Consultorio Antera

Consultorio Antera

Questa sindrome nonostante venga nominata per la prima volta negli anni ‘70 da P. Clanze e S. Omes e diventi via via sempre più popolare, in termini accademici non viene riconosciuta e inserita nei manuali diagnostici internazionali.

La sindrome dell’impostore è una forma di disagio intrapsichico, che va ad intaccare il nostro senso di “valere”, di “essere in grado di”, nasce da una forma di discrepanza da ciò che ci attribuiscono gli altri e come ci percepiamo noi.

E’ indissolubilmente legata all'aspettativa, questa zona grigia in cui sminuiamo il valore di ciò che siamo e abbiamo fatto, e illuminiamo tutto ciò a cui aspiriamo come più buono, desiderabile, in altre parole migliore.

Quali tipologie di “impostore”?

Possiamo elencare alcune tipologie di “impostori” che soffrono di questa sindrome:

  • Il supereroe, s’impegna per il bene altrui (azienda, famiglia…) convinto di doversi impegnare più di tutti, per questo delega con estrema difficoltà. Al centro del suo interesse c’è la produttività, il benessere personale passa in secondo piano. L’assioma è più produco più valgo: come a dire “mi devo sbrigare a migliorare prima che gli altri leggano il mio disvalore”.
  • In contrapposizione c’é l’individualista, da' valore solo a ciò che fa esclusivamente con le proprie forze. Questo atteggiamento porta alla chiusura e ad un aumento di fatica notevole. Non riesce ad accettare meriti frutto di collaborazioni o fortuiti, ed è qui che si apre la discrepanza tra valore interno ed esterno.
  • Il perfezionista si pone obiettivi sempre più elevati, con un costante senso d’insoddisfazione, infatti appena tali mete vengono raggiunte, ecco che se ne pone delle nuove. L’idea di fondo è: “Posso fare sempre meglio”. Quindi il valore che gli riconosce l’altro è sempre “datato”, legato ad una fase precedente e ormai insoddisfacente.
  • Il dotato, statisticamente in minoranza rispetto ai precedenti tipi. Ha sperimentato che nulla era difficile, a scuola bastava un minimo impegno, le relazioni si creavano senza pensarci, etc.… Il disagio nasce quando arrivano le prime difficoltà. Questo perché il mondo, ma soprattutto noi stessi, si aspetta che fili tutto liscio. Il dotato non ha acquisito le competenze per reagire agli ostacoli, quindi deduce che finora ha imbrogliato e presto lo scopriranno.

Questo è ciò che accomuna le varie tipologie: il costante timore di essere scoperti, di vivere ingannando gli altri, perché il valore che gli altri ci riconoscono è maggiore di quello che ci riconosciamo noi.

Quali sono le conseguenze di questa sindrome e come è possibile affrontarle?

Il paradosso che si viene a creare è che non esiste successo che possa invalidare la concezione di “non meritarlo”. Si minimizzano i successi e le competenze personali perché non compatibili con un senso del valore basso, ma soprattutto “immodificabile”. La conseguenza è di vivere costantemente tesi, timorosi e spaventati di essere scoperti.

Può essere d’aiuto rivolgersi ad un professionista, essere consapevoli dei meccanismi psicologici che ci conducono ad uno stato di malessere è fondamentale. Conoscersi ed accettarsi sono la base di un’autostima reale, scevra dai giudizi altrui. 

A chi risponde?

Il disagio psicologico è un’emergenza in crescita si stima che in Italia oltre 16 milioni di persone soffrano di problemi psichici di media e grave entità. Le problematiche più diffuse sono l’ansia e la depressione e le categorie più colpite risultano le donne e soprattutto le giovani generazioni (ANSA, 2024).

Le cause principali che minacciano il benessere psicologico sembrano essere principalmente legate a fattori esterni, tra questi lo stress da lavoro o da disoccupazione, incertezza economica, povertà, pressione sociale e scolastica, violenza fisica e verbale, mancanza di sostegno familiare.

Ad alimentare il disagio, soprattutto tra i giovani della generazione Z, contribuiscono sostanzialmente le difficoltà relazionali (isolamento, difficoltà a relazionarsi con gli altri, rifiuto tra pari, bullismo, ecc.), la preoccupazione per un mondo che sta cambiando in peggio (crisi climatica, guerre, emergenza sanitaria) e la dipendenza dai social.

Inoltre, tra le altre cause che incidono sulla salute psichica degli italiani c’è anche la scarsa possibilità di accesso ai servizi di tipo psicologico e psichiatrico. Permangono gravi disparità tra necessità di cure e disponibilità effettiva dei servizi del sistema sanitario territoriale, con un numero insufficiente di psicologi e risorse dedicate al settore.

Liste d'attesa lunghissime impediscono a molti di accedere a cure in tempi brevi, le persone sofferenti o le loro famiglie sono indotte a rivolgersi a strutture private, ma situazioni economiche difficili spesso non consentono di potersi curare adeguatamente. In Italia si stimano 5 milioni le persone che hanno bisogno di un aiuto e che non possono ottenerlo per motivazioni economiche (CNOP 2024).

Quale risposta si può dare?

Tutti coloro che ne hanno bisogno dovrebbero avere il diritto all’assistenza psicologica.

E’ in questa realtà di carenza di servizi che molte Associazioni o singoli professionisti hanno deciso di offrire supporto psicologico a prezzi calmierati con l’intento di coprire una fascia più ampia di richieste, ma questo non è sufficiente, il costo di un percorso terapeutico per alcune persone non è comunque sostenibile dunque, spesso rinunciano a chiedere un supporto, mantenendo inascoltato il loro stesso malessere.

Per provare a rispondere a quella fascia di persone che versano in situazioni di fragilità economica e psicologica e non abbiano accesso a servizi di salute mentale, alcune associazioni hanno iniziato delle campagne di raccolta fondi (crowdfunding) coinvolgendo donatori che attraverso piccoli contributi diventano sostenitori di un progetto. Uno di questi progetti riguarda la Terapia Sospesa”, che ha l’obiettivo di raccogliere dei fondi da disporre per offrire il numero più rilevante possibile di servizi psicologici (psicoterapie, terapia di gruppo, terapie familiari, ecc.) in forma gratuita o semi gratuita a quelle persone che pur avendone bisogno, non avrebbero avuto mezzi per sostenerla.

Questa tipo di raccolta fondi per la “Terapia Sospesa” si ispira alla tradizione partenopea del “caffè sospeso”. Questa tradizione sembra risalire al periodo della seconda guerra mondiale, in quei tempi difficili la gente esprimeva la propria solidarietà lasciando un caffè sospeso pagato in anticipo, un gesto anonimo di generosità e gratuità verso qualcuno che non poteva permetterselo.  Dal 2011 la Giornata del caffè sospeso è stata programmata in concomitanza con la Giornata dei diritti umani. Questo simbolo di solidarietà popolare e sociale è stato dunque un modello per iniziative solidali anche nell’ambito del disagio mentale come appunto la “Terapia Sospesa”.

Perché è importante la “terapia sospesa” per la nostra Associazione?

“La solidarietà è mettersi nei panni altrui, è dare prima che ti venga chiesto.”

(VANESSA MONTFORT)

L’Associazione Antera è particolarmente sensibile alle situazioni di chi, vivendo un disagio economico, non può accedere alla terapia o non riesce a darle continuità.

Per cercare di dare una risposta alle persone con tali difficoltà afferenti al nostro centro, è stato attivato il progetto di “Terapia Sospesa”. Grazie al fondo recuperato dal 5x1000 e soprattutto alla collaborazione e al generoso contributo dell’Associazione BEA a Colori, Antera nel precedente anno è riuscita a garantire dei percorsi terapeutici individuali e un laboratorio espressivo di gruppo a un certo numero di persone e in particolare a ragazzi tra i 18 e 25 anni che avrebbero avuto difficoltà ad accedere a un percorso terapeutico.

Il benessere psicologico è vitale per tutti, è un elemento cardine dell’esistenza umana ed è per questo fondamentale contribuire come società civile. Per continuare ad offrire supporto a persone con situazioni di svantaggio sociale, la nostra associazione intende proseguire nella ricerca di contributi che possano tradursi in un numero, si auspica sempre maggiore, di “Terapie Sospese” che, come il “caffè sospeso” sono un gesto di “gentilezza” che fa bene a tutti, a chi lo riceve e a chi lo fa!

