Giovedì, 11 Maggio 2023 10:40

Adolescenti e famiglia, uno sguardo attraverso il cinema

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Sintomi o segnali di cambiamento? Le “famiglie Belier” al tempo dell'adolescenza

 

Adolescenza: evoluzione e conflitto

Nel processo di naturale evoluzione di una famiglia ci sono molte fasi che impongono di negoziare nuove regole familiari ed è inevitabile che in insorgano conflitti, che la tensione si alzi. In questo processo nascono occasioni di crescita per tutti i componenti della famiglia; ma se non si risolvono, i conflitti transazionali possono dare origine a molti altri problemi.

Le transizioni corrispondono al passaggio da una fase all’altra del ciclo vitale della famiglia, ognuna delle quali è caratterizzata da specifici compiti evolutivi: nel passaggio attraverso le varie fasi, gli individui dovrebbero progredire nel processo di individuazione e raggiungere un sufficiente livello di differenziazione.

Un individuo ben differenziato può appartenere a diversi sottosistemi, sia all’interno che all’esterno della famiglia, rispetto ai quali può aderire e separarsi senza perdere il senso della propria continuità personale. A volte questo processo osserva una o più battute d’arresto ed è proprio nelle fasi di passaggio del ciclo di vita della famiglia che molto spesso si collocano le richieste di aiuto dei pazienti.

 

Come vengono accolte in psicoterapia le richieste di aiuto in adolescenza

Per i terapeuti, si pongono una serie di domande: come leggere i sintomi? Come problemi, messaggi o soluzioni? Da che punto di vista dobbiamo guardare alle situazioni di difficoltà? In che fase del ciclo di vita siamo? Quali tecniche è più corretto utilizzare? Sappiamo che, per curare il sintomo, esso va prima accolto, dotato di senso ed utilizzato per far muovere la terapia.

È pur sempre una soluzione ed in quanto tale non va sempre e comunque combattuta, ma accolta per essere poi sostituita da una più funzionale, da nuovi meccanismi relazionali, da nuove regole.

 

Ciclo vitale della famiglia e adolescenza

Il raggiungimento dell’adolescenza da parte dei figli segna un momento particolarmente critico nel ciclo vitale di una famiglia ed è un periodo che rappresenta bene il passaggio da una fase del ciclo di vita della famiglia ad un'altra. 

L’adolescenza mette infatti a dura prova le capacità adattive dell’organizzazione familiare: le relazioni debbono essere profondamente ridefinite, le forme dell’attaccamento e della cura mutano, il comportamento esploratorio dei figli inizia ad aver luogo al di fuori della famiglia.

 

La famiglia Belier : uno sguardo all'adolescenza attraverso il cinema

Tra le varie rappresentazioni cinematografiche che affrontano questo tema, ce n’è una particolarmente significativa: si tratta di un film dal titolo “La famiglia Belier” del 2014. 

Questa la trama: Rodolphe Bèlier, sua moglie Gigi e il loro figlio minore Quentin sono tutti privi dell'udito e della parola, mentre la sedicenne Paula, la loro figlia maggiore, dotata sia dell'udito sia della parola, comunica con la famiglia mediante la lingua dei segni e rappresenta per essa un'indispensabile interprete.

I Bélier sono agricoltori e vivono vicino nell'ovest della Francia. Paula aiuta i genitori nelle stalle e nella vita quotidiana, è il tramite tra la famiglia ed il mondo esterno: quando si tratta di rispondere al telefono per trattare con il referente in banca o per tradurre un consulto con il medico, per interagire con i clienti al mercato cittadino, dove ogni domenica i Bélier vendono formaggio.

Come attività extra scolastica, Paula sceglie il corso di canto ed in questo contesto scopre un talento inespresso, tanto da catturare l’attenzione del suo maestro, che le propone, oltre che di partecipare a varie esibizioni scolastiche, anche di rispondere alla richiesta di una scuola di canto parigina, che avrebbe organizzato una audizione per trovare nuovi talenti.

Paula, sapendo del suo ruolo cruciale in famiglia, tiene inizialmente tutto nascosto ai genitori, per paura che potessero vivere il suo interesse per attività al di fuori di quelle relative all’azienda familiare come una forma di abbandono.

Nonostante gli sforzi della ragazza, Rodolphe e Gigi vengono a sapere la verità. Dopo una fase iniziale di forti contrasti, che ha portato Paula a rinunciare alla partecipazione alla audizione, i genitori a poco a poco si accorgono del talento della figlia ed accettano di accompagnarla a Parigi.

Quando canta davanti alla commissione che la sta esaminando, Paula, per far capire ai genitori le parole della canzone da lei scelta, utilizza insieme alla voce il linguaggio dei segni. Il talento di Paula, il canto, è stato inizialmente vissuto come una specie di tradimento dai genitori, che non ne possono avere accesso, e come una sorta di colpa da lei stessa.

Ma attraverso il linguaggio dei segni cantato, Paula riesce a sintonizzarsi anche da un punto di vista emotivo con la sua famiglia, ponendo le basi per una affermazione di sé che non implicasse uno strappo o una distanza eccessiva.

Ha trovato il modo di utilizzare un linguaggio comune che è stato capito, laddove in precedenza prevaleva invece la diversità di vedute ed una impossibilità apparente di comunicare. Da due grammatiche diverse, si è arrivati ad una sintassi comune, che è stata in grado di promuovere il cambiamento.

 

Come i sintomi possono divenire strumenti di cambiamento

In questa storia, il sintomo-canto, aspramente combattuta in una fase iniziale, è stato lo strumento attraverso il quale ogni individuo è divenuto progressivamente meno indispensabile per il funzionamento della famiglia di origine, creando un proprio spazio personale ed accrescendolo.

Nel corso di questo processo, tutti hanno avuto modo di sperimentare nuove modalità relazionali, divenendo più autonomi da punto di vista emotivo e cognitivo.