In un futuro non troppo lontano a Gattaca, c'è la possibilità di scegliere la composizione genetica del bambino che si vuole far nascere.
Tramite questo processo, si possono prevedere in anticipo le future condizioni fisiche e di salute dei nascituri tanto che, alcuni di loro vengono generati senza imperfezioni, come se fossero "costruiti" su misura e quando nascono bambini naturalmente è un problema.
Questo è il destino di Vincent Freeman, concepito non in laboratorio ma per amore e ora etichettato come “non valido”.
La società risulta divisa in due categorie: i validi, cioè esseri dal corredo genetico perfetto, che vengono scelti per ricoprire i ruoli più prestigiosi della comunità, e i non validi, ovvero le persone nate coi loro genomi naturali, destinati allo svolgimento dei lavori più umili e relegati ai margini della vita sociale.
Vincent è un ragazzo vulnerabile di fronte alle emozioni, ma valoroso e coraggioso, e per riuscire a realizzare il suo sogno ambizioso di diventare un astronauta, è disposto a tutto.
Tramite un uomo misterioso, ha la possibilità di assumere un'identità “idonea” entra dunque in contatto con Jerome Morrow, uomo di natura superiore rimasto paralizzato in seguito ad un incidente e disposto a vendere il proprio materiale genetico, riuscendo così ad ingannare l'autorità e proporsi nel ruolo di navigatore della Gattaca Corporation.
Una settimana prima dell'inizio della missione, viene ucciso il direttore dell'agenzia spaziale e i sospetti ricadono su coloro che lavorano al progetto. L'ispettore Hugo scopre la presenza sul luogo del delitto di frammenti di ciglia appartenenti ad un “non valido” ed è in quel momento che Vincent capisce che, per salvarsi, deve fare ricorso alle proprie doti naturali.
Uno dei detective che hanno investigato sul caso, si rivela essere il fratello minore di Vincent, Anthony. Costui è intenzionato a denunciarlo per la truffa messa in atto ma, dopo una sfida in mare a chi arrivava a nuotare più lontano, come facevano sempre da piccoli, Anthony comprende che il non valido Vincent è riuscito a realizzarsi nella vita nonostante il suo scadente corredo genetico e decide così di lasciargli coronare il suo sogno.
“Ecco come ho fatto, Anton. Non risparmiando mai le forze per tornare indietro”
Vincent è uno dei tanti che poteva scegliere. Fermarsi e accettare il proprio destino o guardare avanti e provare a costruirne uno nuovo, e ha vinto. È una di quelle persone che ha saputo far leva sulla propria autostima intesa come stima in sé stesso, sulla propria autodeterminazione ed è riuscito.
Ma vediamo nel dettaglio di cosa si parla quando si parla di autostima e autodeterminazione.
L’autostima è una valutazione realistica del concetto di sé, dei propri punti di forza e di debolezza. Ci dà la misura dell’efficacia con la quale ci adattiamo al nostro mondo sociale e una persona può̀ ottenerla quando è capace di riconoscere:
A partire dalla comprensione di questi aspetti la persona potrà elaborare le proprie opinioni e prendere consapevolezza dei propri sentimenti che danno forma alla capacità affettiva di ognuno di noi.
Per far si che questa forma prenda vita abbiamo però la necessità di riconoscere e comprendere emozioni e valori che ci contraddistinguono.
Ogni persona, infatti, può̀ avere dei sentimenti grazie alla presa di coscienza delle proprie emozioni e questo le consente di capire che ciò che sente, le appartiene, come diretta conseguenza della propria maturità̀ affettiva. Per continuare il processo maturativo e acquisire la propria caratteristica affettiva, serve al contempo, la continua presa di coscienza di ciò̀ che si sente, che sia piacevole o che non lo sia.
Quando parliamo di valori, invece, ci riferiamo alla scala dei valori etici (si formano con la partecipazione attiva dell’individuo alla società) e dei valori morali (sono trasmessi dai genitori e dalla società̀), perché sostengono e sono sostenuti dai principi e dagli ideali e sono in stretto rapporto con i valori umani.
È fondamentale che la persona possa conoscere quali sono i diritti con i quali nasce e quelli che acquisisce in interazione con la società̀, perché è solo in questo modo che potrà̀ interagire con i suoi diritti consolidando la propria autostima.