Il Consultorio Antera Aps, da sempre attivo nella prevenzione della violenza di genere e nel creare spazi di cura e sostegno per donne con dipendenza affettiva e vittime di violenza, organizza l’incontro di presentazione del libro “Anche questa di Marinella è una storia vera”. 
 
L’autore Sergio Carloni, racconta il dramma della violenza sulle donne e la necessità di un impegno collettivo, che imponga di non voltarsi dall’altra parte. Il libro non solo è la testimonianza di una vicenda personale, ma è un appello ad una responsabilità collettiva, quella di riconoscere, nominare e combattere la violenza in ogni sua forma. 
 
L’incontro ha lo scopo di creare uno spazio di condivisione, riflessione e prevenzione sulla DIPENDENZA AFFETTIVA e VIOLENZA di GENERE.
 
L'evento e' GRATUITO.
Per informazioni ed iscrizioni potete contattarci (anche via WhatsApp) al numero 320 8755641 o tramite mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 

Nel corso degli ultimi anni abbiamo imparato a considerare la sessualità come un ventaglio di sfumature e preferenze, dalle più diffuse e facili da incasellare come l'eterosessualità, l'attrazione verso persone del sesso opposto, e l'omosessualità, l'attrazione verso persone del proprio sesso, passando per la pansessualità che non fa distinzione di sesso o genere o la demisessualità, l'attrazione sessuale che scatta soltanto in presenza di un’attrazione romantica o di un intenso legame emotivo. 

 

Ma cosa si intende per Poliamore e Simbiosessualità?

Il Poliamore

È una relazione di tipo amoroso dove la consensualità tra i partner permette di avere contemporaneamente più rapporti di tipo affettivo-intimo-erotico e sessuale, in armonia e rispetto reciproco.

A differenza della monogamia, dove ci si impegna a stare con un/una partner alla volta, il poliamore ammette la possibilità di amare e desiderare più di una persona contemporaneamente. 

 

Come funziona il Poliamore? 

Le relazioni poliamorose si fondano su specifici accordi di relazione, per il mantenimento del reciproco rispetto. Questi accordi non sono mai definitivi e possono essere rinegoziati tutte le volte in cui sia richiesto o risulti necessario. 

La comunicazione, insieme al consenso e all’empatia, sono i tre pilastri su cui si fonda questo tipo di relazione, che non si basa sul possesso

 

Esistono diversi tipi di poliamore: 

  • il poliamore può essere aperto. In questo tipo di rapporto, i partner si accordano affinché ognuno possa avere delle relazioni di tipo sessuale fuori dal rapporto di coppia. Rispetto al rapporto principale, ciascuno dei partner è libero di incontrare e frequentare altre persone, attraverso rapporti che possono svilupparsi autonomamente.
  • il poliamore chiuso, che a sua volta si divide in due ulteriori tipologie.
    • La prima variante, è denominata polifedeltà, e richiede che la sessualità sia praticata solo all’interno della relazione.
    • Nella seconda variante si ha un matrimonio di gruppo, che prevede fedeltà sessuale e nel quale possono essere coinvolti sei partner che si occupano, in modo condiviso, della casa, di eventuali figli, delle spese connesse.
  • Ci sono infine i poliamorosi solisti, che non abitano con il partner, o la partner, ma vivono da soli o con altre persone, che possono essere congiunti della famiglia di origine oppure amici, coinquilini.

 

La Simbiosessualità

A fronte di tutte queste distinzioni dove si colloca la Simbiosessualità e come è stata individuata?

La simbiosessualità, si riferisce, all'interesse fisico e sentimentale diretto non a singoli individui, come avviene nella maggior parte dei casi, ma piuttosto dall'energia che si crea tra coppie consolidate. È una nuova forma di amore emersa in un nuovo studio americano condotto dai ricercatori dell'Università di Seattle e pubblicato su Archives of Sexual Behavior.

