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L’adolescenza è una fase evolutiva di transizione dall’età infantile a quella adulta, fondamentale per lo sviluppo dell’identità. Caratterizzata da rilevanti cambiamenti fisici, emotivi e psicologici, accoglie movimenti di scoperta di sé ed esplorazione del mondo che sono tipicamente associati a vissuti di incertezza e instabilità. L’attuale emergenza sanitaria implica un contesto fisico, sociale e culturale che rende ancor più complesso fronteggiare questo delicato momento evolutivo. Tale maggiore complessità riguarda sia il vissuto degli adolescenti, sia il vissuto di coloro che degli adolescenti devono prendersi cura.
La chiusura del primo lockdown, poi questo clima di pandemia e la nuova chiusura, si sono tradotti in una condizione di forte stress per adolescenti. Il Professor Stefano Vicari, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha rilevato come vi sia stato un netto aumento dei disturbi del sonno, così come situazioni di forte chiusura degli adolescenti, fino alla comparsa di quadri di ansia e di depressione, con aumento di atti autolesionistici e rischio di suicidio.
La solitudine: fattore di rischio primario
Possiamo riscontrare una differenza marcata tra il primo e il secondo lockdown. Nel primo caso si è associata una maggiore disponibilità a vivere le norme restrittive, nel senso che i ragazzi, in molti casi, hanno vissuto la chiusura delle scuole come un’anticipazione delle vacanze e poi, dato ancora più importante, in quel periodo i genitori erano nella maggior parte dei casi presenti in casa. Questo ha avuto una funzione di protezione.
Nella seconda ondata, invece, la chiusura delle scuole, almeno per la secondaria di secondo grado, ha coinciso con l’assenza dei genitori, che nella maggior parte dei casi avevano ripreso la propria attività lavorativa, o erano chiusi in qualche stanza di casa a destreggiarsi con lo smart-working. Questo probabilmente ha ridotto gli strumenti di difesa dei ragazzi, in qualche modo si sono sentiti più soli.
Negli adolescenti e preadolescenti, che vivono un’età in cui l’inclusione e l’accettazione nel gruppo di pari è meta essenziale da raggiungere, la chiusura forzata può aggravare quel senso di solitudine piuttosto frequente in fase dello sviluppo.
Di conseguenza, aumenta la propensione all’isolamento dei giovani con il rinchiudersi in camera e passare ore su internet, e la mancanza di contatti fisici con i pari finisce per trasformarsi in un fattore di rischio per conflitti in famiglia.
Questa situazione sta impedendo la piena interazione e la comunicazione degli studenti con i compagni di scuola, il gioco, gli esercizi e le attività tra pari, che sono vitali per la crescita, l’apprendimento e lo sviluppo delle giovani menti.
Adolescenti: quali difficoltà legate alla didattica a distanza
La fisicità della scuola è venuta meno e con essa ecco sparire un contenitore fondamentale che aiuta a mantenere la “barra a dritta”. Orari, verifiche puntuali, una routine di regole. Stare a casa si connette inevitabilmente a movimenti di “anarchia”.
Questa situazione amplifica una delle sfide più difficili ma anche più importanti che la scuola ha: rendere autonomi, consapevoli e protagonisti assoluti della propria maturazione di conoscenze i ragazzi. Purtroppo, ancora oggi, il sistema scolastico rimane ancorato al senso del dovere, dell’obbligo, del voto come obiettivo; spesso i ragazzi non si sentono protagonisti del loro processo di apprendimento ma contenitori di informazioni.
Il ruolo dell’insegnante direttivo che dalla cattedra detta la conoscenza, oltre ad essere criticato da tutte le moderne nozioni psicopedagogiche, non funziona per nulla bene a distanza. È necessario, soprattutto in questo momento, che possano essere motivati e coinvolti, incrementando anche la cooperazione fra compagni, seppur a distanza, e la possibilità di assumere una posizione attiva, supportando anche gli insegnanti in questo compito davvero arduo.
Quali sono i segnali di disagio degli adolescenti da tenere in considerazione?
Ecco alcune aspetti da monitorare, che possono aiutarci a cogliere dei segnali di disagio provenienti dai nostri ragazzi:
- Aggressività e labilità: un campanello di allarme rispetto alla presenza di un disagio può essere un insolito aumento di suscettibilità ed irascibilità. Gli adolescenti possono diventare intrattabili, rifiutandosi di essere collaborativi ed osteggiando ogni indicazione del genitore. Possono aumentare i litigi e le scenate, rendendo la convivenza un luogo di costante allarme: la tensione può divenire un clima emotivo difficile da rompere. Facilmente i genitori si sentono oggetti di odio dai propri figli, ma in realtà la famiglia è uno dei luoghi privilegiati in cui l'adolescente mostra il suo disagio senza filtri. Non bisogna leggere le sue reazioni come un attacco personale, ma come un possibile indicatore di malessere, a cui dovremmo prestare attenzione.
