di scambio e condivisione, diventa luogo di presenza fugace, sempre più ragionato e sede di dialogo razionale. Proprio partendo da queste premesse forse si può ragionare sull’emergere di una patologia in un determinato periodo storico e sullo stretto rapporto tra organismo e ambiente che porta a considerare il cibo e l’utilizzo di esso come mezzo di evoluzione e sviluppo di caratteristiche idonee all’integrazione sociale.

Abbiamo sottolineato come il cibo abbia importanza cruciale e valenza sociale di scambio, infatti attraverso di esso condividiamo paure, gioie, intenzioni creando sia uno scambio intimo con noi stessi sia coesione con gli altri nei momenti di ritrovo a tavola, sempre più spesso con amici o colleghi di lavoro. Nell'ambito delle riflessioni sull'importanza del cibo non si deve sottovalutare una componente importante culturale che è l’atto del “nutrire”, che si carica di valori e significati simbolici di relazione, comunicazione e amore. Il cibo quindi, che è sempre stato un importante mezzo con cui noi costruiamo la nostra rete sociale, ma anche la nostra soggettività, oggi diventa spesso nemico, in una realtà in cui gli elementi dell’individualismo, della profonda solitudine e dell’insicurezza sono forse quelli che più caratterizzano la società moderna.

Il cibo ma soprattutto il momento della tradizione conviviale legata ad esso vengono visti quasi come simbolo del legame di dipendenza dal contesto familiare, diventando nemici del sogno moderno dell’autonomia estrema a tutti i costi. L’uomo della società moderna è un uomo frenetico, irrequieto e sempre in movimento, che ricerca continuamente il suo centro in obiettivi sempre nuovi; proprio in questo vortice di continuo cambiamento diventa impensabile il riposo, l’essere fermo, anzi diventano pensabili solamente se si trovano in una cornice definita e socialmente accettata, per questo sentiamo l’esigenza di riposarci facendo paradossalmente attività che ci costringono a fermarci, per questo cerchiamo nelle pratiche diffuse di mindfulness di riconquistare lo stare nel presente e godere di ciò che sentiamo.

Nella solitudine psicologica che contraddistingue la nostra società, il disagio e la frustrazione quotidiana, non possono essere tollerati, cosi si ricorre subito a gratificazioni che tolgono la fonte del nostro stress. 

 

Come mai io soffro di disturbi alimentari e non un’altra persona? 

Tantissime sono le informazioni sulle caratteristiche cliniche dei disturbi alimentari e l’accesso ad esse è molto facile e veloce ma nonostante questo una delle prime domande poste dai familiari è: “come mai a lei?” iniziando a dar vita a tutta una serie di comportamenti che cercano di deviare l’attenzione, senza comprendere in verità il nucleo più importante che appesantisce la persona.

E cosi che Elena dice: “…dicono tutti che devo pensare sempre alle cose positive che ho, ma il mio pensiero va sempre lì sul cibo…

Cosi Alessia chiede: “...perché nessuno capisce e continuano a dirmi pensa a come sei brava a scuola mentre il mio pensiero è il numero sulla bilancia…” 

Cosi la mamma di Sara dice: “… noi abbiamo fatto sempre tutto quello che ci chiedeva e lei ci ripaga vomitando e facendo questo…”.

 

Perché insorge il disturbo dell'alimentazione?

Rispondere al perché insorge il disturbo è spesso faticoso e complicato per mille aspetti differenti tra loro.

Cercheremo di dare alcuni piccoli spunti di riflessione su macro aree che spesso hanno un peso rilevante. Alcune situazioni possono portare la nostra attenzione sull'ambiente di apprendimento, spesso la condivisione di esperienze comuni (come un altro membro della famiglia che soffre di disturbo alimentare) potrebbe essere la base di una specie di imitazione nelle proprie abitudini; tra gli aspetti importanti c’è quello del peso corporeo: alcune ricerche mostrano come molte persone con alimentazione incontrollata hanno tendenza di peso naturale sopra la media e circa la metà delle persone affette da bulimia risulta in sovrappeso prima di presentare il vero e proprio disturbo.

