EMDR come trattamento per affrontare relazioni disfunzionali
Riflessioni a partire dal film “Padri e figlie” di Gabriele Muccino
Katie è figlia unica. La figlia tanto amata da due genitori amorevoli. Improvvisamente la bambina si ritrova sola: la madre muore in un incidente e il padre, un noto scrittore a New York, viene ricoverato dopo un periodo di tempo trascorso a occuparsi di lei e del suo lavoro, in un ospedale psichiatrico a causa di una serie di problemi fisici e mentali post-incidente.
La bambina viene affidata alla zia fino al ritorno del padre, ma purtroppo non sarà per molto. Katie diventa adulta e prova attraverso il suo lavoro (diventa infatti un assistente sociale) ad occuparsi degli altri, ma è palese la sua estrema fatica a prendersi cura di sé e a costruire relazioni sentimentali sane e durature. La perdita prematura della madre e successivamente del padre e soprattutto quella “relazione paterna” così unica e speciale, congelano la possibilità di affidarsi e fidarsi delle braccia di un altro uomo, anche quando di fronte a sé si presenta qualcuno in grado di accogliere le sue ferite.
È talmente profondo il dolore che Katie non può far altro che sedurre e concedersi a chiunque mediante sesso occasionale, rischiando di perdere anche la relazione con un uomo di cui era innamorata. Nel film Katie fa un percorso psicoterapeutico, ma che cosa accadrebbe se Katie chiedesse di essere aiutata proprio attraverso l’uso dell’EMDR?
In che modo il trattamento EMDR potrebbe esserle utile, su quali aspetti e in che modo andrebbe ad agire?
Come ormai noto, l’EMDR è il metodo d’elezione per elaborazione delle esperienze traumatiche. L’acronimo EMDR dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ovvero desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, è un trattamento psicoterapeutico scoperto nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro, la quale fece tale scoperta in modo del tutto casuale. Successivamente le abbondanti ricerche cliniche portarono a considerarlo come il trattamento evidence-based per il trauma, ma non solo.
L’EMDR si è via via trasformato in un approccio sempre più raffinato, complesso e globale, in grado di affrontare gran parte dei disturbi.
Qual è l'obiettivo del trattamento EMDR?
Il suo obiettivo, attraverso l’utilizzo della stimolazione alternata e ritmica degli emisferi cerebrali attraverso la stimolazione oculare, è quello di riattivare il processo di auto-guarigione del cervello e desensibilizzare i momenti più disturbanti connessi all’evento critico o potenzialmente traumatico.
Molto semplicemente si chiede al paziente di mantenere l’attenzione sulla memoria traumatica, mentre il terapeuta muove le dita della sua mano a destra e a sinistra facendo sì che gli occhi del paziente le seguano. In questo modo viene riproposto il meccanismo di elaborazione dei ricordi che molto probabilmente si attiva durante la fase Rem del sonno. Durante la notte il movimento bidirezionato e naturale dei nostri occhi ci aiuta ad elaborare i ricordi, ma quando quest’ultimi riservano un contenuto emotivo troppo forte e doloroso la nostra mentre non riesce a compiere tale processo e a posizionare il ricordo nel “giusto cassetto” della memoria.
È così che il ricordo resta nel presente, imbrigliato in reti neurali di diverso genere. Dato che la memoria traumatica non è stata elaborata, adeguatamente digerita dal soggetto, appena quest’ultimo torna a contatto con emozioni, sensazioni, vissuti, percezioni cognitive che ricordano tale memoria, la mente rivive un’esperienza molto simile a quella vissuta nel passato.
Per tal motivo l’EMDR grazie al movimento oculare fa sì che venga riattivato il naturale processo di elaborazione delle informazioni presenti in memoria e di conseguenza vengano ricreate connessioni nuove e più funzionali. Il paziente di conseguenza comincerà a vedere l’evento disturbante e se stesso da una nuova prospettiva.
Quale processo di elaborazione si attiva grazie all'EMDR?
Il ricordo traumatico a mano a mano che viene elaborato diventa emotivamente più tollerabile, tanto che il soggetto sa che quell’evento è accaduto, ma a livello emotivo assume una tonalità meno disturbante con la possibilità di sapere con certezza che quell’evento è accaduto nel passato e non appartiene più al presente.
Attraverso un singolo ricordo sarà possibile lavorare a più livelli: sulla memoria, sulle emozioni, sulla percezione cognitiva di sè e sulle sensazioni corporee. Non solo sarà, attraverso l’uso di tale metodologia, possibile definire un piano di lavoro che partendo dai ricordi disturbanti del passato, si sposti ai vissuti del presente ed eventualmente alle prospettive del futuro che creano difficoltà.
Come l'EMDR potrebbe aiutare Katie?
Nello specifico di Katie, l’EMDR (ricordando che è possibile attivarlo solo all’interno di un percorso psicoterapeutico e non come trattamento a sè stante) potrà essere utilizzato non solo sui lutti e le perdite non risolte, ma anche sull’attaccamento evitante e disfunzionale, e su come quest’ultimo vada a influire sulle relazioni attuali.
Prima di lavorare sui ricordi traumatici potrebbe essere molto importante lavorare sul rinforzo delle risorse personali e positive di Katie. Elementi quest’ultimi che gradualmente l’aiuterebbero a modificare la percezione negativa di sé e a cominciare in modo sempre più chiaro a credere in se stessa e nella possibilità che oggi, in quanto adulta, avrebbe, di costruire e mantenere una relazione sana.
Solo in questo modo Katie sarà libera di scegliere in modo consapevole le sue relazioni senza continuare ad essere vittima di un dolore congelato e senza continuare a scappare prima ancora che qualcun altro l’abbandoni.
Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo, Fiumicino, offre l'opportunità di incontrare psicoterapeuti esperti nelle difficoltà legate a vissuti traumatici, accogliendo e accompagnando gli individui all'interno del proprio percorso terapeutico, anche attraverso l'utilizzo della tecnica EMDR.