La terapia di gruppo è una forma di psicoterapia in cui l'intervento clinico viene effettuato in un setting gruppale: il gruppo, grazie alla guida dello psicoterapeuta, ha la capacità di contenere e trasformare i vissuti portati dai singoli individui, promuovendo una maggiore conoscenza di sé attraverso il rispecchiamento nell'altro. La rottura dell’isolamento e la creazione di un senso di condivisione e di appartenenza, in molti casi, sono già di per sé terapeutici.
La psicoterapia di gruppo consiste in incontri periodici tra persone che avvertono una sofferenza psichica. Questi incontri vengono guidati da uno psicoterapeuta che conduce il gruppo, sempre all'interno di una cornice che garantisce il segreto rispetto a quanto emerso negli incontri.
La psicoterapia di gruppo non è semplicemente una psicoterapia individuale fatta in gruppo, ma una psicoterapia con caratteristiche peculiari, particolarmente utili in alcune specifiche situazioni o fasi di vita.
Gli approcci terapeutici gruppali presentano alcune peculiarità rispetto a quelli “classici” che privilegiano un setting individuale.
Innanzitutto permettono di sfruttare gli specifici processi psicologici di gruppo all'interno della relazione clinica, per migliorare l'efficacia di alcuni tipi di intervento. Possono inoltre amplificare e accelerare alcuni processi di cambiamento: in un gruppo che funziona bene, in cui si sono sviluppate buone relazioni tra i componenti, si lavora tutti insieme in modo sinergico per affrontare i problemi, partendo dagli specifici bisogni di ogni individuo.
Al contrario, nella terapia individuale, si può “sfruttare” unicamente la relazione tra lo psicoterapeuta e paziente. Spesso il lavoro in gruppo si integra bene ad un percorso di psicoterapia individuale, affiancandolo o può essere una buona scelta per la persona una volta concluso il proprio percorso individuale, consolidando i cambiamenti avvenuti.
Si è osservato come il gruppo presenti delle specifiche caratteristiche che favoriscono:
I gruppi possiedono capacità curative che vanno ben oltre il superamento del senso di alienazione, dell’isolamento sociale e della possibilità di condividere il proprio disagio con altre persone. Nel gruppo la persona può sperimentare nuovi modi di relazionarsi agli altri e migliorare, così, la sua capacità di relazione anche all’esterno del gruppo, nella vita di tutti i giorni.
Per esempio l’adolescenza è un momento nella vita in cui il gruppo dei pari acquista una funzione significativa sia per lo sviluppo della personalità, che come contenitore delle turbolenze emotive proprie di questo periodo, quindi la psicoterapia di gruppo può facilitare la condivisione di esperienze, pensieri ed emozioni.
Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo e Fiumicino, offre la possibilità di incontrare psicoterapeuti esperti, accogliendo le specifiche richieste e accompagnando gli individui all'interno del proprio percorso terapeutico.
All'interno del nostro centro sarà possibile costruire un progetto ad hoc sulla persona, con la possibilità di usufruire anche di approcci terapeutici gruppali.
La terapia familiare è una forma di psicoterapia che si focalizza sul sistema famiglia e sulle complesse relazioni che si vengono a creare al suo interno. La terapia familiare ha il compito di analizzare e modificare le dinamiche relazionali interne al nucleo familiare visto come sistema e, al contempo, di favorire il benessere del singolo individuo.
La famiglia, quasi come una persona singola, ha propri cicli di vita, ed è sottoposta a eventi esterni e interni che la trasformano. Spesso la famiglia, quando si trova in situazioni di difficoltà, tende ad agire inconsapevolmente con dinamiche relazionali disfunzionali e comportamenti ripetitivi che sostengono e alimentano il disagio dei suoi membri, anziché risolverlo.
Le questioni che possono richiedere il sostegno di una terapia familiare sono variegate e non facilmente riassumibili. Il malessere di uno dei membri della famiglia può essere letto alla luce delle dinamiche relazionali presenti al suo interno ed egli rappresenterà non il problema da risolvere, ma il segno di una crisi all’interno del sistema in cui è inserito. Il progetto terapeutico potrà prediligere la terapia familiare come unica forma di intervento o in affiancamento e sostegno di percorsi individuali, in particolar modo quando il disagio viene espresso attraverso il malessere di un adolescente o di un giovane adulto.