È inoltre importante che ogni individuo entri in contatto con le sue qualità, le quali possono essere considerate come le possibilità̀ innate che possiede un individuo espresse nell’interazione con la società. All’inizio della vita sono i genitori che rendono possibile lo sviluppo delle qualità̀ naturali di un bambino, successivamente si aggiungeranno i genitori sociali.
Prendiamo l’esempio di Vincent, lui sapeva perfettamente quali erano i suoi diritti societari da “non valido”, così come era consapevole delle sue qualità innate e quelle preimpostate dalla società, ed è questo che gli ha consentito di scegliere la strada giusta, non andando a ledere un’autostima, che in condizioni designate sarebbe stata compromessa.
Nel suo caso, inoltre, ha giocato un ruolo fondamentale anche l’autodeterminazione, cerchiamo pertanto di capire meglio che cos’è.
Deci e Ryan (1985; 1987) sono i primi che hanno sviluppato una teoria dell'autodeterminazione, sostenendo che il benessere di un individuo è il risultato della soddisfazione di tre bisogni psicologici di base:
Per soddisfare questi tre bisogni una persona deve sviluppare una certa dose di autodeterminazione, ovvero una combinazione di abilità, conoscenze e convinzioni che permettano all'individuo di adottare comportamenti autoregolati, autonomi e diretti verso un obiettivo.
L'uomo, da sempre, vuole generare da se stesso le proprie azioni, vuole conoscerne e controllarne le conseguenze, vuole sentirsi in grado di portarle a termine con successo. Egli tollera a stento il senso di controllo e di pressione che arrivano da scadenze, minacce, richieste di conformismo, e l'impressione di non poter governare gli eventi lo porta a sentimenti di depressione e di rinuncia. Inoltre, spesso rinuncia ad intraprendere azioni per le quali è consapevole di non possedere la competenza necessaria.
Nel tempo, l’autodeterminazione conduce gli individui a impegnarsi in comportamenti agendo per scelta piuttosto che per obbligo o costrizione, proprio come ha fatto Vincent.
La teoria dell’autodeterminazione riguarda infatti la personalità, la motivazione umana e il funzionamento ottimale. A tal proposito, è opportuno far riferimento ai due tipi principali di motivazione: quella intrinseca e quella estrinseca. Entrambe, infatti, influiscono in grande misura su chi siamo e su come ci comportiamo.
Deci e Ryan nel parlare di motivazione estrinseca fanno riferimento a ciò che nasce dall'interesse per ciò che è esterno. Le fonti di tale motivazione sono, i premi e i complimenti o il rispetto e l’ammirazione altrui.
La motivazione intrinseca viene dall'interno ed è associata all'attività in sé. Esistono degli impulsi interni che ci spingono a comportarci in un certo modo. A questi si aggiungono i nostri valori centrali, i nostri interessi e il nostro senso personale della moralità. La motivazione intrinseca è legata ad una forza, ad una spinta interiore e non a sollecitazioni e ricompense esterne.
Le emozioni ad essa collegate sono la curiosità, il piacere e la gratificazione in sé.
La motivazione intrinseca implica buoni livelli di autostima e una preferenza per compiti sfidanti: un compito o un’attività troppo semplice non desta interesse, non impegna completamente e non consente di sperimentare il piacere che deriva dall'essere assorbiti ed intenti in qualcosa d’interessante.
Prendete sempre il protagonista de film, Vincent, ha inseguito un sogno, voleva qualcosa da cui essere completamente rapito, qualcosa che desse valore all'immagine che lui aveva di sé. Nel suo caso la percezione che aveva di se stesso ha influito, positivamente sulla sua autostima e sulla sua autodeterminazione.
Siamo Noi, infatti, che determiniamo i nostri stati interiori (solitamente ambigui e difficili da interpretare) esaminando il nostro comportamento, come farebbe un osservatore esterno.
Nel formulare queste inferenze sulle nostre caratteristiche personali teniamo conto delle condizioni in cui il comportamento si verifica. Lo attribuiremo a noi stessi se lo abbiamo scelto di liberamente (motivazione intrinseca); piuttosto che se le condizioni esterne ci hanno obbligato (motivazione estrinseca).
Mi piace l’idea di concludere citando le parole di Marianne Williamson, (Nelson Mandela le utilizzò nel suo discorso alla Nazione nel Maggio del '94) che rappresentano a mio avviso la perfetta metafora di quanto finora esposto e sintetizzano appieno l’analisi personologica del protagonista del film.
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
Bibliografia:
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