Alcuni fattori psicologici come umore tendenzialmente depresso o bassa autostima, senso di incapacità e inefficacia sono fattori molto ricorrenti e comuni.  Non si può, comunque, affermare che questi fattori siano la causa dei problemi alimentari, poiché spesso sono presenti anche in persone che poi non sviluppano un disturbo dell’alimentazione.  La volontà di dimagrire molto spesso innesca il pericolo di perdere il controllo, si crea un circolo vizioso importante da cui è molto difficile uscire: la restrizione alimentare eccessiva porta ad un aumento della tensione psicologica, che viene smorzata ricorrendo all'abbuffata, per poi passare al senso di colpa e al timore di prendere peso, il che a sua volta conduce ad ulteriori restrizioni rinforzando e perpetuando il disturbo.

Gli aspetti sociali sono un’altra grande area da prendere in considerazione, infatti esistono nel contesto sociale numerose convinzioni riguardo il peso e le forme corporee derivanti da regole culturali e di costume; in una cultura che premia la magrezza e conferisce spesso ad essa il sinonimo di accettabilità e amabilità è ipotizzabile che persone con bassa autostima, difficoltà nelle relazioni ed elevata ansia sociale sviluppino questo tipo di disturbi intraprendendo una dieta per ottenere l’approvazione sociale. Naturalmente ciò non significa che la nostra cultura sia la responsabile di tutto, ma possiamo affermare che alcune caratteristiche di essa possono rappresentare dei fattori di rischio per le persone più vulnerabili.  Per molte persone che soffrono di bulimia, la preoccupazione per il peso e le forme corporee ha enorme significato poiché il loro “valore personale” spesso è in stretta relazione con il loro corpo.

La forma del proprio corpo diventa un metro fondamentale di giudizio su di sé, tanto che acquistare peso può essere vissuto come un evento catastrofico, con effetti devastanti sull’equilibrio psico fisico. Il dimagrimento e l’autocontrollo possono essere rinforzati da molti fattori sociali, come i complimenti degli amici, i riconoscimenti etc… Ricevere complimenti per un’azione porta naturalmente a pensare di essere bravi e capaci, questo innesca un meccanismo di rinforzo automatico poiché la persona inizia un dialogo interno in cui inizia a complimentarsi da sola per aver controllato il cibo ingerito. Una componente molto importante è la capacità che la persona perde di registrare con precisione il senso della fame e della sazietà continuando, spesso, a mangiare senza avvertire il segnale di “stop” e il senso di sazietà e cadendo nell'abbuffata, oppure saltando pasti sani senza sentire le richieste del proprio corpo.

L’incapacità di inserirsi in un ritmo nutrizionale equilibrato ha conseguenze negative sia a livello fisico che emotivo, determinando uno stato di ansia e angoscia continui, legati alla perdita del controllo e al tentativo di gestire, quindi, sia il cibo e l’alimentazione che tutti gli altri aspetti della propria vita. 

 

Perché devo chiedere aiuto?  

Decidere di volersi bene è un atto di coraggio grande, ma prima di iniziare un percorso di psicoterapia per affrontare il disturbo è molto importante porsi delle domande:

-Sarà faticoso e avrò il coraggio di affrontarlo? 

-Ho il coraggio di mantenere il mio obiettivo per essere felice?

Non spaventatevi se la vostra risposta non è immediatamente SI, non abbiate paura di iniziare, la lista dei vantaggi diventerà sempre più grande e magari potrete aumentarla con delle nuove domande e risposte che vi porrete durante il percorso.   Quando conoscerete il terapeuta non siate generici nel vostro racconto, se fornite tanti dettagli potrete essere di grande aiuto al professionista per inquadrare tutta la situazione.

Cominciate dal momento in cui qualcosa non è andato, ripercorrete nella mente ciò che vi ha turbato, fate uscire i vostri sentimenti, le vostre emozioni, e vedrete come inizierete già immediatamente a fare i primi collegamenti tra azioni, pensieri ed emozioni. Il professionista è lì per aiutarvi e non per giudicarvi.  La nostra “ruota del cambiamento” inizia quando ci accorgiamo di avere un problema, anche se non lo vogliamo ammettere in modo esplicito o non ci sentiamo pronti a cambiarlo; ad un certo punto una sensazione di qualche cosa che non funziona emerge e ci inizia a dare disagio crescente che ci costringe a fermarci e a guardare. Questo fastidio aumenterà sempre di più e darà inizio ad una fase nuova in cui ci troveremo ad urlare: “non posso farcela cosi, sono stanca!!!!!!”.

