Fobie - Psicologia Psicoterapia

RICONOSCERE LE FOBIE

L’origine del termine può aiutarci a dare una definizione: in greco “phobos” significa panico, terrore, fuga. La fobia è infatti una paura intensa, sproporzionata e specifica nei confronti di un oggetto, di un animale, di una situazione, di un evento sociale e naturale il cui contatto determina un’acuta reazione d’angoscia e conseguente fuga. Chi ne soffre tende ad utilizzare strategie difensive, tra cui i comportamenti di evitamento volti ad eludere il contatto con l’oggetto fobico, e l’uso di oggetti controfobici, cui viene attribuito il potere di mandare via l’angoscia determinata dall’oggetto. Il fobico riconosce che la sua paura è sproporzionata, perché la maggior parte delle persone di fronte allo stesso stimolo prova indifferenza o, al massimo, un modesto grado di apprensione. Tuttavia, tale analisi razionale non consente di esercitare un controllo volontario sulla fobia e sui sintomi determinati dal sistema nervoso autonomo quando si è esposti allo stimolo. Quanti tipi di fobia esistono? La risposta è: tante quanti sono gli oggetti o gli eventi che possono determinare una paura spropositata. Genericamente i contenuti riguardano il pericolo fisico e le difficoltà interpersonali in situazioni sociali, che possono presentarsi insieme o separatamente.

 

CARATTERISTICHE DELLE FOBIE

(secondo i criteri diagnostici del Manuale Diagnostico DSM -5)

La fobia specifica è una paura, spropositata rispetto alle comuni paure, che si manifesta in modo marcato e persistente in presenza di un oggetto o in relazione a specifiche situazioni.

La situazione o l’oggetto vengono evitate o sopportate con ansia o paure intense.

 

Gli stimoli fobici possono riguardare:

  • Animali: ragni, insetti etc;
  • Ambiente naturale: altezze, temporali etc;
  • Sangue-infezioni-ferite: aghi e procedure mediche invasive;
  • Situazionali: aeroplani, ascensori, luoghi chiusi etc;

 

CAUSE DELLE FOBIE

Solitamente due tipi di situazioni favoriscono l’insorgenza di fobie. Una possibile origine è traumatica: un’esperienza negativa con un determinato oggetto può influenzare l’atteggiamento successivo. La fobia insorge nei confronti dell’oggetto e di tutti quegli oggetti o situazioni che ricordano, anche solo vagamente o simbolicamente, l’evento traumatico. L’altra origine è la fissazione: vi sono delle paure infantili e primordiali che si manifestano in tutti i bambini, senza essere considerati fenomeni patologici. Se, però, il bambino non ha modo di elaborare questi suoi timori, magari perché per propensione personale evita accuratamente determinati stimoli, o anche aiutato dai genitori in queste condotte di evitamento, rinforza il sintomo e lo mantiene, instaurando la fobia.

Talvolta i genitori presentano delle eccessive reazioni di allarme rispetto a determinate situazioni, cosicché il bambino apprende ad averne paura. La situazione esce fuori dalla normalità quando l’adattamento del bambino e la sua capacità di crescita sono compromessi. Occorre considerare qual è la probabilità di incontrare lo stimolo fobico: se è molto difficile incontrarlo di solito non ci sono grandi problemi (serpenti, ragni, topi), se però deve essere affrontato per poter svolgere le proprie attività quotidiane, allora compromette il funzionamento della persona (chi ha paura degli spazi aperti o di quelli chiusi, ha difficoltà a mantenere una normale attività lavorativa e sociale; il bambino che ha la fobia della scuola, presenta una compromissione grave della sua possibilità di crescita).

Le fobie sociali spesso si sviluppano quando i genitori mettono a confronto il figlio con le presunte qualità di altri fratelli o di altri ragazzi con l’intenzione di stimolarlo a far meglio. Spesso, invece, si determina un senso di inadeguatezza a contatto con gli altri o per la competenza o per l’aspetto fisico. Se le situazioni di confronto vengono sistematicamente evitate, si potrà sviluppare la paura di parlare in pubblico per il timore di venire giudicato, oppure la fobia per le figure d’autorità per il timore del rimprovero, o ancora la fobia per il contatto con una persona di sesso diverso per timore del rifiuto.