Nel corso della vita la famiglia si trova a fronteggiare situazioni diverse dette eventi critici, situazioni che possono determinare un forte stress e che impongono una riorganizzazione della struttura familiare perché essa possa continuare a sussistere. Tali eventi si distinguono in due categorie: eventi critici normativi e paranormativi.
Gli eventi critici normativi, come suggerisce il temine, sono tutti quegli avvenimenti che è naturale accadano durante il ciclo di vita, prevedibili, ma non per questo meno destabilizzanti per il nucleo:
Si tratta di vere e proprie tappe obbligate attraverso le quali ogni famiglia deve passare e che per essere superate serenamente prevedono dei cambiamenti strutturali, un’evoluzione naturale dei rapporti interni che debbono riconfigurarsi secondo nuove esigenze.
Gli eventi critici paranormativi, invece, sono tutte quelle situazioni imprevedibili che possono scuotere alla fondamenta la famiglia, rappresentando un vero e proprio evento traumatico:
Gli eventi critici, dunque, mettono a dura prova la tenuta del sistema familiare, determinando conflitti e tensioni emotive che possono trovare nel singolo la via per manifestarsi come sintomo del disagio familiare.
Inizialmente si delinea di solito la storia familiare di origine, la struttura della famiglia attuale e la sua rete di riferimento, poi ci si focalizza sui rapporti interpersonali all'interno del sistema cercando di mantenere il focus sulle difficoltà che portano le persone a chiedere aiuto.
In seguito, sulla base delle ipotesi di lavoro, si cerca di rendere fluida e flessibile la comunicazione, alleggerendo le cosiddette situazioni di “blocco” o di “stallo”. Per riuscire a realizzare una buona terapia familiare è indispensabile il contributo di ciascuno dei componenti: chi si conosce così bene ha molte risorse da mettere in campo per il benessere di tutti!
Ogni membro ha la possibilità di definirsi rispetto alla famiglia, ovvero di ritrovarsi come persona con i suoi bisogni all'interno del sistema. L'approccio non è quindi colpevolizzante, non si cerca un responsabile del disagio, un colpevole, ma si cercano risorse in ciascuno, si maturano possibilità di crescita e svincolo dei figli, agevolando il passaggio a nuove fasi del ciclo vitale della famiglia.
Di volta in volta la presenza dei vari membri in seduta può cambiare, in quanto a discrezione del terapeuta e soprattutto il linea con gli obiettivi da perseguire, può essere presente l'intero nucleo familiare o possono essere convocati solo i genitori, o solo i figli, senza perdere però la visione di un intervento che è fatto con e per tutti i membri, ovvero a beneficio dell'intero sistema. Il setting della terapia con la famiglia è pertanto flessibile, potendosi così concentrare sulle varie istanze problematiche portate dai vari componenti e dando a ciascuno uno spazio adeguato di ascolto.
Il fine ultimo della terapia familiare non è quello di trovare una causa del disagio e ancor meno “colpevoli” o definire “vittime e carnefici”, quanto quello di riuscire a ribaltare gli schemi di comportamento precostituiti: in tal modo i vari membri della famiglia prendono consapevolezza e sperimentano nuove modalità di rapportarsi gli uni verso gli altri. La funzione della psicoterapia familiare è quella di supportare tutti i membri, facilitando un processo di trasformazione del sistema, grazie all'instaurarsi di un rapporto di fiducia e alleanza del terapeuta con ognuno dei familiari.
Nella terapia tale trasformazione si traduce in cambiamenti di ognuno rispetto agli altri, con conseguente modifica delle reciproche richieste ed aspettative.
Il terapeuta non lavora con lo scopo di educare la famiglia, ma per aiutarla a modificare il suo funzionamento interno, affinchè possa affrontare al meglio i suoi compiti evolutivi. E' la famiglia stessa, con le sue risorse interne, a diventare matrice della crescita dei suoi componenti, quella terapeutico è solo uno “spazio facilitante”. Uno degli elementi cardine su cui si basa il lavoro con le famiglie è quello di preservare le rispettive identità, comprendere e rispettare le differenze e i bisogni del singoli al contempo favorire processi sinergici fra i suoi componenti.
Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo e Fiumicino offre la possibilità di incontrare psicoterapeuti esperti nelle difficoltà legate alle dinamiche familiari, accogliendo e accompagnando gli individui all'interno di percorsi di psicoterapia con la famiglia costruiti ad hoc su ogni specifica situazione.