Questo è un momento fondamentale perché è da qui che potremo veramente percorrere una nuova strada, quella del cambiamento e dell’azione. Agire significa cominciare a cercare una soluzione al nostro problema, qualcuno che possa guidarci e sostenerci nella gestione e nella comprensione di ciò che non va, qualcuno che possa supportarci nei nostri momenti difficili. Ognuno di noi subisce fluttuazioni in ciò che pensa e prova e anche la nostra motivazione al cambiamento può modificarsi, non dobbiamo spaventarci ma valutare con il terapeuta le fasi in cui ci si trova per far sì che ci possa accompagnare in tutti i momenti, senza andare incontro a delusioni o fallimenti.

 

La Psicoterapia per i Disturbi Alimentari, quel momento oscuro 

Spesso la grande paura con la quale ci si deve confrontare è quella di non sapere a cosa si va incontro quando si comincia un percorso di terapia per un disturbo alimentare, nulla è predeterminato e nulla è sempre uguale. La paura e l’incertezza diventano, quindi, nemici importanti che ostacolano il passo coraggioso del chiedere aiuto. Possiamo riassumere alcune aree importanti da affrontare con nutrizionista o dietologo e psicoterapeuta in un percorso integrato e idoneo in caso Disturbi Alimentari:

  • La regolazione del peso con il calcolo BMI, le variazioni fisiologiche del peso e il raggiungimento e mantenimento dell’obiettivo
  • Le conseguenze delle abbuffate e di tutte le condotte compensatorie come anomalie di fluidi ed elettroliti, erosione dello smalto dentale, ciclo mestruale irregolare e poco controllo del senso di fame e sazietà etc.
  • L’inefficacia delle condotte utilizzate cercando di ridefinire delle false credenze che ci sono alla base come ad esempio la più comune credenza che l’utilizzo del vomito permetta di eliminare totalmente ciò che abbiamo mangiato, oppure che l’eccessivo esercizio fisico possa far bruciare più massa grassa etc.
  • I campanelli di allarme che fanno scattare certe condotte: molto importante risulta l’analisi delle aree del pensiero legate a specifici comportamenti, facendo attenzione a collegare le particolari emozioni che possono spaventare la persona ed indurla a mettere in atto determinati comportamenti lesivi.
  • La storia personale, da ripercorrere per cercare di ricostruire “il puzzle degli eventi”, le emozioni o i pensieri che ad un certo punto sono diventati disfunzionali nello sviluppo della persona. 

Il comportamento è uno dei primi aspetti da affrontare nella terapia, infatti restrizioni alimentari, condotte compensatorie, abbuffate non sono solo sintomi utili per riconoscere la presenza del disturbo ma sono elementi da contrastare, poiché non affrontandoli in modo prioritario si rischia di compromettere il percorso terapeutico; affrontare in maniera adeguata quest’area significa poter aiutare la persona a gestire meglio la situazione, fornendo tecniche e strategie utili per risolvere e bloccare i comportamenti perpetuati. 

La qualità delle relazioni sociali è un altro fattore molto importante per il buon esito della terapia, cambiamenti importanti in alcuni settori della vita hanno spesso un ruolo molto importante nel mantenimento o meno del disturbo dell’alimentazione; spesso attraverso l’abbuffata o la restrizione si manifestano delle emozioni ritenute “pericolose” come la rabbia o la paura dell’abbandono, oppure richieste di aiuto legate a situazioni sociali che creano ansia. Lavorare sull’assertività e sulle abilità sociali spesso porta anche ad un miglioramento nei problemi dell’alimentazione.

Incoraggiare la persona a lavorare con strategie di problem solving in modo da programmare il comportamento da tenere in situazioni ritenute rischiose, soprattutto quando sono quotidiane, aiutarla a creare strategie alternative in modo da instaurare comportamenti difficilmente compatibili con l’assunzione disinibita di cibo risultano essere i passaggi più importanti. È necessario che la persona all'inizio del percorso adotti un comportamento alimentare pianificato, che esalti la capacità personale di mangiare senza la paura di perdere il controllo e inoltre senza farsi condizionare dagli stimoli interni come i propri pensieri o le proprie emozioni, o dagli stimoli esterni come le situazioni sociali che possono condurlo a comportamenti non salutari.  Attraverso l’acquisizione di un maggior controllo la persona sarà aiutata a confrontarsi con pasti equilibrati e quantità normali, riuscendo a cogliere i segnali biologici di fame e sazietà e potendo riscoprire i propri gusti, migliorando così il proprio assetto cognitivo, emozionale e comportamentale.

 

Sarò all'altezza per non mollare? 

Non spaventatevi se vi capiterà di fare passi che percepite come un tornare indietro o se vi sentite demotivati o stanchi, la paura sarà vostra compagna, ma ricordate sempre che il cambiamento richiede tempo e costanza.

Prendetevi del tempo per sperimentare e imparare a distinguere la fame biologica dai vostri stati emotivi, a piccoli passi arriverete a decodificare il corpo, ad ascoltarlo e a credere in ciò che sentite, fidatevi del vostro corpo e cercate di comprendere le richieste che fa durante il giorno. Un passo importante è imparare a contrastare i falsi messaggi che ci arrivano sulla fame dedicando sempre meno tempo a preoccuparsi di cosa si mangia, di quanto e quando, questo ci aiuterà ad impiegare le energie in modo costruttivo per il nostro sviluppo.

L’autostima e l’autoefficacia sono molto importanti perché diventano basi fondamentali nella costruzione del percorso di sviluppo personale. Spesso una componente importante nel blocco diventa la paura del giudizio; essere giudicati fa parte della nostra vita e dei rapporti che abbiamo con gli altri; importante diventa, quindi, accettare idee diverse e imparare a gestire le nostre ansie rispetto al dover piacere a tutti ed essere sempre accettati.

Tutti ci preoccupiamo di dire la cosa giusta al momento giusto, oppure di fare la cosa che ci rende più noti o apprezzati, ma mentre percorriamo questa strada ci accorgiamo, spesso, di aver perso tempo e di non aver vissuto il presente. Cercare di piacere a tutti è un’impresa fallimentare quindi dobbiamo scegliere tra le tante persone quella più importante: NOI; questo viene interpretato come egoismo ma in realtà non lo è, significa solamente essere soddisfatti di noi, piacerci e poter così ridimensionare l’importanza del giudizio dell’altro. Molti racconti delle persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione hanno come punto importante l’utilizzo del cibo per controllare emozioni altre; l’alimentazione diventa mezzo per avere potere su ciò in cui ci si sente fragili e diventa lo scettro per sentirsi all'altezza nell'affrontare determinate situazioni, è così che la delusione si trasforma in abbuffata, che la noia si trasforma in un’abbuffata, la paura, la rabbia si trasformano in abbuffata tutto è risolto con il cibo, ma dopo?

Dopo in realtà nulla si trasforma e così si cade in una sensazione di disperazione, una spirale di colpa e inadeguatezza che si cerca nuovamente di superare sempre utilizzando il cibo in modo restrittivo e così re-inizia il circolo infinito di sostituzione dei mezzi adeguati che in realtà sono sempre inadeguati. 

 

La forza del pensiero e la bassa autostima: i nostri tasselli importanti 

 La nostra esperienza clinica e i risultati di molte ricerche indicano che la bassa autostima è diffusa tra le persone con disturbi dell’alimentazione e che può precedere l’esordio del disturbo. Alcuni dati sottolineano come la bassa autostima sarebbe associata ad una scarsa risposta al trattamento. Di solito l’autostima viene comunque modificata attraverso la terapia lavorando su pensieri e emozioni; tuttavia pazienti che presentano un’autostima molto bassa possono sforzarsi eccessivamente nel controllo della propria alimentazione, della forma corporea e del peso per raggiungere un “valore personale”: tali elementi rendono particolarmente difficile l’approccio al cambiamento per la poca disponibilità a modificare la dieta o l’esercizio fisico; la natura pervasiva della visione negativa su di sé di queste persone le porta a non vedere la prospettiva della guarigione. Il lavoro sulla bassa autostima comincia con un’educazione personalizzata sui processi che la mantengono, aiutando la persona a riconoscere e correggere in tempo reale i processi cognitivi che mantengono il modo in cui si valutano, permettendo loro di identificare nuovi aspetti della vita come aree dove impegnarsi.