A differenza del poliamore, in cui tutte le persone coinvolte instaurano relazioni romantiche o sessuali tra loro, la simbiosessualità non è a doppio binario: chi si identifica come simbiosessuale, infatti, può trovare affascinante l’intimità, la complicità e l’armonia di una coppia, senza alcuna preferenza particolare verso uno dei due partner della coppia.  

 

Andare oltre i pregiudizi

Oltre alle definizioni teoriche e degli studi annessi quello che è importante per noi fare è aumentare la consapevolezza su questi fenomeni. L’intento è quello di ridurre i pregiudizi e gli stereotipi associati, promuovendo una migliore comprensione e accettazione delle diverse forme di relazione.

Le ragioni per cui una persona o un gruppo di persone può scegliere di intraprendere relazioni poliamorose o simbiosessuali sono diverse e dipendono dalla personalità, dall’esperienza e dalla concezione di vita di ciascuno. 

Può capitare che vi sia un desiderio di maggiore intimità e connessione emotiva con più di un partner; la volontà di diversificare le esperienze relazionali; una predisposizione naturale a intrattenere relazioni con più di una persona alla volta. Il rifiuto delle norme sociali tradizionali circa le relazioni monogame, e volontà di esprimere autonomia e libertà nel definire la propria vita sentimentale oppure curiosità e sperimentazione di nuove dinamiche relazionali.

Qualunque sia il motivo o la ragione, a nostro avviso è fondamentale tenere a mente tre parole chiave:

 

Consapevolezza, Comunicazione aperta e Rispetto 

La comunicazione aperta con i partner è il primo passo. È fondamentale assicurarsi che tutte le relazioni siano basate sul consenso e sulla volontà di tutti i partner coinvolti. La chiarezza tra le parti è essenziale per evitare incomprensioni e conflitti. È di fondamentale importanza, stabilire e rispettare i limiti personali di tutte le persone coinvolte e per ultimo, ma non ultimo, ricordate il rispetto per le scelte e per i desideri altrui. 

Hikikomori: Non Solo una Parola Giapponese

Immagina un adolescente che, giorno dopo giorno, smette di uscire di casa. Spegne il telefono, abbandona la scuola, si rintana nella sua stanza. Non è ribellione: è Hikikomori, un termine giapponese che significa letteralmente "stare in disparte". Nato negli anni '90 per descrivere giovani che si isolavano completamente, oggi questo fenomeno è un campanello d’allarme globale. A Roma, nel quartiere di Val Melania, il Consultorio Antera incontra sempre più famiglie alle prese con questa realtà complessa.

 

Cos’è Davvero l’Hikikomori? Oltre gli Stereotipi

Spesso confuso con la depressione o la timidezza, l’Hikikomori è un ritiro sociale volontario che supera i 6 mesi. Non è una malattia, ma una risposta estrema a pressioni esterne. Come spiega la psicologa Maria Rossi del Consultorio Antera: "Molti ragazzi ci dicono di sentirsi schiacciati dalle aspettative. L’isolamento diventa l’unico modo per proteggersi". A differenza della semplice introversione, qui c’è un rifiuto totale del mondo: niente amici, niente sport, spesso solo internet come finestra sul mondo.

 

Da Tokyo a Roma: Perché il Fenomeno è Esploso

Se in Giappone lo attribuivano alla cultura del perfezionismo, oggi l’Hikikomori ha radici universali. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i casi sono raddoppiati dopo il Covid-19. A Roma, zona ricca di servizi ma anche di competizione scolastica, molti ragazzi raccontano di sentirsi “sbagliati” rispetto agli standard sociali. "Mio figlio ha smesso di uscire dopo essere stato deriso in palestra", racconta una madre durante un colloquio al Consultorio.

 

Chi Sono i Giovani Hikikomori? Storie Dietro le Porte Chiuse

Non esiste un identikit unico, ma alcuni tratti ricorrono:

  • Luca, 17 anni: Ex studente modello, ha iniziato a saltare scuola dopo un brutto voto in matematica. Oggi passa le giornate tra videogiochi e forum online.
  • Sofia, 24 anni: Laureata con lode, non ha mai cercato lavoro. "Ho paura di deludere", sussurra durante la terapia.
Contrariamente ai pregiudizi, spesso sono ragazzi brillanti ma ipersensibili. Come sottolinea il dott. Bianchi, psicoterapeuta del Consultorio: "Non sono pigri: stanno lottando contro un dolore invisibile".

 

Perché Succede? Le Radici di un Malessere Profondo

Le cause sono come tessere di un puzzle:

  • Scuola e Bullismo: Il 68% dei casi al Consultorio nasce da esperienze traumatiche in classe. A Roma, molti ragazzi denunciano pressioni eccessive nei licei della zona.
  • Famiglia Iperprotettiva: "Volevamo solo il meglio per lui", ammette un padre durante un gruppo di supporto. A volte, l’amore si trasforma in una gabbia dorata.
  • Società Digitale: I social media creano mondi paralleli dove è più facile nascondersi. Ma come dice una nostra paziente: "Online nessuno vede che tremo quando parlo".

 

Sintomi: Quando l’Isolamento Diventa Allarme

Non è semplice timidezza. Ecco i segnali da non sottovalutare:

  • Ritmi Circadiani Alterati: Dormono di giorno, vivono di notte. "Mio figlio sembra un vampiro", scherza amaramente una madre.
  • Reazioni Aggressive: Una richiesta innocua come "Esci a fare la spesa" scatena urla. È la paura che parla.
  • Igiene Trascurata: Docce rare, pigiami sempre uguali. Non è pigrizia, ma un grido muto d’aiuto.

 

Conseguenze: Il Prezzo dell’Invisibilità

L’isolamento prolungato crea danni a catena:

  • Analfabetismo Emotivo: Dopo anni in solitudine, riconoscere un’emozione diventa difficile. "Non so più cosa provo", confida un ragazzo durante la terapia.
  • Dipendenza Tecnologica: Il 92% dei nostri pazienti Hikikomori abusa di internet. Non è svago, ma anestesia emotiva.
  • Rischio Suicidario: Il 40% ha pensato al suicidio (dati Ministero della Salute). Per questo a Val Melania dove abbiamo aperto una nostra nuova sede puoi trovare supporto in caso di crisi.

 

Diagnosi: Un Labirinto da Esplorare con Cura

Distinguere l’Hikikomori da altre patologie richiede tempo:

  • Non è Depressione: Qui non c’è tristezza, ma un rifiuto attivo del mondo.
  • Non è Autismo: Non ci sono deficit comunicativi, ma una scelta consapevole.
Serve una valutazione a 360 gradi.

 

Hikikomori in Italia: Numeri che Fanno Riflettere

Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza:

  • 1 adolescente su 50 mostra sintomi di ritiro sociale
  • Nel Lazio, il 12% delle scuole superiori segnala casi
  • A Roma, il picco è nei quartieri benestanti come Nuovo Salario
Durante i lockdown, il Consultorio Antera ha registrato un +200% di richieste d’aiuto. "Molti genitori ci dicono: 'È colpa della pandemia'. In realtà, il virus ha solo accelerato processi già in atto".

 

Terapia: Piccoli Passi Verso la Luce

Al Consultorio Antera adottiamo un approccio a fasi:

  1. Primo Contatto: rispettando i tempi del paziente.
  2. Riabilitazione Sociale Soft: Iniziamo con attività a bassa pressione: curare una pianta, scrivere un diario.
  3. Gruppi di Mutuo Aiuto: A Val Melania organizziamo incontri tra ex Hikikomori. "Finalmente non mi sento un alieno", dice Marco, 19 anni.
Come sottolinea il un nostro psicologo: "Non forziamo mai. È come sciogliere il ghiaccio con il calore delle relazioni autentiche".

 

Non Sei Solo: Il Consultorio Antera è Qui per Te

Se riconosci i segnali dell’Hikikomori in un familiare, agisci ora:

  • Colloquio Gratuito: Presso la nostra sede di Via Giacomo Coppola di Musitani, 34 (Roma Val Melania) o online
  • Workshop Mensili: "Genitori oltre la paura" – Impara strategie pratiche
  • Supporto Scuole: Interventi negli istituti del Municipio Roma III per prevenire il ritiro
Chiama il 320 8755641 o scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Ogni storia merita di riprendere il volo. ?

 

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