L’adolescenza rappresenta una fase decisiva per la costruzione dell’identità adulta e per il consolidamento della personalità. Come tale, questa fase della vita costituisce una importante opportunità di crescita e di proiezione al futuro in cui si verificano trasformazioni significative sia da un punto di vista corporeo che affettivo e cognitivo.
I nuovi compiti di sviluppo impongono al ragazzo di oltrepassare la dipendenza dal caregiver tipica dell’infanzia giungendo alla sostituzione dei legami primari con quelli con pari. Parallelamente l’adolescente necessita altresì di mantenere anche un senso di continuità rispetto alla propria rappresentazione di Sé, dell’altro e delle relazioni.
Adolescente: quale distanza dai genitori?
In adolescenza, è fuor di dubbio che i comportamenti di attaccamento verso i genitori vengano attivati meno assiduamente, ma è altrettanto vero che gli adulti di riferimento continuano a rappresentare una “base sicura” per il ragazzo, specialmente nei momenti di difficoltà. In tal senso dunque, il processo di individuazione non deve essere visto rigorosamente come una frattura netta con i genitori, ma piuttosto come un processo di profondo cambiamento che avviene con loro, coinvolgendoli in prima persona. Appare, dunque, superata l’idea che vede l’adolescenza necessariamente come quella fase della vita caratterizzata da lotte estremamente insidiose e dolorose tra genitori e figli. Piuttosto, la letteratura sembra aver dimostrato che solo limitatamente, nei casi in cui è presente una sofferenza psicopatologica, le tensioni adolescenziali conducono ad una vera e propria fattura relazionale e comunicativa intergenerazionale.
Nuovi ruoli in famiglia
E’ tuttavia innegabile che nel corso dell’adolescenza si riattivi una contrattazione dei ruoli e delle funzioni intrafamiliari attraverso cui ogni membro deve trovare una nuova collocazione nel rapporto agli altri. Ciò ha come conseguenza la necessità di impostare nuovamente, all’interno della famiglia dell’adolescente, le modalità relative alla comprensione e alla distanza interpersonale. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta, sembra quindi essere influenzato non solo dalla saldezza delle strutture psichiche dell’adolescente, ma anche dalle capacità dell’ambiente di supportarlo nel suo processo di crescita.
I figli diventano adolescenti e i genitori diventano madri e padri di un adolescente
Quando un figlio cresce, anche i genitori hanno dunque il dovere di “revisionare” i propri aspetti interni relativi al rapporto affettivo connesso al distanziamento e alla separazione per permettere al figlio di diventare adulto. I genitori sono chiamati a costruirsi una nuova idea del figlio, che mai come in adolescenza, appare loro “distante”, “incomprensibile” talvolta “inaccessibile”. In questo complesso processo di riorganizzazione i genitori rischiano di fornire al figlio risposte inadeguate, talvolta ambigue, in cui l’adolescente viene considerato adulto o bambino a seconda delle situazioni e dei ruoli. Tale ambivalenza se apparentemente sembra consentire una maggior tutela del ragazzo, volta a preservarlo dai pericoli propri della sua fase di ciclo vitale, in realtà rischia di non agevolare pienamente il processo di crescita. Per i genitori, spesso appare rischioso e difficile “perdere il controllo” del proprio figlio che si affaccia al mondo con i suoi strumenti, inevitabilmente differenti da quelli della generazione precedente, e troppo spesso considerati superficialmente errati.
Adolescenza: quale ruolo per la scuola?
Anche la scuola sovente rischia di fornire risposte incongrue e inadeguate ai bisogni evolutivi degli adolescenti, “dimenticando” di rappresentare la vera palestra di crescita delle competenze individuali e relazionali verso cui ogni adolescente tende naturalmente quando inizia a separarsi dalla famiglia nel tentativo di costruire una identità autonoma. Per gli insegnati non è mai semplice trovare un equilibrio tra la necessità di rappresentare il mondo delle regole di convivenza e al contempo l’ambiente di accoglienza di cui i ragazzi avrebbero bisogno. Il rischio è che, di fronte ad una scuola sempre più depauperata e ad un corpo docente privato spesso della sua autonomia e della giusta preparazione, tali problematiche perdano centralità e vengano trascurate.
Contesto di appartenenza come fattore protettivo per gli adolescenti
Risulta, quindi, evidente che il modo in cui gli adulti si interfacciano con l’adolescente rappresenta senza dubbio un fattore di protezione o di rischio per il suo benessere psicologico. In tal senso, dunque, dietro alle difficoltà espresse da un adolescente è possibile cogliere la somma di risposte incongrue degli adulti alla inevitabile trasformazione che investe il ragazzo e i suoi sistemi di riferimento in questa fase di ciclo vitale.
Quando è necessario chiedere aiuto?
Una sana acquisizione dell’identità va di pari passo con il benessere psicologico, in quanto indicherebbe una buona capacità di adattamento all’ambiente. Tuttavia in condizioni di vulnerabilità, sia individuali che ambientali, sembra venire meno negli adolescenti proprio questa capacità di definire meglio il proprio Sé, inibendo le proprie capacità di strutturare un’immagine di sé positiva e rivolta verso il futuro.
In questi casi un intervento psicoterapeutico può rappresentare una valida opportunità per permettere evoluzioni positive sia per l’adolescente che per la sua famiglia; permettendo loro di accedere ad una trasformazione che coinvolge sia processi intrapsichici che intersoggettivi.
Il Consultorio Antera APS, nelle sue sedi di Roma, Fiumicino e Monterotondo, offre la possibilità di incontrare psicoterapeuti esperti nell'accogliere adolescentie famiglie, supportandoli in questa delicata fase di passaggio.