Le distorsioni negative, quelle cioè che ci fanno vedere la realtà in termini sostanzialmente catastrofici possono produrre a lungo termine un abbassamento della stima di sé e conseguentemente ansia o abbassamento del tono dell’umore. Ciascuno di noi può imparare a migliorare il suo modo di valutare e interpretare la realtà. Con un po’ di pratica sul riconoscere e sostituire i pensieri potremmo costruire nuovi modi di pensare e parlare di noi stessi, condizione questa fondamentale per coltivare il nostro benessere psicologico. Noi interpretiamo gli eventi che ci accadono dando ad essi una connotazione negativa o positiva.

In sostanza il nostro benessere o malessere dipende anche molto da come ci poniamo nei confronti di ciò che ci accade. 

 

I nostri percorsi per i disturbi dell'alimentazione

L’esperienza decennale del Consultorio Antera Onlus e le numerose persone che si rivolgono a noi, ci hanno permesso nel tempo di mettere a punto un programma integrato di sedute con nutrizionista - dietologa e psicoterapeuti che si occupano specificatamente dei disturbi dell’alimentazione.

Il supporto e la disponibilità totale permette di creare una rete che accompagna la persona tutta la settimana nei piccoli- grandi passi che deve percorrere per riconquistare il proprio benessere psicofisico. Il lavoro integrato e coordinato di medico dietologo e nutrizionista insieme al terapeuta, permette di seguire e rispondere alle esigenze della persona a 360 gradi e di poterla supportare in ogni momento davanti alle difficoltà che incontra.

Vengono attivati inoltre in periodi specifici dell’anno, gruppi di psicoeducazione e laboratori espressivi, questo permette sia di poter acquisire ulteriori informazioni e fare delle domande a cui magari non si è avuta risposta, sia di aprire uno spazio di confronto che alle persone di motivarsi confrontandosi con altri che stanno affrontando un problema simile. In questo modo si crea una rete di sostegno e motivazione che supporta la persona e consente di valutare progressivamente i cambiamenti positivi.

Importanti sono anche le numerose iniziative nell'area del benessere psicologico effettuate in collaborazione con una qualificata scuola di cucina, in questo spazio appositamente costruito con diverse figure professionali, le persone possono mettersi a confronto approcciandosi al cibo in modo diverso, rilassato e gioviale, riscoprendo con maggiore consapevolezza il significato dell’alimentarsi e del “nutrirsi”.  

 

Se desiderate approfondire la tematica o avere maggiori informazioni sui percorsi personalizzato di psicoterapia del Consultorio Antera per i soggetti che soffrono di disturbi dell'alimentazione, contattaci; ti risponderemo quanto prima.

Il Consultorio Antera Onlus è un Centro di Prevenzione e Aiuto Psicologico. Nasce nel 2002 dall’iniziativa dei Soci Fondatori, psicologi e psicoterapeuti di diversa formazione ma accomunati dalla convinzione che il benessere psicologico sia un diritto di tutti e che offrire servizi professionali e qualificati con costi accessibili e tempi ridotti possa contribuire a promuovere lo sviluppo sia individuale che collettivo. Antera (dal greco antheros, che significa “fiorito”) è un termine botanico, corrisponde alla parte terminale dello stame in cui è contenuto il polline destinato a fecondare i pistilli: è elemento che nutre e permette la nascita di altri fiori. 