- Regressione: altre reazioni che possono verificarsi, del tutto contrarie alle precedenti, sono invece gli atteggiamenti infantili e regressivi. L'adolescente può avanzare delle richieste insolite di accudimento e vicinanza, chiedendoci aiuto e comportandosi "come se fosse un bambino". Potrebbero presentarsi improvvisi momenti di pianto inconsolabile ed apparentemente immotivato, oppure si può assistere ad una continua oscillazione di umore tra alti e bassi.
- Disagio a livello corporeo: un'altra importante manifestazione di disagio avviene attraverso il corpo, che si fa veicolo di messaggi importanti. Può esserci un'elevata tendenza alla somatizzazione, che può verificarsi nelle difficoltà a dormire o a riposare adeguatamente, in variazioni drastiche di appetito (dal digiuno prolungato alle abbuffate), nell'incapacità a concentrarsi, nella presenza di frequenti mal di testa o dolori corporei, disturbi gastrointestinali. Alcune conseguenze di questo possono essere continue oscillazioni di peso, la presenza di insolita fatica nello svolgere compiti quotidiani. Un ulteriore elemento a cui si può prestare attenzione è il livello di cura del proprio corpo e di trascuratezza, che in situazioni di stress elevato potrebbe arrivare a livelli di malcuria. Osserviamo il modo con cui gli adolescenti si prendono cura di sé e del loro modo di vestire.
Come dobbiamo comportarci di fronte al malessere che arriva dagli adolescenti?
- Offrire sostegno e protezione, ma alla giusta distanza: sicuramente il genitore ha il compito di proteggere il figlio, monitorarlo, rassicurarlo, sostenerlo. Tuttavia, questi compiti non possono espletarsi con le stesse modalità e con la stessa vicinanza e presenza fisica che venivano agite quando erano più piccoli. Per i genitori, diventa così importante imparare a tollerare dei confini e una distanza sufficiente che possa permettere al figlio di sentirsi sufficientemente libero. Dover trascorrere più tempo a casa limita necessariamente certi movimenti di esplorazione e autonomia, che tipicamente in questa fase evolutiva vengono agiti fuori dalle mura domestiche. Per quanto possibile, diventa quindi importante poter garantire ai propri figli degli spazi privati di esplorazione, rispettandone i confini sia in termini di tempo, che di spazio fisico.
- Allenare il loro senso di responsabilità: Per quanto risultino importanti lo spazio per la comprensione, il sostegno e il rispetto della distanza, è necessario al contempo una corretta sollecitazione del senso di responsabilità dell’adolescente. Questo può tradursi nel porre richieste pertinenti, come un compito di cui occuparsi in casa. È importante sollecitare il senso di responsabilità dei ragazzi, anche in riferimento al comportamento da tenere fuori da casa, al fine di promuovere l’adozione di comportamenti “salutari”.
- Mantenere una routine e porre dei limiti: le regole potranno essere rinegoziate e può essere utile sperimentare insieme la contrattazione di qualcuna di queste, magari assumendosi compiti reciproci precisi, come in una sorta di contratto. Infine, per promuovere l’adesione alle regole è utile tenere a mente l’importanza del rinforzo positivo, riconoscendo l’impegno del figlio e premiandolo quando agisce comportamenti rispettosi delle medesime. Da un lato tutti gli adolescenti sperimentano la trasgressione e devono provarsi anche al limite del lecito, tutti hanno violato norme e regole, fa parte del percorso di crescita. Ora è molto ridotta la possibilità di violare delle “norme normali”, tutto è esasperato. Occorre ad ogni modo che modulino questa necessità di trasgredire, senza passare all'eccesso opposto.
- Accogliere e riconoscere l'adolescente nelle sue difficoltà: se l'adolescente si sente sminuito nei propri sentimenti, può richiudersi in sé stesso e non richiedere più aiuto, ma nascondere i suoi problemi. Mai minimizzare ciò che prova, ma piuttosto dargli un senso ed "arginare" la portata emotiva, senza però negarla. Se da un lato non bisogna minimizzare, occorre anche non problematizzare qualsiasi vissuto negativo come necessariamente patologico: è normale che l'adolescente sperimenti emozioni forti e che fatichi a tenerle sotto controllo. È importante provare a "mettersi nei suoi panni", comprendere il suo punto di vista, indossando in alcune situazioni le lenti con cui egli guarda il mondo.
Il dialogo è quindi uno strumento importante per il benessere dell'adolescente, che se si sente accolto, riconosciuto e contenuto, potrà usare il genitore come modello e base sicura per affrontare il mondo, anche chiedendo aiuto.
Nel momento in cui si intercetti un disagio crescente da parte dei propri figli o si avverta la necessità di farsi aiutare come genitori, un supporto di tipo psicologico può essere importante.
Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo e Fiumicino offre la possibilità di incontrare psicologi e psicoterapeuti esperti nelle difficoltà legate alla fase adolescenziale, accogliendo e accompagnando i ragazzi e le proprie famiglie all'interno di percorsi specifici.