Fare terapia di coppia non vuol dire cercare un modo per fare stare insieme le persone che chiedono di intraprendere un percorso, ma cercare di capire se c’è ancora uno spazio in cui trovare un nuovo modo di comunicare, affrontando in modo consapevole il malessere dei due partner e ponendo le basi per un cambiamento. Fare terapia non significa neanche trovare un giudice che possa stabilire “chi ha ragione e chi ha torto”, prendendo una posizione che sancisca “chi si sia comportato meglio”. Il ruolo del terapeuta è quello di creare piuttosto un clima di apertura e condivisione, offrendo la possibilità di aprirsi a nuove possibilità di confronto, al fine di mettere a fuoco in modo non giudicante cosa sia accaduto a noi e all’altro. E’ partendo dalla possibilità di comunicare il disagio che si pongono le premesse per trovare nuove modalità relazionali, lo spazio di psicoterapia facilita innanzitutto la possibilità di uscire dai “binari della recriminazione” verso l’altro, fornendo strumenti che permettano di affrontare i problemi da nuove angolature.
In alcune fasi o particolari momenti di difficoltà è fondamentale per la coppia concedersi di considerare l'ipotesi che, nonostante gli sforzi profusi, da soli non si riesca ad affrontare e superare il malessere che si è venuto a creare Quando i i problemi tendono a trasformarsi in dinamiche ripetitive, che alimentano le incomprensioni e creano una sorta di circolo vizioso, uno sguardo terzo sulla coppia può divenire prezioso: lo spazio di terapia può fornire nuove modalità di lettura che possono aiutarci a scardinare circuiti conflittuali divenuti ormai “faticosi copioni ripetitivi”.
Quando due persone si scelgono creando una coppia, stringono un patto che come un iceberg è costituito da una parte emersa ed esplicita ed una parte sommersa ed implicita. La parte emersa è costituita da richieste aperte e dichiarazioni di accettazione delle richieste dell’altro, da norme esplicite e accordi condivisi e ha una funzione unificante per la coppia. Potremmo sintetizzare questo patto esplicito nella frase “ti scelgo per quello che sei”. La parte sommersa del patto è fatta invece di vincoli inconsapevoli, di richieste implicite che l’altro possa confermarci una specifica immagine di noi e quella che è la nostra idea di coppia, è come dire al partner“ti scelgo per ciò che segretamente vorrei che fossi”. Il lavoro in psicoterapia aiuterà entrambi i partner a lavorare su questa parte sommersa, sulle proprie aspettative e i propri desideri, sui bisogni attuali, andando a costruire gradualmente un nuovo patto maggiormente funzionale.
Il lavoro del terapeuta è incentrato sulla possibilità di riconoscere il significato del malessere che la coppia sperimenta, riuscendo a contestualizzarlo alla luce della fase del ciclo vitale in cui esso si manifesta (ad esempio inizio di una convivenza o del matrimonio, nascita di un figlio, pensionamento etc.), dei pattern comportamentali ridondanti all'interno della relazione, della storia personale dei suoi membri e di quella delle loro famiglie d’origine. Mediante la relazione terapeutica, il terapeuta aiuta i due partner a modificare le regole rigide e ripetitive che mettono in atto, a ritrovare un nuovo equilibrio più funzionale per la coppia, attingendo alle risorse dei due membri e valorizzando le loro potenzialità.
Nella terapia di coppia l’attenzione viene focalizzata sulla relazione e sui cambiamenti che possono essere apportati, allo scopo principale di superare la crisi e recuperare un’intesa per poter vivere la relazione in modo più costruttivo e soddisfacente. Si pone l’obiettivo di:
Tutto ciò consentirà di affrontare con nuovi strumenti le problematiche presentate, aiutando la coppia a ritrovare un nuovo benessere o, in alcuni casi, a riuscire a definirsi nella difficile decisione di separarsi. Una maggiore consapevolezza di sè e del rapporto sarà fondamentale sia per il consolidamento dell'unione, sia per poter affrontare nel migliore dei modi un'eventuale separazione, dopo aver esplorato attentamente questa possibile scelta.
L'efficacia della terapia di coppia si basa innanzitutto sul fatto che entrambi i partners siano sufficientemente motivati nell'intraprendere e proseguire il percorso, mostrando apertura rispetto al lavoro su sé stessi e sulla propria relazione. Portare avanti una psicoterapia con una bassa motivazione o unicamente perché nessuno possa recriminare all'altro che non è stato fatto abbastanza, abbassa notevolmente i suoi livelli di efficacia e la possibilità di raggiungere e consolidare gli obiettivi terapeutici. Poter formulare una richiesta di aiuto nel momento in cui la crisi di coppia non sia giunta ormai ad un punto tale da essere percepita come insanabile è un altro elemento importante, così come concedere al lavoro in psicoterapia un tempo ragionevole perché possa innescare i cambiamenti auspicati. E' fondamentale inoltre che entrambi i membri della coppia possano creare una buona alleanza con il terapeuta, basato sul rispetto reciproco, empatia, accoglienza e flessibilità.
Il Consultorio Antera Onlus, nelle sedi di Roma, Monterotondo e Fiumicino offre la possibilità di incontrare psicoterapeuti esperti nelle difficoltà legate alle dinamiche relazionali, accogliendo e accompagnando gli individui all'interno di percorsi di psicoterapia di coppia.
Aspettative e dubbi di chi si avvicina ad un percorso di psicoterapia.
La psicoterapia è fondamentalmente una “relazione che cura”, attraverso tecniche e strategie che derivano dalla lunga formazione del terapeuta e grazie alla relazione stessa. Nonostante il terapeuta possa essersi formato seguendo approcci differenti, ma ugualmente validi, la relazione è sempre il perno centrale della psicoterapia, una buona alleanza fra professionista e paziente è fondamentale per avviare e portare avanti un processo terapeutico. Un percorso di terapia parte solitamente con una fase iniziale nella quale si cerca di creare insieme al terapeuta un quadro d'insieme della situazione attuale, una “fotografia” che permetta di mettere a fuoco cosa ci ha portato a chiedere aiuto, i nostri vissuti e le nostre emozioni.
E' possibile così andare a delineare con il supporto del professionista i propri obiettivi, cosa si chiede e cosa si vorrebbe raggiungere attraverso questo percorso, obiettivi che non sono decisi una volta per tutte, ma che possono essere rimodulati nel corso della terapia in base ai nostri bisogni e ai desideri. Il percorso terapeutico ci vede sempre come parte attiva, ci aiuterà via via ad osservare sotto una nuova luce quanto ci sta accadendo e quanto accaduto nel nostro passato, creando nuove connessioni: attraverso una ristrutturazione del nostro modo di vedere le cose, noi stessi e gli altri, possiamo affrontare diversamente e superare le situazioni di malessere. Il suo svolgimento prevede come dicevano l'uso di tecniche e strategie volte ad innescare cambiamenti, risolvendo le difficoltà e portandoci a raggiungere un nuovo equilibrio.
Andiamo ora ad analizzare alcune delle più comuni aspettative di chi formula una richiesta di aiuto.
I consigli delle persone che ci circondano spesso non fanno altro che accrescere in noi un senso di confusione e farci sentire meno capaci di prendere le nostre decisioni, ciò vale anche per eventuali consigli dati da un terapeuta, sarebbe presuntuoso da parte sua pensare che in quanto professionista possa sapere cosa è meglio per noi.
L’obiettivo della terapia non è raccogliere “buoni consigli”, ma riscoprire le proprie priorità, i bisogni inascoltati e dargli voce.
Lo spazio terapeutico ci aiuta a riflettere sui nostri vissuti e sulla nostra storia costruendo una “nuova regia”, nuove angolature dalle quali rileggere quanto ci è accaduto e quanto ci succede. Diventa così possibile trovare nuovi comportamenti e strategie da poter mettere in atto, sentendoci più liberi da vecchi schemi e andando a crearne di nuovi più funzionali per il raggiungimento del nostro benessere.
All'interno di un percorso di psicoterapia trovano sicuramente spazio il conforto e il sostegno dati dal professionista, attraverso parole di incoraggiamento o di stima, oppure messaggi non verbali quali un sorriso o uno sguardo affettuoso o anche a volte un abbraccio. La stanza di terapia però non è un posto dove essere sempre coccolati, semplicemente perché questo non ci aiuterebbe a stare meglio.
