Si tratta di un disturbo che si sviluppa in seguito ad un evento traumatico, in cui una persona ha vissuto o assistito ad uno o più eventi che hanno minacciato la propria o altrui integrità fisica, sperimentando paura intensa, sentimenti d’impotenza o di orrore. Eventi traumatici che possono innescare il DPTS sono aggressioni personali violente, disastri naturali, incidenti o scontri militari. Anche le famiglie delle vittime possono sviluppare il disturbo. Le persone che hanno un DPTS rivivono in modo ripetitivo la situazione che le ha traumatizzate, sotto forma di flashback, incubi, ricordi o pensieri spaventosi. Possono inoltre presentare un intenso disagio quando sono esposte a fattori che assomigliano o ricordano l'evento traumatico. E’ presente incapacità di ricordare alcuni aspetti importanti di tale evento, diminuzione d’interessi, capacità ridotta di provare sentimenti di amore, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità e ansia. Il DPTS può manifestarsi a qualsiasi età, compresa l'infanzia. E' frequente la presenza di depressione, di abuso di alcolici o di altre sostanze e di altri disturbi d'ansia.
Per la diagnosi di disturbo post-traumatico da stress è necessario che siano presenti sei dei seguenti criteri diagnostici riportati dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichiatrici (DSM-IV):
I fattori che aumentano la probabilità di sviluppare il disturbo post-traumatico da stress variano con la cultura, gli eventi storici, le caratteristiche di ciascun contesto, l’intensità dell’evento traumatico e con la presenza di disturbi psichiatrici nella storia personale e familiare di ognuno. La presenza di precedenti esperienze traumatiche rappresenta un fattore di rischio molto importante per lo sviluppo di disturbi post-traumatici: i militari che hanno combattuto in Vietnam e nella Guerra del Golfo, i superstiti e le squadre di soccorso coinvolti in un dopo-disastro, i superstiti di incidenti, stupri, abusi fisici, sessuali e altri crimini, i rifugiati che fuggono dalla violenza dei loro paesi, e le persone che assistono ad eventi traumatici, sono tra quelle a rischio di DPTS. Ultimamente si è visto che anche un ambiente lavorativo inadeguato, minaccioso e particolarmente stressante può far insorgere questo disturbo, vedi ad esempio le vittime di mobbing.
Si tratta di un disturbo che, se non viene trattato, tende a divenire cronico. Sono disponibili diversi tipi di interventi per affrontare questo problema: la psicoterapia, la psicofarmacologia, la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, i metodi di gestione dell’ansia e l’esposizione immaginativa. Un altro genere di trattamento appartiene alla categoria dei cosiddetti interventi preventivi. Si tratta di interventi che consistono nel trattare le persone immediatamente dopo l'evento traumatico e rientrano nel metodo del “debriefing”. In molti casi è decisivo integrare tali trattamenti in un unico progetto terapeutico, poiché difficilmente uno solo di essi assicura risultati sufficienti nel corso del tempo. Le famiglie possono avere un importante ruolo di sostegno per chi ha subito un evento traumatico. Sebbene il paziente sia il centro del trattamento, i membri della famiglia possono sostenerlo prendendo parte al programma terapeutico.
Molte persone che hanno un DPTS si vergognano dei loro problemi, si sentono incapaci e credono di non potere essere aiutate. È invece necessario adottare un atteggiamento pratico e affrontare il problema il prima possibile: continuare a rimandare potrebbe peggiorare le cose e rendere il malessere più doloroso e limitante la propria serenità. E’ quindi utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta o ad un medico, che potrà suggerire la terapia più adeguata al livello del disagio. La cura sta nell’affrontare l’evento, non nel rimuoverlo.
Gli interventi psicoterapeutici hanno lo scopo di permettere l’espressione delle emozioni collegate al trauma, ricostruire il contatto con il mondo esterno e la fiducia in se stessi, comprendere l’evento e fronteggiare l’angoscia e gli eventuali sensi di colpa Questi scopi possono essere raggiunti attraverso tecniche terapeutiche diverse. Gli approcci più usati in queste terapie sono:
Spesso alla psicoterapia viene associata una terapia farmacologia, indicata sia per controllare i sintomi, sia per gestire in maniera adeguata alcuni aspetti del disturbo che potrebbero divenire cronici. I farmaci usati nel trattamento del DPTS sono di vario tipo e devono sempre essere soggetti a prescrizione e controllo medico. Gli antidepressivi triciclici, usati generalmente per brevi periodi di tempo, permettono un aumento della motivazione e la riduzione di incubi e ricordi invasivi. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono essere utilizzati come trattamento di prima scelta: producono un globale miglioramento, diminuendo l’evitamento, la rigidità emozionale e l’eccessiva attivazione, e sono anche efficaci nei sintomi che tendono a comparire insieme al DPTS. Anche gli inibitori delle Monoaminossidasi (IMAO) sono utili a combattere i sintomi che possono insorgere insieme al disturbo, come la depressione o il panico. Di frequente uso sono i farmaci a base di benzodiazepine, efficaci come ansiolitici e contro il panico. Nomiamo infine gli antiepilettici, utili a ridurre validamente flashback, incubi, insonnia e sintomi di iperattivazione.
Indichiamo di seguito alcune classi di farmaci con rispettivo principio attivo e nome commerciale: