Martedì, 12 Novembre 2024 13:55

Generazioni padri e figli a confronto

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Una riflessione dal film “Il tempo che ci vuole”: una storia di crescita, idealizzazione, conflitto e perdono

 

Francesca Comencini ci regala un film delicato e intenso nel quale racconta, con coraggio, il rapporto con il suo papà Luigi Comencini, anche lui regista.

La bellezza di questo racconto sta nel poter ripercorrere le tappe salienti e significative dell'evoluzione del rapporto a partire dall'infanzia passando per l'adolescenza ed arrivando alla donna che diventa madre: il tutto con gli occhi della donna matura e realizzata di oggi.

La narrazione di questo rapporto assomiglia in parte a quello che succede in psicoterapia ai pazienti: rimaneggiare la propria storia familiare è qualcosa che riguarda diversi momenti della vita di una persona e può accadere in diverse fasi della terapia.

Questo lavoro consente alla persona di riconoscere dinamiche familiari ma anche intrapsichiche, di fare pace con il proprio passato per poter andare avanti e prendere a pieno responsabilità della propria vita.

 

Dal tempo dell'idealizzazione alla distanza

Francesca da bambina guarda il papà con gli occhi dell'amore, lo guarda come un gigante irraggiungibile. L'idealizzazione è un aspetto naturale nell'infanzia, qui ancor più presente per la fama ed il talento raggiunto dal papà e per il fascino che il mondo del cinema può esercitare su un bambino.

La piccola è coinvolta nella vita lavorativa del papà, lo segue sul set, apprezza il suo lavoro, ne è tanto affascinata ed incuriosita quanto intimorita

La fascinazione della piccola termina quando giunge la fase dell'adolescenza.

Lo scontro di questo rapporto padre e figlia è lo scontro intenso e feroce degli anni di piombo, dove la condivisione di valori politici e culturali era per gli adolescenti di allora anche una questione identitaria.

Il contesto sociale, storico e culturale, influenza in maniera importante la dimensione della ribellione adolescenziale

Altro fattore sociale distintivo fu all'epoca la forte presenza di dipendenze da eroina. Ed è proprio nella parte del film dove compare la dipendenza di Francesca che emerge tutta la sofferenza, il dolore e l'impotenza del non capire e del non capirsi, la distanza tra padre e figlia, le bugie. La cinepresa si sofferma su un papà che non sa se essere più controllante e presente o più distante e severo. Quanto può essere faticosa la ridefinizione dei rapporti genitori figli nel passaggio che va dall'infanzia all'adolescenza? Quanto può sentirsi perso un genitore nel non saper come aiutare il figlio che sta male?

 

Dalla distanza allo scontro

Il momento più denso e toccante del film è il momento in cui il papà decide di rischiare e di affrontare la figlia, chiusa in bagno a drogarsi.

Lo scontro è forte e doloroso, il papà costringe la figlia ad uscire dal bagno.

Tra urla e pianti la figlia ammette di non sentirsi degna ed all'altezza di questa vita ed il padre in un movimento profondamente autentico ammette che anche lui da giovane e negli anni si è sentito incapace come lei ed ha avuto una gran paura di non farcela. Il canale emotivo diventa il mezzo attraverso il quale il padre comunica con la figlia e si riavvicina a lei e questo la fa sentire meno sola ed estranea alla relazione.

Quello che il papà la incoraggia a fare, citando Samuel Beckett, è  tentare sempre, sempre fallire, e fallire sempre meglio, trasportandola in un mondo dove l'errore è possibile, tollerabile ed anzi ottima occasione per risperimentarsi e crescere. Si può essere fragili, sentirsi inadeguati eppure si riesce a trovar la propria strada e realizzarsi. Il messaggio è che come ce l'ha fatta lui può riuscirci anche lei.

La potenza trasformativa di questo dialogo sta nella vicinanza emotiva del padre alla figlia, nella sua capacità di essere autentico abbandonando il piedistallo che il ruolo genitoriale e la fama gli avevano dato.

Il modo in cui il papà, da adesso in poi, si prenderà cura della figlia, consentirà una riparazione del rapporto.

 

 

Il tempo del perdono e la possibilità della separazione

Adesso il rapporto è cambiato, Francesca è cresciuta, è diventata donna e madre e lavora nel campo del cinema. E' in grado di accettare, non senza delusione, che il padre non condivida a pieno le sue scelte stilistiche di regista, in particolare iniziare il lavoro di regista con un film autobiografico.

Ma è proprio questo "diventare grandi": accettare che il genitore possa avere una visione diversa dalla propria e continuare a seguire la propria strada, quella più autentica e sentita.

Adesso papà e figlia possono condividere il set cinematografico di un film e Francesca può accettare consigli dal papà regista senza sentirsi sminuita ed incapace come quando era adolescente.

E' proprio giunto il momento della separazione: Francesca è diventata adulta, papà può andare.