 

COME AFFRONTARE LE FOBIE E IL DISAGIO PSICOLOGICO DERIVANTE

Per affrontare il disagio è necessario, innanzitutto, essere in grado di riconoscerlo. Tutti possono soffrire di paure temporanee e passeggere. Le fobie si distinguono dalle semplici paure perché sono irrazionali, incontrollabili, persistenti, non scompaiono di fronte alla verifica della realtà e sono altamente sproporzionate rispetto alla reale minaccia esterna. Non sempre una paura determina una fobia: pochissime persone giungono a consultare uno specialista. Il criterio che si consiglia di adottare è il seguente: se la fobia è nei confronti di un oggetto o una situazione che non si incontrano frequentemente nella propria vita quotidiana, non dovrebbe interferire con il proprio funzionamento e quindi è tollerabile.

Nel momento in cui la fobia riguarda un oggetto o situazioni comuni che occorre necessariamente affrontare per poter condurre una vita normale, è chiaro che il funzionamento della persona risulta compromesso ed è bene rivolgersi ad uno specialista, anche perché l’evitamento prolungato conduce ad un pericoloso circolo vizioso che può provocare sintomi depressivi. Anche i familiari prestino attenzione a questa distinzione semplice ma fondamentale e non si limitino a rimproverare i loro cari per l’irrazionalità della loro paura, giacché abbiamo già sottolineato che il riconoscimento dell’irragionevolezza non è motivo sufficiente per liberarsi dalla fobia. Intanto, prendere consapevolezza della fobia è già un passo importante; in secondo luogo, comprendere che - se non si è in grado di liberarsene da soli - non è debolezza.

 

FOBIE EPSICOTERAPIA

Le fobie possono essere affrontate con psicoterapie volte a scavare nel passato del paziente per trovare eventuali eventi traumatici o fobie infantili non elaborate adeguatamente. Esistono anche approcci più brevi e focalizzati sul problema.

All'interno del Consultorio Antera APS , la nostra equipe si avvale di diversi approcci terapeutici che hanno in comune l’attenzione ad accogliere le fobie come espressione di un disagio, che ha permesso di chiedere aiuto e permette di lavorare insieme al terapeuta per approfondire le cause sottostanti.

 

TERAPIA FARMACOLOGICA A SUPPORTO DELLE FOBIE

Accanto ad un percorso psicoterapeutico, lo specialista medico può ritenere opportuno affiancare un trattamento farmacologico. Appaiono efficaci diverse classi di farmaci. I vecchi antidepressivi IMAO, gli antidepressivi di nuova generazione e le benzodiazepine (ansiolitici). In questo momento si preferiscono gli antidepressivi di nuova generazione perché più sicuri; tra questi l’unico farmaco su cui si abbiano risultati certi è la paroxetina (Seroxat), anche se altri studi testimonierebbero anche l’efficacia di sertralina (Zoloft) e fluvoxamina (Dumirox, Maveral).

Molto efficaci sembrano essere due farmaci appartenenti alla categoria degli antidepressivi IMAO: la tranilcipromina (Parnate, Parmodalin) e la fenelzina (Nardil). Questo ultimo tipo di farmaci hanno però delle interazioni pericolose con alcuni alimenti e possono provocare ipertensione, quindi si tende a non prescriverli. A prescindere dal tipo prescelto, in questi casi il farmaco ha effetti sul breve periodo rispetto alla psicoterapia, più efficace nel lungo periodo; inoltre, la sospensione del farmaco determina nuovamente la comparsa di sintomi, mentre la psicoterapia si è mostrata efficace nel prevenire le ricadute. In conclusione, nel caso delle fobie il farmaco può essere un aiuto in alcuni casi, ma deve essere sempre accompagnato da una psicoterapia.

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