Difatti nel corso degli anni il gruppo di lavoro si è arricchito di nuovi professionisti coinvolti nel progetto, così come sono aumentate le attività svolte e le iniziative intraprese, ma l’idea fondante della sostenibilità è rimasta centrale, insieme a quelle della qualità del servizio e dell’arricchimento professionale dei soci. L'Associazione Consultorio Antera Onlus costituisce una realtà ormai consolidata nell'ambito degli interventi finalizzati alla promozione del benessere psicologico dell'individuo e dei suoi contesti di vita. Attualmente offre i suoi servizi sia nella sede centrale di Roma (in zona San Giovanni) che presso le sedi di Fiumicino e di Monterotondo Scalo. 

Si impegna a rispondere eticamente ed in maniera personalizzata alle varie richieste di aiuto, avvalendosi sia di psicoterapeuti esperti che di altri professionisti e di una rete di collaborazioni per accompagnare la persona in un percorso integrato di sviluppo del benessere. Alla base di tutte le iniziative intraprese vi è inoltre la convinzione di una responsabilità sociale nella diffusione di una psicologia qualificata e competente, dove accanto ai principi imprescindibili della deontologia professionale, rappresentano un valore fondamentale i percorsi di ricerca, aggiornamento, confronto e condivisione.

Tra le principali attività, attualmente il Consultorio Antera Onlus: 

  • Svolge una costante attività di ascolto ed accoglienza;
  • Organizza laboratori esperienziali per facilitare lo scambio e l'arricchimento personale;
  • Propone periodicamente attività formative di tipo teorico-pratico, che rispondano alle necessità di acquisire strumenti importanti ed utili alla professione;
  • Attiva con cadenza programmata incontri informativi sulle tematiche psicologiche di interesse comune;
  • Predispone articoli e materiali a scopo informativo e divulgativo sulle tematiche di maggiore interesse inerenti il benessere psicologico, volti a rispondere alle domande più frequenti ed a chiarire eventuali dubbi sui diversi argomenti specifici proposti per un approfondimento. 

Gli info groups organizzati presso le sedi e gli ebook pubblicati sul sito sono attività finanziate interamente dal Consultorio Antera Onlus, in quanto obiettivo statutario dell’Associazione è la divulgazione qualitativa della professione. Sono pertanto completamente gratuiti, e ne può fruire chiunque abbia curiosità e interesse relativi allo specifico tema di volta in volta trattato.

Attacco di panico: cos'è e come riconoscerlo

L'attacco di panico si presenta come un episodio di intensa paura senza un reale pericolo, la sua caratteristica principale è l’inaspettatezza, ovvero si manifesta senza una ragione apparente e all’improvviso. I principali sintomi fisici che caratterizzano tale disturbo sono la tachicardia, la sensazione di rimanere senza respiro, dolore al petto o alla stomaco, debolezza, vertigini, sudorazione aumentata, vampate di calore, insensibilità alle mani o ai piedi. A livello cognitivo compare una forte paura di perdere il controllo, di impazzire e di poter morire, in alcuni casi si può percepire di osservare dall'esterno cosa sta accadendo al proprio corpo.

Gli attacchi di panico hanno un'alta incidenza nella popolazione, si stima che in Italia siano più di 10 milioni le persone che ne soffrono. E’ più frequente nelle donne e compare in genere per la prima volta nei giovani adulti, è più probabile che compaia quando la persona è sottoposta a periodi di stress intensi e può esserci una maggiore vulnerabilità per  gli individui generalmente più ansiosi.

Spesso ci si spaventa enormemente quando si avvertono questi sintomi e si ricorre al pronto soccorso, ipotizzando di avere un attacco cardiaco o essere in pericolo di morte, ma va evidenziato come gli attacchi di panico non rappresentino un pericolo fisico per la persona. E' comunque importante sottolineare che un primo screening medico può essere utile per individuare quei casi in cui questa sintomatologia non abbia un'origine psicosomatica, potrebbe infatti talvolta essere correlata a disturbi organici, quali ad esempio l'ipertiroidismo o all'assunzione di sostanze, come i cannabinoidi.

 

Il ruolo della paura negli attacchi di panico

Gli attacchi di panico, come dicevamo, sono spesso improvvisi ed inaspettati, almeno la prima volta, ed è per questo che la paura di un nuovo attacco diventa subito forte e dominante. Il singolo episodio potrebbe sfociare in un vero e proprio disturbo di panico, più per paura della paura che altro.