Accanto a questi atteggiamenti accoglienti è importante ricordare che potrà capitarci di non sentirci sempre completamente a nostro agio nelle sedute, a volte “la sedia potrebbe scottare” e questo sentirci “scomodi” di fronte ad alcune osservazioni e connessioni fatte dal terapeuta farà parte del percorso di crescita all'interno del quale staremo lavorando. Per rompere alcune “rigide visioni” dentro alle quali potremmo trovarci intrappolati è necessario correre il rischio di ascoltare nuovi punti di vista, che potrebbero risultare a volte “antipatici”, ma necessari.
Potrebbe capitarci di varcare la soglia della stanza di terapia con l'illusione di risolvere il nostro problema velocemente e soprattutto senza impegno e fatica da parte nostra. Lo psicoterapeuta non ha il potere di far scomparire magicamente le sofferenze di chi ha di fronte, ma mette sul piatto le sue competenze, costruendo insieme alla persona una buona relazione, un clima di fiducia all'interno del quale sia possibile per noi iniziare gradualmente a trovare nuove risposte, scoprendo risorse là dove magari sembravano non essercene affatto, sperimentandoci in nuovi comportamenti e “aggiustando il tiro”.
Domandarsi continuamente se la terapia sta funzionando, o aspettarsi grandi miglioramenti in poco tempo, è come voler verificare la tonicità dei nostri muscoli dopo essere andati in palestra solo un paio di volte. La durata di un percorso di psicoterapia è legata anche alla nostra capacità di metterci in gioco, anche su questo comunque il terapeuta userà la sua competenza per “aiutarci a farci aiutare”.
Percorsi di psicoterapia a Roma, Fiumicino o Monterotondo
Se desideri approfondire gli aspetti legati ad un percorso di psicoterapia, avere maggiori informazioni sulla metodologia e l'approccio seguito dal Consultorio Antera presso le sue sedi di Roma, Fiumicino e Monterotondo e dai suoi psicologi, inviaci un messaggio tramite l'apposita area.
Molte volte il decorso psicoterapeutico si evolve con il cambiamento di assetto di seduta: dalla seduta individuale, alla seduta di gruppo. Ciò avviene, quando indicato, in una fase avanzata della terapia, dopo avere analizzato il suo significato nelle sedute individuali e sempre subordinatamente all'accettazione del paziente.
Il passaggio dalla psicoterapia in seduta individuale alla psicoterapia in seduta di gruppo, rappresenta una evoluzione migliorativa. Infatti raramente una persona può entrare in un gruppo già all'inizio del trattamento, anzi, questo è spesso controindicato. Quando invece il paziente ha conseguito nella terapia individuale un sufficiente controllo cognitivo dei suoi processi mentali, di solito è pronto ad accedere alla fase superiore della psicoterapia, effettuata in un gruppo. Nella psicoterapia in gruppo, infatti, sarà molto di più, possibile trattare dal vivo le difficoltà della persona, così come si esprimono nelle relazioni sociali. Inoltre egli potrà condividere con altri pazienti in analisi, non tanto situazioni simili, poichè ogni persona ha ovviamente una condizione situazionale diversa dall'altra, ma i processi mentali che conducono alla sintomatologia, che invece sono comuni e molto simili, in quasi tutte le persone che soffrono di disturbi psichici. Il passaggio in gruppo dunque incrementa la forza e l'efficacia della terapia.
Inoltre è anche vantaggiosa sul piano quantitativo, poichè un incontro di gruppo ha una durata molto più elevata di una seduta individuale e nonostante ciò, la parcella è più bassa, consentendo anche un risparmio economico. La psicoterapia in gruppo si svolge in un salone arredato con tappeti, molti cuscini, tendaggi e divani. Le persone, incluso il terapeuta staranno scalzi e potranno posizionarsi comodamente e liberamente, affinchè per tutta la durata dell'incontro di gruppo, possano sentirsi liberi nell'espressione e nell'analisi che dovranno fare con l'analista e i compagni di gruppo.
Le sedute, nella maggior parte dei casi, hanno la cadenza di una volta alla settimana.
Esse si programmano in anticipo e si pianificano esattamente nei giorni e negli orari. Nella maggior parte dei casi non sarà poi facile cambiare e modificare giorni e orari delle sedute prefissate: questa procedura contribuisce a stabilizzare il rapporto formale con lo psicoterapeuta. La stabilità del rapporto formale, che avviene anche con la pianificazione anticipata delle sedute, fornisce un contenitore rassicurante e protettivo al paziente ed è anche molto utile per l'organizzazione clinica dello psicoterapeuta, a tutto vantaggio dei pazienti in trattamento, poichè ovviamente il terapeuta dedica un numero di ore definito all'attività di ricevimento dei pazienti in psicoterapia presso lo studio privato e facilmente può accadere che a volte richieste urgenti non trovino spazi per un consulto immediato.