Il Training Autogeno è un metodo di rilassamento che una volta acquisito, praticato ed allenato può essere di sostegno in momenti di difficoltà, come forte ansia, rabbia, stress, paure,...
L'etimologia delle parole serve a chiarire la natura di questa tecnica, "training" vuol dire allenamento, "autos" vuol dire da sé, e "genos" significa che si genera, chiunque la impari poi la potrà gestire in maniera autonoma, in qualsiasi situazione e luogo.
Presso il Consultorio Antera Onlus si organizzano periodicamente laboratori di gruppo in cui apprendere e sperimentare questa efficace tecnica.
Per informazioni e costi dei Corsi Base contattare la segreteria ai numeri 320.8755641 o 06.45425425 o compilare il form per essere richiamati
Un nuovo ed originalissimo percorso esperienziale finalizzato al benessere, ideato per sperimentare le proprie emozioni ed esplorare ii cinque sensi attraverso strade inconsuete: dal gioco teatrale, fino all'arte culinaria...tutto pensato ed organizzato per diventare un'occasione per crescere. L'intero ciclo prevede 9 incontri con inizio il 16 dicembre. Ogni altra informazione può essere richiesta tramite la scheda contatti, l'indirizzo e-mail, oppure telefonicamente in orari di segreteria
Ansia e stress
Nonostante ansia e stress siano immediatamente associati nella nostra mente a malessere e disagio, entrambi rappresentano normali risposte del nostro organismo.
L’ansia può essere descritta come una reazione emotiva preparatoria, attraverso cui ci accingiamo ad affrontare una situazione potenzialmente minacciosa, lo stress è proprio la nostra risposta a tale situazione, nel momento in cui mettiamo in campo le risorse richieste per fronteggiarla. Se non avvertissimo ansia e stress non saremmo capaci di adattarci ai vari contesti e sperimentarci come persone, in grado di trovare soluzioni e crescere. L’ansia e lo stress fanno quindi parte di un vero e proprio sistema di allerta, innato per l'uomo e utile alla persona per affrontare quanto gli accade intorno, ma quando tali risposte raggiungono gradi eccessivi, eccole diventare disfunzionali.
L'ansia si può manifestare sia a livello fisico che cognitivo. Possiamo avvertire ad esempio tensione muscolare, sudorazione eccessiva, respiro veloce, senso di soffocamento, battito cardiaco accelerato, mentre i nostri pensieri possono essere connotati da paura e preoccupazione, difficoltà di concentrazione, desideri di fuga ed evitamento, senso di inadeguatezza e impotenza.
Consideriamo alcune utili strategie per gestire i nostri livelli di attivazione.
Ansia e stile di vita
E' importante non sottovalutare il nostro stile di vita, che spesso tende ad amplificare ed accentuare stati ansiosi. Partendo da semplici e apparentemente banali abitudini, come limitare l'assunzione di caffeina, possiamo prenderci cura di noi stessi, allentando le normali tensioni quotidiane a cui tutti siamo sottoposti, “disinnescandole” prima che si trasformino in disagi veri e propri. Lavorare sul benessere del nostro corpo è un potente fattore protettivo, dedicandoci ad esempio ad un'attività fisica in modo regolare, privilegiando magari quelle discipline che prevedono anche esercizi di rilassamento, tecniche di consapevolezza corporea e respirazione.
Modulare il nostro linguaggio per gestire l'ansia
Una possibile strategia riguarda proprio il nostro modo di definire le cose. Spesso le persone etichettano facilmente ciò che si trovano ad affrontare come “problema”, usando espressioni come “va tutto male”, dove quel “tutto” rischia di apparire un macigno insormontabile. Il linguaggio ha un notevole impatto sulla nostra psiche e su quella di chi ci circonda, influenzando lo stato emotivo. L’uso frequente della parola “problema”, ad esempio, non fa che amplificare i livelli di ansia, è un termine connotato unicamente in modo negativo, che ci fa restare chiusi nella nostra difficoltà, piuttosto che proiettarci fuori, verso una possibile via d'uscita. Prestare maggiore attenzione alle espressioni che usiamo, poterle modulare in base alla contingenza che ci troviamo di fronte, può aiutarci a cogliere le diverse sfumature di ciò che ci accade. Se un “problema” può essere definito “ situazione da risolvere” ecco che può sembrarci meno spaventoso e in alcuni casi potrà addirittura arrivare ad essere chiamato “sfida da affrontare”.