La paura è un’emozione primaria di difesa che si attiva quando l’individuo percepisce una minaccia, la quale può essere reale, anticipata (cioè prevista dal soggetto), evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura prepara il corpo a reagire alle situazioni ritenute minacciose, mettendo in atto delle reazioni organiche. Questi meccanismi preparano appunto l’organismo alla reazione, attraverso l'aumento del battito cardiaco (sintomo tipico anche degli attacchi di panico), e di conseguenza lo guidano verso la fuga, quando il soggetto vuole scappare dalla situazione, e verso l’evitamento, quando il soggetto tenderà in futuro ad evitare luoghi e situazioni che considera a rischio. Il timore che si ripresentino nuovi attacchi alimenta quindi un circuito vizioso di autorinforzo, la paura della paura appunto, che aumenta la probabilità dell'innescarsi di nuovi episodi.

 

Evitamento delle situazioni ansiose negli attacchi di panico

L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene può diventare la modalità prevalente che la persona mette in atto per evitare altri attacchi, così può accadere che la persona stessa diventi “schiava del panico”, spesso coinvolgendo anche i familiari, chiedendo di non essere lasciata mai sola e di essere sempre accompagnata ovunque, con un conseguente senso di frustrazione legato all’essere dipendente dagli altri.

La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi d’ansia e cambia il proprio comportamento in conseguenza di essi: principalmente evita le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi. Ci si può trovare rapidamente invischiati in un tremendo circolo vizioso che può causare un aumento di ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto.

Quando non viene affrontato, il disturbo di panico può ripercuotersi pesantemente sulla qualità della vita, portando a forti limitazioni, associandosi ad altre paure o fobie, sfociando in alcuni casi in un vero e proprio isolamento sociale.

 

Come affrontare e curare gli attacchi di panico

La possibilità di formulare una richiesta di aiuto ad un professionista è di fondamentale importanza e costituisce il primo passo per poter affrontare questo tipo di sintomi, che rientrano all'interno dei disturbi d'ansia. Un percorso di psicoterapia può essere un valido strumento per poter curare gli attacchi di panico in una prospettiva a lungo termine, non limitandosi ad arginarli nel momento in cui si presentano. Diviene così possibile lavorare sulle cause che sono alla base di questa riposta sintomatica, sia nel contesto di vita attuale che attraverso la ricostruzione della propria storia, andando a modulare i livelli di ansia e le esigenze di controllo.

Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo e Fiumicino, offre la possibilità di incontrare psicoterapeuti esperti nel trattamento degli attacchi di panico, accogliendo e accompagnando gli individui all'interno del proprio percorso terapeutico. All'interno del nostro centro, grazie alle diverse competenze dei professionisti, sarà possibile costruire un progetto ad hoc sulla persona, con la possibilità di accedere anche a percorsi di training autogeno, particolarmente utili nell'affrontare questo tipo di sintomatologia.

Se desideri avere ulteriori informazioni contattaci telefonicamente o inviaci un messaggio tramite l'apposita area.

 

 

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La psicoterapia con i bambini: cos'è e come funziona

La psicoterapia con i bambini si avvale di una varietà di tecniche e metodi che possono essere utilizzati per aiutare i più piccoli che esprimono sintomi di malessere e disagio, sia a livello comportamentale che emotivo. Tutti i diversi approcci hanno come denominatore comune la centralità della comunicazione e della relazione.

Attraverso la psicoterapia è possibile dare nuovi significati a quello che viene considerato il problema, alla luce della storia familiare, dello sviluppo del bambino e delle relazioni all'interno dei suoi contesti di appartenenza.  Tramite la psicoterapia il bambino e la sua famiglia ricevono un supporto emotivo, imparano a riconoscere le proprie emozioni,  hanno la possibilità di trovare nuovi modi di comunicare,  individuando nuove soluzioni ai vecchi problemi.

 

Strumenti utilizzati nella psicoterapia con i bambini

Il professionista nelle fasi iniziali potrà avvalersi di specifiche tecniche di osservazione e test da somministrare al bambino, in base ai quali definire obiettivi e strategie di intervento.