Al termine delle prime tre sedute diagnostiche che seguono il primo colloquio, sia l'utente che lo psicoterapeuta sapranno, ovviamente, molto di più e a quel punto sarà molto più chiaro il percorso da seguire. Vi sono dei casi che possono esitare in un risultato soddisfacente in modo molto rapido e breve, anche, eccezionalmente, soltanto dopo queste prime sedute. In questo caso il trattamento è concluso. Ma questi sono casi molto rari. La maggior parte delle volte occorre proseguire. In questi casi il terapeuta dirà chiaramente, data la diagnosi definita, quale tipologia di trattamento è indicata. Infatti le tecniche e i metodi terapeutici sono diversi e si possono stabilire solo dopo che la diagnosi iniziale è stata completata.
Statisticamente la maggior parte delle persone necessitano di essere trattate in sedute di psicoterapia analitica e/o cognitiva, poichè questo rappresenta il mezzo più utile ed efficace nella maggior parte delle condizioni di disturbi psicologici ansiosi e ansioso-depressivi, disturbi di personalità, del comportamento alimentare e disfunzioni sessuali psicogene.
In altri casi può essere indicato, isolatamente o abbinati alla psicoterapia di base, un trattamento ipnotico, oppure psicosomatico ( training di rilassamento, biofeedback, ecc ), oppure comportamentale come il decondizionamento. In altri casi è sufficiente soltanto il trattamento psicofarmacologico. Tuttavia a prescindere dal metodo psicoterapeutico necessario per la data persona, gli psicofarmaci molto spesso devono essere somministrati in abbinamento alla psicoterapia, poichè essi hanno lo specifico scopo di contenere e controllare i sintomi, mentre con la psicoterapia si procede per il miglioramento della funzione psicologica cognitiva, emotiva e comportamentale.
E' necessario avere chiarezza circa il fatto che la maggior parte delle volte le persone affette dai più comuni disturbi psicologici, quali disturbi d'ansia, depressione, fobie, ossessioni e compulsioni, disturbi psicosessuali, disturbi della personalità, disturbi dell'alimentazione come anoressia e bulimia, disturbi psicosomatici, disturbi sessuali psicogeni come insufficienza erettiva, eiaculazione precoce, disturbi dell'orgasmo nella donna, necessitano inderogabilmente della psicoterapia. In questi casi occorre proseguire con sedute settimanali, dopo le prime tre di cui sopra. Ciò non implica che coloro i quali necessitano di psicoterapia, non necessitino anche di altri mezzi collaterali, come gli psicofarmaci, o tecniche di rilassamento, o altro, ma la psicoterapia rappresenta il corpo centrale e fondamentale della cura.
Per continuare in psicoterapia, la persona seguirà la seguente prassi:
La maggior parte degli utenti dello psicoterapeuta sono persone che soffrono di disagio psichico, o di vere e proprie malattie mentali, primari e a volte anche secondari a vere malattie neurologiche. Altri utenti, invece, non soffrono di veri disturbi psichici, o malattie mentali, ma si servono della psicoterapia analitica come di un mezzo di ulteriore crescita personale.
Generalmente le persone accedono allo studio di psicoterapia per mezzo di segnalazioni o indicazioni ricevute da altri pazienti trattati nello stesso studio, o per mezzo di indicazioni e avviamenti attuati da altri specialisti che hanno in cura la stessa persona, o per mezzo di conoscenze sugli specialisti dello studio ottenute tramite pubblicazioni degli articoli scritti, o anche per mezzo di vie casuali come la lettura di spazi informativi sugli elenchi telefonici, riviste specializzate, internet, ecc. Questi ultimi mezzi casuali, sono usati abbastanza frequentemente, anche perchè spesso le persone sentono la necessità, all'inizio, di accedere allo psicoterapeuta in modo molto riservato e anonimo. Per cui, spesso, preferiscono non parlarne con nessuno e scelgono lo psicoterapeuta casualmente, affidandosi ad una scelta individuale fondata sul proprio intuito. Questo avviene anche per enormi pregiudizi e vergogne che continuano a sussistere in molte persone, circa il disturbo psichico e circa la cura psicoterapeutica. Nel meridione d'Italia, inoltre, è molto meno frequente che altrove in Europa, che persone, anche se erudite ed informate, si servano della psicoterapia analitica come strumento di crescita e perfezionamento personale. Ciò dipende anche da una base culturale arcaica nel Sud, che impone all'individuo la convinzione dell'autosufficienza e del "non aver mai bisogno di nessun estraneo alla famiglia", pena l'essere etichettato un debole, tarato, o traditore. Anche questa obsoleta contaminazione tradizionale contribuisce, nel Sud, al fatto che giungono spesso in terapia persone, solo quando sono ormai ad un punto estremo della loro condizione, anzichè andare in terapia in tempo utile. In altri documenti sarà trattato estesamente l'argomento dei pregiudizi sulla psicoterapia.