Darsi obiettivi per fronteggiare le situazioni che generano ansia
E' importante comprendere cosa ci sta accadendo nel momento in cui “il termometro dell'ansia” sale, individuare le nostre principali preoccupazioni e cercare di considerarle singolarmente, anche se si presentano tutte nello stesso momento. Può essere utile darsi degli obiettivi specifici e soprattutto realistici rispetto a come fronteggiare ognuna delle situazioni, fonte per noi di disagio e malessere. Può essere di grande aiuto per ridurre lo stress, dedicarci alla pianificazione di alcune mete da raggiungere e pensarle come un percorso con delle tappe intermedie. Allo stesso tempo stare in guardia da un eccesso di pianificazione, non sempre tutti i nostri piani potranno essere rispettati alla lettera e tutte le variabili essere tenute sotto controllo, l'importante è non perdere di vista l'obiettivo finale, concedendoci un po' di flessibilità.
Poter chiedere aiuto
Quando ansia e stress arrivano ad avere delle gravi ripercussioni sulla qualità della nostra vita, limitandoci in modo massiccio sia nella sfera privata che in quella professionale, può essere necessario chiedere un supporto psicologico. Le discriminanti importanti da considerare sono la quantità e la durata delle manifestazioni ansiose. Nel momento in cui ci accorgiamo che queste ultime diventano delle costanti della nostra quotidianità e che interessano in modo trasversale diversi ambiti della nostra vita, potrebbe rivelarsi utile un aiuto esterno, affidandoci alla figura di un professionista.
Approfondimento: Ansia - Cosa è, Sintomi, Cause e Cura
Aperte le prenotazioni agli incontri gratuiti.
Tutte le date degli info groups - incontri divulgativi ed informativi, condotti da professionisti esperti nelle diverse tematiche: menopausa, alimentazione, compiti per bambini e ragazzi, educazione alimentare, autostima, dipendenza affettiva, rilassamento arte ed emozioni, relazioni con gli altri, gestione della rabbia e dello stress.
Presso la sede di Fiumicino del Consultorio Antera Onlus
Per ragioni organizzative è richiesta la prenotazione
Il Consultorio Antera Onlus offre la possibilità di conoscere uno strumento importante e molto utile per la gestione dell'ansia quale il Training Autogeno, attraverso un percorso organizzato in cicli di 6 incontri, a cadenza settimanale (il Sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00).
Il Training Autogeno prevede esercizi strutturati ripetitivi assumendo una determinata posizione del corpo (sdraiata, in poltrona e del cocchiere a cassetta).
Gli esercizi sono di due tipi: "basilari" e "complementari":
i basilari sono:
esercizio della pesantezza: produce uno stato di rilassamento muscolare, ovvero di rilassamento dei muscoli striati e lisci
esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno
i complementari sono:
esercizio del respiro: produce una migliore ossigenazione del sangue e degli organi
esercizio del plesso solare: scioglie le tensioni che generalmente contraggono i muscoli dell'addome provocando disturbi vari
esercizio del cuore: permette di mettersi in contatto con il proprio ritmo di vita e di quella parte del corpo che simbolicamente deputiamo alle emozioni
esercizio della fronte fresca: produce una vasocostrizione e un allentamento del sovraccarico fisico o mentale
I corsi si ripetono ciclicamente ogni qual volta si raggiunge un numero minimo di partecipanti. Ogni corso comprende la partecipazione di un piccolo gruppo, massimo 5 partecipanti e si avvia non appena viene raggiunto un numero minimo di 3 partecipanti.
Per aderire al gruppo e’ necessario accedere preliminarmente ad un colloquio individuale conoscitivo ed informativo (gratuito).
Costi: ogni ciclo costa € 180,00+ quota associativa annuale di € 10,00 (valida per accedere ad ogni altro servizio o iniziativa del Consultorio Antera Onlus)
L’iscrizione e’ relativa all’intero ciclo, non e’ prevista la partecipazione ad un singolo incontro.
L’iscrizione al gruppo viene saldata con un’unica quota prima di partecipare a tutti gli incontri ed è comprensiva di: iscrizione, singoli incontri, materiale
Chi effettua l’iscrizione è pregato di rispettare l’impegno preso, per non compromettere l’avvio ed il proseguimento del percorso, trattandosi di un gruppo ristretto di partecipanti.
Per informazioni sulle prossime date e per iscriversi contattare la Segreteria al nr. 06.45425425 (dal lunedi al venerdi ore 9.00/13.00 e 13.30/18.00) o inviare una e-mail (specificando un recapito telefonico per poter essere richiamati) a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo., oppure compilare il form presente nella pagina CONTATTI.
Referenti:
Dott.ssa Colaiacomo Francesca
Dott.ssa Russo Milena
Approfondimento:
Il training autogeno è una tecnica di rilassamento psicofisiologica, ma sopratutto una tecnica di "cambiamento", cioè è utile per riuscire a produrre modificazioni in chi lo pratica, a livello fisiologico e psichico.
È il risultato della selezione e della successiva fusione degli elementi validi provenienti da varie terapie psicologiche, sulla base di un’analisi scientifica dei loro risultati. E' un metodo sperimentato dal neurologo psichiatra J.H. Schulz nel 1932 che partì dagli studi sull'ipnosi di Osca Voght.
Il training autogeno è in grado di produrre qualcosa di più del semplice rilassamento, che è solo il primo gradino di un percorso che può condurre al miglioramento del proprio rendimento in tutte le attività e aiuta a sciogliere le tensioni. Si parte, dunque, da modificazioni muscolari per ottenere una trasformazione nella sfera psichica e vegetativa. Distendendo infatti la muscolatura scheletrica e dei vasi sanguigni si raggiunge la distensione totale dell’individuo.
La modifica dell'aspetto psicofisiologico del soggetto si inserisce in un processo che si autodetermina (autogeno, appunto) partendo dal soma per arrivare alla psiche per tornare al soma e così via. Le modifiche che si producono con un adeguato allenamento hanno carattere di stabilità e costanza nel tempo.
Il training autogeno è utile nella cura di ansia, insonnia, emicrania, asma, ipertensione, attacchi di panico, disturbi del sonno, della sessualità, malattie della pelle e in tutte quelle patologie dove l'aspetto psicosomatico sia rilevante, anche grazie a un ridimensionamento spontaneo delle emozioni negative "allegate" a determinati vissuti.
BURNOUT: STRESS LAVORATIVO COS’È, DA COSA È CAUSATO E QUALI CONSEGUENZE COMPORTA
Il burn out (letteralmente vuol dire “scoppiato”, “bruciato”, “esaurito”) è definito come una sindrome di esaurimento emotivo, cedimento psico-fisico e ridotta realizzazione personale, che può insorgere in coloro che svolgono una professione basata sulla "relazione d'aiuto" tra operatore e utenti "disagiati". Tali attività lavorative implicano un intenso coinvolgimento emotivo, responsabilità morali e stress molto elevati, che spesso, se non sussistono adeguate misure di prevenzione, possono indurre sensazioni di ansia , paura, frustrazione o disperazione. In casi estremi tale sindrome può implicare gravi danni psicopatologici (insonnia , problemi coniugali o familiari, incremento nell’uso di alcol o farmaci) e deteriorare la qualità delle cure o del servizio prestato dagli operatori. Sono molti i professionisti socio-sanitari a rischio di burn-out, ma quelli più esposti sembrano essere operatori di comunità, educatori, insegnanti, riabilitatori psichiatrici, assistenti sociali e infermieri, in quanto sono professionalità caricate da una duplice fonte di stress : il loro stress personale e quello della persona aiutata. Ciò che può influenzare lo sviluppo del burn out è l’interazione tra le caratteristiche del soggetto e l’ambiente, che determina una risposta più o meno positiva che può andare da una condizione di adattamento, ad una di disadattamento fino allo sviluppo del burn out.
CARATTERISTICHE DEL BURNOUT
- esaurimento emotivo: consiste nella sensazione di essere in continua tensione, svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di una povertà di sentimenti verso gli altri;
- depersonalizzazione: si manifesta con una presa di distanza, rifiuto, comportamenti negativi e sgarbati nei confronti di chi riceve la cura o il servizio;
- ridotta realizzazione personale: riguarda il sentirsi inadeguati al proprio lavoro, la caduta dell’autostima e la sensazione di insuccesso nella propria professione.
- sintomi fisici: apatia, disturbi del sonno, disturbi gastro-intestinali, perdita e/o aumento di peso, frequente mal di testa, difficoltà sessuali;
- sintomi comportamentali: impulsività, irritabilità e aggressività, assenteismo, abuso di psicofarmaci e di alcool, conflitti in famiglia e con il partner, impazienza eccessiva;
- sintomi cognitivi-affettivi: distacco emotivo dal cliente, metodo di lavoro con procedure standardizzate, atteggiamento critico verso i colleghi, mancanza di entusiasmo nel lavoro e fuori dal lavoro, depressione, cinismo, perdita di entusiasmo, frustrazione, perdita di motivazione.
BURNOUT COME AFFRONTARLO
Quando ci si accorge di essere vittime della sindrome da burn out è molto importante fermasi e capire che richiedere un aiuto può dare un valido sostegno. Può essere molto importante rivolgersi ad un medico o ad una struttura per effettuare una diagnosi o trovare forme di prevenzione a ricadute o al riproporsi dei sintomi tipici. I più efficaci metodi di cura e prevenzione sono quelli che riguardano il singolo individuo e l’organizzazione in cui questo lavora. Sul piano individuale è importante mantenere vivo il contatto con i colleghi di lavoro, organizzare bene i propri compiti, dedicarsi di più al tempo libero e, se necessario, chiedere aiuto a professionisti esterni, come ad esempio a psicologi. Migliorare, invece, la struttura socio-organizzativa è fondamentale per chi è responsabile delle risorse umane, in quanto previene il disagio del lavoratore e dunque migliora la qualità globale del servizio.
CAUSE DEL BURNOUT
Indubbiamente uno dei fattori che contribuisce allo sviluppo della sindrome di burn out è quello costituito dalle caratteristiche della personalità, il modo in cui gli stimoli vengono percepiti come stressanti e l'intensità della reazione individuale a tali stimoli. Spesso le persone più colpite sono molto meticolose e bisognose di dimostrare agli altri e a se stessi di essere bravi. Non sono solamente umanitarie, disponibili e impegnate, ma hanno anche punti deboli, come ansia, introversione, suscettibilità, tanto da identificarsi fortemente con l’altro. La sindrome da burn out, però, scaturisce non solo dalle particolari caratteristiche della persona, ma dall’interazione di queste con l’ambiente organizzativo e socio-culturale. Nel primo caso, un’organizzazione può essere considerata inadeguata se è presente un training insufficiente o se aumenta eccessivamente la domanda di aiuto senza un proporzionato aumento di risorse umane. In questo modo gli operatori si trovano sovraccarichi di lavoro, con un insufficiente controllo e con un maggiore stress da sopportare. Inoltre, l’esercizio della professionalità in settori non affini ai propri interessi e competenze, a causa di una inadeguata distribuzione delle risorse, può portare un alto grado di frustrazione e quindi rifiuto. Nel caso di un ambiente socio-sanitario inadeguato, invece, si potrebbe incontrare sfiducia da parte dei clienti nei confronti del servizio, verso il quale mostreranno aggressività e ostilità, o ricompense insufficienti in rapporto alla quantità di lavoro svolta dagli operatori.
CONSIGLI PER CHI SOFFRE DI BURNOUT
L’aiuto più efficace per la persona è sicuramente un intervento da parte di un professionista, che possa fornire strumenti che permettano una comprensione del problema e del legame tra il proprio comportamento ed il contesto lavorativo. Una volta acquisite e messe in pratica le modalità più efficaci di comportamento, è molto utile valutare anche quanto tempo si sta dedicando al lavoro più del dovuto e dedicarsi maggiormente a se stessi, ai familiari e agli amici. Inoltre, si può cercare di far diventare un’abitudine il dedicare più tempo a se stessi, concedendosi totale rilassamento e sviluppando i propri interessi, senza tornare ai problemi legati al lavoro.
BURNOUT E PREVENZIONE
Un intervento di prevenzione ha lo scopo di agire sulle strutture di un sistema per eliminarne le caratteristiche patogene o che comportano peggioramento nella qualità del lavoro e della vita. Le attuali consapevolezze riguardanti l’origine di tale sindrome orientano questo tipo di intervento a: informare i lavoratori sui rischi a cui li espone lo stress percepito negli ambienti lavorativi, rendere attivi servizi di prevenzione per fornire le competenze utili per prevenire e gestire lo stress. Attuando queste misure di prevenzione, cambiando gli stili di gestione del potere, i modi di incentivare ed il clima nell’ambiente di lavoro, il costo del lavoro diminuisce e la produttività aumenta. Un’organizzazione che agisce a sostegno dell’impegno nel lavoro è un’organizzazione più forte, maggiormente in grado di rispondere alla sua clientela, di crescere in modi nuovi e stimolanti e di sviluppare idee o prodotti creativi.
RICONOSCERE LO STRESS
Il termine stress indica la risposta di adattamento prodotta dall’organismo ad un generico stimolo proveniente dall’esterno o dall’interno, che determina l’attivazione del sistema endocrino, del sistema nervoso autonomo e del sistema immunitario con la conseguente produzione di modificazioni corporee e psichiche volte a ripristinare l’equilibrio turbato. Dunque di per sé lo stress costituisce una risposta fisiologica a determinati cambiamenti e consente al nostro organismo di raggiungere il necessario adattamento per sopravvivere. Tuttavia, quando la reazione da stress è troppo intensa e soprattutto protratta nel tempo, le variazioni divengono stabili, predisponendo l’organismo all’insorgenza di problematiche sia fisiche che psicologiche anche gravi: questa situazione che prende il nome di di-stress determina una diminuzione delle capacità di risposta e di adattamento. Con il termine stressor si designano gli stimoli, le situazioni che determinano la risposta di stress. Fermo restando che esistono delle situazioni oggettivamente più stressanti di altre, ciascuno reagisce in base ad un sistema di pensieri appreso altamente personale: questo significa che si può rafforzare un’esperienza stressante o addirittura creare lo stress sulla base di uno stimolo leggermente negativo.