Il lavoro in psicoterapia con i bambini, proprio per la particolare età dei pazienti, utilizza poi principalmente strumenti che permettono l’emergere di contenuti verbali e non verbali utili al professionista per la comprensione del funzionamento psichico del bambino, ma allo stesso tempo che non siano percepiti come “invasivi”.

Il gioco riveste una grande importanza, solitamente sono presenti nella stanza  materiali ludici come bambole, personaggi che rappresentino una famiglia, costruzioni, plastilina ed anche giochi strutturati come puzzle o giochi da tavolo. Altro importante strumento è quello dell'attività grafica, matite e colori permettono al bambino di utilizzare un linguaggio a lui familiare e attraverso il quale i contenuti emotivi possano emergere con maggiore facilità.

Per i bambini giocare, disegnare, costruire sono infatti degli strumenti comunicativi molto importanti: attraverso l'espressione di sentimenti ed emozioni si può così andare a  lavorare sull'elaborazione e la risoluzione dei conflitti. 

 

Il ruolo dei genitori all'interno della psicoterapia con i bambini

Il primo colloquio avviene generalmente con i genitori, o con chi si prende cura del bambino, vengono valutate le motivazioni per le quali è stato contattato il professionista e la reale necessità di un percorso di psicoterapia. Si prosegue poi all'interno di una prima fase di accoglienza e valutazione, incontrando sia i genitori insieme al bambino che il piccolo paziente da solo. Vengono poi definiti gli obiettivi e condivisi con i genitori. Lungo il percorso di psicoterapia, oltre alle sedute individuali, potranno essere proposti degli incontri con i genitori insieme al bambino o ai soli genitori.

In alcuni casi può essere suggerito a questi ultimi di intraprendere un percorso parallelo a quello del bambino,  per far sì che i cambiamenti possano essere rinforzati anche a casa e per il benessere generale di tutti i componenti della famiglia.

 

Come comunicare al bambino l'incontro con lo psicoterapeuta

Molti genitori esprimono il timore di comunicare al proprio figlio l’incontro con lo psicoterapeuta.  Innanzitutto se il bambino manifesta sintomi di disagio, il fatto stesso che il genitore si accorga di questo e chieda aiuto, lo mette già nella condizione di sentirsi ascoltato.

Sentirsi supportato dai propri adulti di riferimento, che mostrano la loro fiducia nella figura del professionista, permetterà al bambino di vivere l'incontro con lo psicoterapeuta senza particolari paure. Il fatto che i genitori vengano primariamente accolti da soli dallo psicoterapeuta e possano così affrontare il più serenamente possibile il percorso,  aiuterà il proprio figlio a sentirsi all'interno di un clima di fiducia, rassicurandolo su ciò che sta accadendo intorno a lui.

Nello specifico, il colloquio iniziale con i genitori può essere utile anche per trovare insieme le modalità migliori per comunicare al bambino il successivo incontro con lo psicoterapeuta.

 

In quali situazioni può essere utile un percorso di psicoterapia con il bambino?

Le difficoltà e il disagio del bambino potrebbero essere connesse ad un periodo di particolare stress legato ai “passaggi scolastici” (dall’asilo alle elementari o dalle elementari alle medie), potrebbe esserci un malessere causato da eventi traumatici come l'allontanamento di un adulto di riferimento o un lutto, problematiche all'interno nel nucleo familiare o nel contesto scolastico.

E' importante comunque sottolineare come non  ci siano specifiche situazioni che debbano necessariamente condurre ad un percorso di psicoterapia, consultare un professionista può aiutare i genitori a decodificare i segnali di possibile malessere manifestati dal bambino, contestualizzarli e capire eventualmente in che modo poter essere aiutati.  

Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo e Fiumicino, offre la possibilità di incontrare psicoterapeute esperte nelle psicoterapie con i bambini, costruendo percorsi terapeutici ad hoc con il bambino e la sua famiglia.

Se desideri avere ulteriori informazioni contattaci telefonicamente o inviaci un messaggio tramite l'apposita area.

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