Generalmente l'utente che si rivolge ad uno studio privato di psicoterapia, o ad un servizio pubblico di psicologia clinica, è una persona che versa in una delle seguenti condizioni:
una condizione acuta sintomatologica sono tutti i casi in cui la persona soffre acutamente dei sintomi che sorgono dalla sua pregressa condizione di disturbo psicologico
disagio psicologico e/o situazionale sono tutti i casi in cui la persona, spesso pur disturbata psicologicamente, non accusa sintomi acuti, ma lievi o non stabilizzati e attribuisce il proprio disagio a qualche situazione esterna a sè
necessita di consigli, pareri e indicazioni sono tutti i casi in cui la persona, se disturbata, nega il disturbo e trasforma la richiesta di aiuto sotto forma di consiglio, oppure effettivamente non disturbata, necessita di semplice consulenza
Conviene dunque distinguere fra psicoterapia e consulenza psicologica. Ecco alcuni chiarimenti preliminari sulle figure sanitarie adibite a psicoterapia e consulenza psicologica:
La psicoterapia può e deve essere esercitata soltanto da laureati in psicologia e/o medicina, qualificati o specializzati in psicoterapia, di solito secondo un percorso che, dopo la laurea, è costituito dalla specializzazione in psicologia clinica e/o psichiatria e quindi anche in psicoterapia.
Chi non possiede la laurea in psicologia o medicina e inoltre le suddette specializzazioni o qualificazioni, non è autorizzato a prendere in cura nessuno, praticando la psicoterapia ( fanno ancora tuttora eccezione alcuni psicoterapeuti professionalmente anziani, che iniziarono quando le attuali norme non erano in vigore e sono stati autorizzati a continuare ad esercitare, anche se non in possesso dei requisiti adesso obbligatori ).
Attualmente invece, un laureato in psicologia non specializzato, o un laureato in medicina non specializzato, oppure se specializzati in altro, ma non in psicoterapia, non sono psicoterapeuti e non devono curare con la psicoterapia. A questo proposito un equivoco frequente è dato, ad esempio, per gli psichiatri e i neurologi, che pur essendo gli specialisti più contigui allo psicoterapeuta, se non sono qualificati in psicoterapia, non sono psicoterapeuti.
Un utente informato, ha il diritto di accertarsi delle specializzazioni e delle qualificazioni dello psicologo e del medico, prima di affidarsi alle sue cure, assolutamente diffidando di qualunque altra figura che non corrisponda alla descrizione suddetta.
La consulenza psicologica può e deve essere esercitata soltanto dai laureati in psicologia, abilitati all'esercizio della professione, a differenza della psicoterapia che può essere praticata anche dai medici specializzati. Nessun' altra figura può sostituirsi allo psicologo per le consulenze e i pareri psicologici, per le psicodiagnosi, le valutazioni attitudinali, gli orientamenti e quanto altro previsto dalle apposite leggi. Le figure contigue allo psicologo, come il medico, lo psichiatra, il sociologo, l'assistente sociale, il filosofo, il giornalista, il sacerdote e così via, non possono fornire consulenze, psicodiagnosi, orientamenti e pareri psicologici. Anche se, ovviamente, ciascuno è libero di fornire la propriaopinione.
L'opinione personale, tuttavia, anche se colta e derivante dall'esperienza, non va confusa con il professionale parere psicologico, nè con la vera e propria consulenza psicologica.
La maggior parte delle persone che accedono allo specialista psicoterapeuta, sono persone che necessitano di cure e terapia e solo alcune volte di consulenza.