CARATTERISTICHE DELLO STRESS
La reazione ad uno stimolo che turba il nostro equilibrio investe l’intero organismo. Il sistema nervoso autonomo fornisce il segnale necessario per l’aumento di adrenalina e noradrenalina al fine di attivare l’organismo e prepararlo a fronteggiare o ad evitare al più presto la situazione stressante. Il sistema endocrino modifica la produzione di diversi ormoni: aumentano adrenalina noradrenalina e cortisolo, mentre diminuiscono gli ormoni sessuali. Il sistema immunitario è molto sensibile allo stress: inizialmente si verifica una diminuzione della risposta immunitaria, mentre successivamente si ha un aumento nella produzione di anticorpi. Tali modificazioni sono funzionali alla sopravvivenza, ma nelle situazioni in cui si protraggono per troppo tempo determinano dei problemi, anche piuttosto gravi: frequente sensazione di stanchezza generale, accelerazione del battito cardiaco, difficoltà di concentrazione, attacchi di panico, crisi di pianto, depressione, attacchi di ansia, disturbi del sonno, dolori muscolari, ulcera dello stomaco, diarrea, crampi allo stomaco, colite, malfunzionamento della tiroide, facilità ad avere malattie, difficoltà ad esprimersi, sensazione di noia nei confronti di ogni situazione, frequente bisogno di urinare, cambio della voce, iperattività, confusione mentale, irritabilità, abbassamento delle difese immunitarie, diabete, ipertensione, cefalea.
CAUSE DELLO STRESS
Da quanto esposto fin qui, si comprende come la risposta d stress, in quanto risposta vitale per l’ adattamento, sia determinata da una situazione esterna o da uno stimolo interno che minacciano l’equilibrio raggiunto. Fondamentale è la percezione soggettiva che ciascuno ha dello stimolo: il sistema di pensieri personale influenza il modo in cui la persona sperimenta le situazioni. Questo spiega perché negli esseri umani lo stress può manifestarsi anche in risposta a stimoli interni, psichici, (aspettative e ricordi negativi) e perché alcuni sperimentano come altamente stressanti situazioni che per altri non lo sono, o comunque le persone producono risposte di stress di diversa intensità di fronte allo stesso stimolo, fermo restando che alcune situazioni sono oggettivamente più stressanti di altre. Per comprendere meglio il significato di quanto detto, analizziamo cosa avviene. La risposta di adattamento, si compone di tre distinte fasi: 1) Fase di allarme: mobilitazione delle energie difensive (innalzamento della frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione delle secrezione salivare, aumentata liberazione di cortisolo, ecc.) 2) Fase di resistenza: tentativo dell’organismo di adattarsi alla situazione; i meccanismi fisiologici tendono a normalizzarsi, anche se lo sforzo per raggiungere l’equilibrio è intenso. Infatti se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, si entra nella 3) Fase di esaurimento: incapacità dell’organismo di difendersi e di adattarsi. Si assiste in questa fase alla comparsa di "malattie dall'adattamento" rappresentate per esempio, dal diabete o dell'ipertensione arteriosa (malattie psicosomatiche)
COME AFFRONTARE LO STRESS
Lo stress di per sé non costituisce una patologia; anzi è una risposta necessaria alla sopravvivenza. Ciascuno di noi almeno una volta nella vita si è sentito stressato: dal lavoro, dallo studio, dagli impegni familiari. La quotidianità è costellata da tanti piccoli momenti stressanti che contribuiscono ad esaurire le risorse dell’organismo. La risposta di adattamento allo stress rappresenta di fatto un meccanismo compensatorio che consente l’adattamento ad una situazione avversa e che è alla base della nostra capacità di fronteggiarla: in tal modo avviene il ripristino del giusto equilibrio delle funzione biologiche. Tutto questo determina un abbassamento del tono generale dell’organismo, dovuto certamente al dispendio di energie, ma soprattutto alle difficoltà di recupero delle energie perse. Quando la durata e l’intensità dello stress superano un certo limite, il divario tra risorse richieste dall’organismo per fronteggiare la situazione e ciò che si riesce a rigenerare aumenta progressivamente, determinando uno sbilanciamento e conseguentemente un esaurimento delle riserve dell’organismo. Pertanto il trattamento dello stress è differenziato relativamente alla durata, all’intensità e alle strategie più o meno efficaci che la persona adotta per fronteggiarlo: se si tratta di un momento più o meno circoscritto nel tempo, relativamente intenso, possono essere sufficienti tecniche di rilassamento, da eseguire anche da soli a casa, al limite qualche rimedio fitoterapico per il sistema ormonale e per quello nervoso. Chiaramente se si tratta di una situazione cronica, potenzialmente molto pericolosa per il nostro organismo, occorre intervenire anche con psicoterapia e se necessario, nei casi più gravi, psicofarmaci prescritti da un medico, complementari al un percorso psicoterapeutico.
