Martedì, 11 Maggio 2021 16:37

Emotional Eating: come lo stress influisce sulla nostra alimentazione

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Cibo ed emozioni

Può capitare di mangiare non per fame, ma in risposta a sentimenti ed emozioni sperimentate o allo stress percepito. In questi casi possiamo parlare di Emotional Eating,  che consiste in una perdita di controllo per cui non è più il corpo a dettare cosa e quanto mangiare, bensì le emozioni vissute in quel momento. Alcune persone tendono ad utilizzare grandi quantità di cibo quando sono tristi o particolarmente annoiate, per altri invece è un modo per evitare di pensare a questioni delicate della propria vita. 

L’Emotional Eating spesso porta a mangiare in eccesso e soprattutto cibi con un alto contenuto di calorie e di grassi, come i dolci, con la possibilità di sfociare in una vera e propria abbuffata,  definita come “il mangiare grandi quantità di cibo in un tempo breve con senso di mancanza di controllo sul mangiare”. In alcuni casi tali  abbuffate possono diventare ripetute e invasive rispetto alla propria quotidianità,  portando al consolidarsi di un vero e proprio disturbo dell'alimentazione, denominato Binge Eating Disorder (BED) o Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

 

Cibo usato per gestire le emozioni

L’Emotional Eating è una modalità disfunzionale per eliminare o alleviare le emozioni negative, come stress, rabbia, paura, noia, tristezza e solitudine. Sia gli eventi importanti di vita, sia le controversie della quotidianità possono scatenare emozioni negative che portano il soggetto a sfogarsi sul cibo; per esempio la disoccupazione, i problemi economici, i problemi di salute, le relazioni conflittuali, lo stress sul lavoro, la fatica ecc.  Qualunque stato emotivo può portare a mangiare troppo.

Alcune delle emozioni più frequentemente associate all’Emotional Eating sono:

  • rabbia verso se stessi, un’altra persona o una situazione; si tende a soffocare i sentimenti col cibo, piuttosto che affrontarli;
  • disperazione, si pensa che niente potrà mai andare bene e quindi non vale la pena nemmeno di preoccuparsi per la salute e il proprio peso;
  • mancanza di controllo, si percepisce di non avere controllo sulla propria vita a eccezione del mangiare, quindi si pensa di poter mangiare ciò che si vuole e quando si vuole;
  • non sentirsi apprezzati, nessuno sembra notare gli sforzi fatti sul lavoro o in altri ambiti della propria vita, arrivando a provare una disistima verso se stessi;
  • noia, con sentimenti di solitudine prevalenti, si sente di non avere niente da fare, né posti dove andare, si mangia per riempire quei tempi vuoti.

 

L’influenza dello stress sull’alimentazione

Un crescente corpo di studi evidenzia come lo stress influisca sulla salute non solo attraverso processi fisiologici diretti, ma anche attraverso cambiamenti nei comportamenti di salute come scelta degli alimenti e la loro assunzione. Sembra evidente che lo stress sia collegato con l’alimentazione e che lo stress modifichi l’assunzione alimentare complessiva in due modi, con una sovra- o sotto-alimentazione, a seconda della gravità degli eventi considerati stressanti.

Mangiare potrebbe anche servire come strategia di coping per fronteggiare le situazioni stressanti (per esempio, come una fuga) o essere un mezzo attraverso cui ridurre gli effetti avversi di alta consapevolezza di sé o ancora come una modalità per attenuare emozioni negative portate dallo stress.

Quando uno stress acuto è vissuto come minaccia alla sicurezza personale, vi è una risposta fisiologica istantanea, la risposta “fuga o lotta”, che si traduce nella variazione dell’appetito. L’esposizione a fattori di stress psicologico cronico, per esempio pressioni sul lavoro, contribuisce alla sensazione globale di malattia e per molte persone la risposta tipica a queste situazioni di stress cronico non è l’evitamento del cibo, ma la ricerca e il consumo di cibi ad alta densità energetica.

Se lo stress fa sì che alcuni individui consumino cibo in eccesso rispetto al fabbisogno, allora questo può sfociare in un aumento di peso e obesità. Diversi studi hanno evidenziato in alcuni casi una diminuzione e in altri casi un aumento nell’alimentazione in risposta allo stress, a seconda della gravità del fattore stressante, oltre che caratteristiche personali dei soggetti.

 

Stress e obesità: un potente circolo vizioso

Le situazioni stressogene risultano essere potenzialmente una causa e una conseguenza di obesità, interagendo in un modello bidirezionale. Ciò significa che l’aumento di peso ha il potenziale per innescare la risposta allo stress, che a sua volta può aumentare il peso, e così via.

In questo modo le interazioni tra stress e obesità potrebbero creare un circuito vizioso molto forte.  Allo stesso modo la perdita di peso, che può anche innescare il rilascio di cortisolo, potrebbe innescare la risposta allo stress e quindi opporsi a una ulteriore perdita di peso, il che suggerisce che il sistema di stress può essere coinvolto nelle sfide di perdita di peso.

Questo modello di retroazione positiva tra stress e peso indica che il trattamento nell’area dell’alimentazione deve tenere in debita considerazione non solo il bilancio energetico, ma anche il sistema dello stress, supportando la persona sia da un punto di vista nutrizionale, che psicologico.

 

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