CONSIGLI PER CHI SOFFRE DI STRESS
Probabilmente la terapia più efficace per contrastare gli effetti dello stress è costituito dal rilassamento che può essere raggiunto mediante l’utilizzo di svariate tecniche. Il vero benessere si fonda sia sul corpo che sulla mente, considerati nel loro legame indissolubile. Rilassarsi significa riposarsi a livello fisico e psicologico, ridurre lo stato di tensione che prepara l’organismo all’azione rendendoci inquieti e a disagio attraverso un addestramento progressivo all’autocontrollo e al rilassamento muscolare. Vediamo le tecniche più utilizzate:
Il biofeedback (retroazione biologica): insegna a rilassarsi da soli e a gestire funzioni del nostro corpo ritenute indipendenti dalla nostra volontà, come la tensione nervosa, il battito cardiaco, la sudorazione, ecc… Una macchina viene collegata al muscolo della fronte mediante tre sensori che captano lo stato di tensione della muscolatura frontale, indicativa del livello di stress dell’intero organismo, e lo trasformano in un segnale acustico, tanto più frequente, quanto più elevato sarà il livello di stress. In questo modo la persona percepisce la propria tensione emotiva in tempo reale e, cercando di evitare che la macchina suoni, impara ad esercitarsi per riportare alla normalità le sue funzioni interne. I risultati si ottengono nel medio-lungo termine: di solito il trattamento ha una durata di 12-15 sedute di 30-40 minuti ciascuna da effettuare 1 o 2 volte alla settimana.
Il training autogeno : ideato dallo psichiatra tedesco Shultz, è basato su una serie di esercizi da ripetere con costanza e disciplina per alcuni minuti al giorno, al fine di raggiungere uno stato di rilassamento muscolare e psicoemotivo autoprovocato (autogeno appunto). s pratica distesi su un divano o su una poltrona, in un ambiente tranquillo, in semi-oscurità, slacciando cinture e indumenti troppo stretti. Accanto ad esercizi fondamentali, quali autoinduzione di calma, sensazione progressiva di peso e di calore, si praticano esercizi complementari, quali esercizio del cuore, della respirazione e della fronte fresca, che provocano un rilassamento ancora più profondo. Fondamentale è la costanza nell’allenamento, da protrarre per almeno sei mesi.
Rilassamento muscolare progressivo : metodo basato sull’apprendimento della decontrazione muscolare volontaria, incentrato sulla presa di coscienza da parte della persona dello stato di contrazione o di distensione di ciascuno gruppo muscolare, passando man mano in rassegna tutto il corpo, concentrandosi su un muscolo per seduta, fino a raggiungere la decontrazione totale. L’apprendimento è piuttosto complesso e di lunga durata (un anno e più).
- Il controllo della respirazione : tecnica basata sul presupposto che respirazione e tensione muscolare sono direttamente collegate; la tensione nervosa altera il ritmo e la profondità del respiro, con conseguente diminuzione dell’ossigenazione del sangue. L’allenamento consiste nel riapprendere volontariamente le modalità di respirazione diaframmatici che è un metodo di rilassamento naturale
- Agopuntura : applicazione di aghi in modo tale da favorire la produzione di tranquillanti interni (endorfine); determina rilassamento muscolare, rallentamento del battito cardiaco, abbassamento della pressione arteriosa. Ogni seduta dura 30-40 minuti, i benefici si sentono già dopo 3-4 sedute, ma è efficace a livelli di stress non altissimi.
- Musicoterapica : ascolto a basso volume di brani lenti e ripetitivi secondo i gusti della persona che determina un aumento dell’ attività dell’emisfero destro del cervello, responsabile dell’immaginazione e della creatività, con diminuzione del lavoro dell’emisfero sinistro, sede del linguaggio, del pensiero razionale e della capacità di calcolo.
- Massaggio : Esercita un’azione muscolo-rilassante e stimolante la circolazione locale, producendo un effetto tranquillizzante attraverso il contatto fisico. Risulta efficace a bassi livelli di stress.
STRESS E PSICOTERAPIA
Eventualmente è possibile intraprendere un percorso psicoterapeutico che consenta di effettuare un lavoro sullo stress attraverso l’apprendimento di un’autoregolazione e l’allenamento ad una maggiore autonomia, ad un maggior piacere e benessere; allenamento a gestire meglio il tempo, le risorse finanziarie ed altri tipi di risorse, nonché la propria vita relazionale e sociale. Insomma il punto è cercare di equilibrare gli appagamenti e le frustrazioni quotidiane
STRESS E TERAPIA FARMACOLOGICA
Non è sempre necessario assumere farmaci per curare lo stress, e comunque non esistono farmaci specifici. Tuttavia vi sono delle situazioni che presentano una tale gravità da rendere impossibile l’avvio di una psicoterapia o l’applicazione di una tecnica di rilassamento e che mettono a repentaglio gravemente la salute della persone proprio per gli effetti che lo stress esercita sull’intero organismo. In questi casi il medico può ritenere opportuna la somministrazione di farmaci volti a ristabilire un equilibrio nei vari sistemi implicati nella risposta di stress (in particolar modo il sistema endocrino e il sistema nervoso per i quali potrebbe essere indicata anche una fitoterapia) e nei casi più gravi si provvederà alla somministrazione di psicofarmaci, soprattutto nei casi in cui lo stress assume connotazioni fortemente depressive o ansiose. Si rimanda pertanto agli psicofarmaci utilizzati in caso di ansia e di depressione. Comunque la farmacoterapia non è sufficiente: essa costituisce soltanto un sussidio volto a ristabilire un equilibrio minimo perché si possa intervenire attraverso le terapie precedentemente illustrate.